Pagina 11 - Il Tassello

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consigli di letture da amici, come Etty Illesum e
Cristian Bobin, consigliatomi da Lei l’anno pas-
sato; altre volte qualche autore mi viene incontro
in biblioteca per caso, o veicolato dai media,
come Enzo Bianchi del quale leggo gli articoli
dalla comunità di Bose e, non ultimo, il libro
“Cristiani nella società” che, nonostante rimanga
un po’ fluttuante al di sopra della mia testa, mi ha
dato nuovi motivi di riflessione. Naturalmente non
mi perdo alcun numero del Tassello
che è l’espressione della cristianità a
me fisicamente più vicina.
Mi rendo conto comunque al di
là di tutto questo cercare, di limitarmi
a fare la parte dello spettatore e non
certo di colui che partecipa, senza
prendere in considerazione, ora,
quello che produca nella mia vita
spirituale l’essermi riavvicinata consapevolmente
a Cristo. L’ultima lettura del vangelo: Gesù chiede
per tre volte a Pietro: “Mi ami tu? Allora pasci le
mie pecorelle, abbi cura delle mie pecorelle, del
loro corpo e della loro anima. Il frutto dell’amore
per me riversalo sulle mie pecorelle. Seguimi.”
Nel mio piccolo, a dire il vero, non mi riesce
nemmeno quasi più di pascere me stessa, figuria-
moci le sue pecorelle! Sono io stessa la peco-
rella, anzi, la pecorella smarrita. Forse non Lo
amo abbastanza da ricevere la forza dall’amore
per Lui, per fare ciò che mi chiede col suo amore
per noi. Più credo di amarlo e più mi sento debole.
Posso solo rimanere nell’attesa che Lui mi venga
a cercare. Ma forse il motivo è l’isolamento in cui
mi trovo. I cristiani nella chiesa traggono forza dal
loro stare uniti, dal sostenersi a vicenda e soprat-
tutto dal partecipare all’Eucaristia. Io sono colei
che sta al di fuori della porta, io sono l’esclusa.
In un primo tempo mi è parso enigmatico, il
Suo brano sulla “strana pianta”. Dopo una lettura
un po’ distratta e non frequentando i luoghi fisici
della chiesa naturalmente non capivo cosa inten-
desse. Venerdì sera passando in auto mi sono
fermata ad osservare. Ho notato una cancellata
attorno al sagrato della chiesa, che non ricordavo
esistesse ai tempi della mia infanzia. Costruen-
dola una pianta è rimasta all’esterno, è rimasta
esclusa. Probabilmente è solo una mia interpreta-
zione.
Coi tempi che corrono è ovvio che si sia
voluto costruire una barriera protettiva per delimi-
tare lo spazio esterno dall’interno e poi comunque
la porta è pur sempre aperta durante il giorno. Ma
è anche vero che i limiti sono importanti per
mettere ordine nei rapporti universali, e solo all’in-
terno di limiti fermi l’uomo può realizzare la propria
libertà.
Ma la pianta che ha le sue radici al di fuori
dello spazio delimitato, difficilmente potrà fare un
passo oltre, verso l’interno. Ci vorrebbe un mira-
colo per sradicarla, trapiantarla e perché viva
ancora. Con questo voglio alludere a coloro che
per un motivo od un altro sono esclusi dall’Eucari-
stia, come i divorziati, per esempio, anche senza
loro colpa; o tutti quelli che vengono discriminati o
considerati diversi e quindi esclusi dalla comunità,
non accolti. Ma questo non è certo
Gesù a volerlo ma il popolo degli
uomini. Da parte mia mi dichiaro
esclusa per motivi di cui non facile
parlare ma che potrei provare ad
approfondire in un altro momento,
se avrà il tempo da dedicare a que-
sto mio problema.
Nel frattempo cercherò di non
darmi troppa pena, poiché sto intuendo di essere
in buone mani. Basta solo che attenda che venga
il mio momento. Infatti quest’oggi ho ritrovato per
casa l’ultimo numero del Tassello datato 6 aprile,
che avevo letto distrattamente e rileggendolo con
gli occhi di oggi, mi sono resa conto di essere
giunta, rispetto a ciò che è essenziale, attraver-
sando la “via crucis” quotidiana, allo stesso punto,
anche se, con le capacità in mio possesso non
riesco esprimermi con altrettanta chiarezza e
precisione; uso solo le parole che conosco e le
misuro sulla mia limitata esperienza.
E’ una piacevole sorpresa però, confrontarle
poi con quelle di altri, riconoscere di essere sullo
stesso cammino, di non essere soli nel percor-
rere la via; e, ancor più sorprendente è intuire quel
mistero di cui non osiamo neppure parlare, della
presenza di “qualcuno” che ci sta guidando,
come pecorelle verso la meta.
A questo punto non mi rimane che ringra-
ziare per questo mistero al quale sono stata
ammessa anche se può sembrare che io sia un
po’ fuori dai limiti ortodossi. Per finire, nel leggere
l’articolo sul “signore delle nuvole” mi sono ricor-
data di una poesiola che ho iniziato a scrivere
alcuni anni fa. Cominciava così: “
Una nuvola mi è
venuta a cercare, trasportata dal vento della sera,
porterà la pioggia sui volti, ammorbidirà i cuori?”
.
Ancora grazie di tutto.
M.
ME RCAT I VO DE L L E COS E D I UNA
VOL TA
P E S CA D I B ENE F I C ENZA
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