Pagina 7 - Il Tassello

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COSE DA PAZZI
CORSO FIDANZATI
Invitiamo i giovani,
che desiderano partecipare al
“percorso dei fidanzati”, a prendere contatto con don Norberto.
Sarà lui a spiegare come nella nostra parrocchia viene svolta
questa iniziativa. La proposta tocca coloro che stanno intrave-
dendo la possibilità del matrimonio, anche se non hanno ancora definito una data.
Ricordiamo sempre
che il luogo in cui celebrare il matrimonio rimane: la co-
munità dove si vive la propria fede o la comunità dove si andrà a vivere. Su quella
linea della diocesi la nostra parrocchia si attiene, ritenendo positiva tale scelta!
Primo appuntamento lunedì 12 novembre 2007 ore 21
Partire è un po' mo-
rire
: è vero. Però si può
morire per tante cose. Si
può morire anche perché
si vuol bene.
E se la sostanza del-
le cose apparentemente
non cambia, in realtà cambia proprio tutto. In
questi casi partire è una delle forme apparente-
mente meno comprensibili eppure più necessa-
rie dell'amore.
Amore, come intimità, affetto, eccetera...
evoca la relazione, la vicinanza, il contatto.
«Se dico "amore" a che cosa pensi...?». A
una persona sola?
Forse no. E invece sì. Non è retorica que-
sta, ma nemmeno una razionalizzazione.
Hölderlin scriveva che gli oceani se ne so-
no andati, si sono ritirati, perché la terra potes-
se emergere. Così l'amore: perché l'altro possa
essere, deve sapersi ritirare. Partire, dunque.
L'amore vero, quello reale, non quello
romantico – che è bello quanto si vuole, ma
spesso poco reale – è fatto di due movimenti
contrapposti, che devono essere simultanea-
mente presenti. Se c'è l'uno, ma manca l'altro,
l'amore può trasformarsi perfino in qualcosa di
negativo.
Il primo movimento è quello della rela-
zione, dell'abbraccio, dell'andare incontro al-
l'altro per fargli sentire che ci sei. Il secondo
movimento è quello della separazione, dell'an-
dare via. L'acqua irriga la terra, la imbeve, ma
poi scompare. Se l'acqua non arriva, la pianta si
secca. Se l'acqua arriva, ma non se ne va, la
pianta non cresce e può perfino marcire.
Voler bene a qualcuno senza partire si-
gnifica impedirgli di crescere. Lasciare non è
perdere l'altro, ma promuovere l'altro.
Così amare senza partire è possedere, re-
quisire; allo stesso tempo però partire senza
avere abbracciato, curato, custodito, è sempli-
cemente andarsene, disinteressarsi, forse finge-
re. Questa è una delle follie dell'amore che og-
gi la cultura nella quale siamo immersi proba-
bilmente capisce di meno. Viviamo in mezzo
alle paure e alle insicurezze. E quando queste
non ci sono finiamo per fabbricarcele.
E anche l'amore culturalmente sembra
concentrarsi sulla presenza. Invece non tollera
l'assenza. Peccato che, talora, senza rendersene
conto, il nostro modo di essere produca presen-
ze soffocanti e pretestuose e assenze eccessive
e angoscianti.
Il Figlio di Dio venne in mezzo a noi, ma
poi se ne andò. E a Maria, dopo la risurrezione,
disse quasi perentorio: «Non mi trattenere!».
Così è la vocazione dei discepoli di Cristo. Non
è facile, sia chiaro. Non lo è per chi parte; nem-
meno per chi lascia partire.
Eppure è stato proprio dall'assenza di Ge-
sù che i discepoli si sono ritrovati e hanno de-
ciso che a muoversi sarebbero stati loro. In ciò
la partenza di Cristo ha mostrato subito la sua
fecondità: un gruppetto piuttosto malmesso di
uomini ha deciso che era ora di andare in giro
per il mondo ad annunciare il Vangelo.
Già folle di suo, quell'idea!
E meno male che nemmeno sapevano che
il mondo fosse ben più grande di quello che
allora pensavano. Sono convinto che sarebbero
partiti ugualmente.
DON
S
TEFANO
PARTIRE È UN PO' MORIRE