Che dire a pochi giorni dal Natale, a pochi giorni dal Duemila? Che
dire, dopo tutto quello che abbiamo ascoltato in questi mesi?
Dire: “Buon Natale, buon anno, auguri” ci
sembra banale.
Vorremmo soltanto sentirci vicini nella stessa
trepidazione. Trepidare per la fine di un’epoca, trepidare per il nuovo numero nel calendario degli uomini.
Trepidare con chi spera, trepidare con chi aspetta. Trepidare dove è forte la fatica di vivere. “Che sarà del
nostro domani e del domani di questa umanità?”. Trepidare perchè incerto è il nostro domani.
Vorremmo vibrare con tutte le trepidazioni che
ci rendono un po’ bambini davanti a cose più grandi di noi. Trepidare come fece, forse, quella giovane donna
di nome Maria che teneva in braccio un bambino, un figlio che veniva da lontano, da molto lontano. Vorremmo che
questo comune “sentire” avvicinasse tutti, quelli che credono e quelli che non sono interessati alla fede,
quelli che l’hanno riscoperta e quelli che la stanno abbandonando, perchè, in fondo, nessuno è padrone di
quel bambino. Allora si potrà trepidare perchè nel domani è possibile comunque trovare Dio ed uscire da tutte
le paure e le angosce. “Pensiamoci” così il 25 dicembre e il 31 dicembre!