Pagina 2 - Il Tassello

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Ogni buon pastore ama il suo gregge: è
per lui come una famiglia perché conosce una
ad una le pecorelle, le chiama per nome e si
preoccupa di ciascuna come fossero le sue fi-
glie.
Quella notte si ricordarono l’un l’altro le
mille avventure con le loro pecorelle.
Quando i ricordi del passato lasciarono
spazio al presente, il primo pastore disse:
Certo, le abbiamo educate con cura
”.
Verissimo
” confermò il secondo
Ubbidiscono sempre
” replicò il primo. Conti-
nuò: “
Hanno imparato presto la lezione; dopo
i primi capricci è stata sufficiente una sgridata
e, per le più caparbie, qualche bastonata, ma,
alla fine, tutte hanno capito
L’altro pastore cominciò a stupirsi: “
ma come?
Le hai bastonate?
Certo
” rispose “
non forte; ma, sai, bisogna
essere duri a volte. E’ per il loro bene; e loro
lo hanno capito. Alcune pecore poi, per carat-
tere un po’ ribelle, hanno bisogno di un tratta-
mento particolare. Te lo dico in segreto; disse
sottovoce: una volta le ho minacciate di man-
darle al macello del paese. Là sì che avrebbero
obbedito senza discutere. Non l’avrei mai fatto,
ma dovevo pur minacciarle in qualche modo
per ridurle all’obbedienza
Il secondo pastore sempre più stupito e
impietrito ribatté:
Le hai minacciate
di morte?!
Certo
”, rispose il
primo pastore. Dis-
se : “
le pecore de-
vono saper che le
amo e le dirigo per
il loro bene”. ” Caro amico mio
”, continuò il
pastore mutando visibilmente l’espressione e
trasformando le pieghe profonde del volto dal
compiacimento alla tristezza profonda, “
devo
però riconoscere che non ho avuto sempre
grandi successi. Alcune pecore ancora oggi
non ne vogliono sapere. Sono poche, però con
loro non riesco ad ottenere ciò che voglio. Ap-
parentemente fanno tutto quello che ordino: se
dico
«
andate
»
, loro vanno; se dico
«
fermatevi
»,
loro si fermano. Ma mi sembra
che lo facciano con odio nel cuore. E quando
mi volto, mi rivolgono dei belati che sembrano
pernacchie.
Dopo una breve pausa riprese e domandò
all’amico:“
Ma anche tu sei pastore! Come edu-
chi le tue pecore? Ti ascoltano?”
Il secondo pastore rispose commosso: “
Le
mie pecore sono tutte belle, ma non tutte mi
ascoltano. Io le conosco una per una, ma non
tutte conoscono me. All’inizio, quando ancora
non avevo esperienza, te lo confesso ora, sono
stato tentato di fare come te, di minacciarle, di
intimorirle; ma poi ho capito che quel modo di
convincere le mie pecore non faceva per me
L’altro: “
perché esistono altri metodi per
convincere le pecore?”
Il pastore buono riprese: “
Certo; non sarà
efficace come il tuo ma è il mio modo e non
voglio cambiarlo con nessuno. Io parlo alle
mie pecore, le curo me le prendo sulle spalle se
fanno fatica nel marciare. E quando il gregge
deve muoversi e andare verso nuovi pascoli
racconto della bellezza di quel posto; descrivo
il fiume azzurro che scorre, l’erba verde e fre-
sca, i fiorellini gialli e i maestosi alberi che
circondano la radura. Non nascondo loro che
ci vorrà tempo e fatica per arrivarci e che per
via facilmente si incontreranno i briganti e i
lupi ma le rassicuro dicendo che in mano porto
il bastone per difenderle e il vincastro per aiu-
tarle nel cammi-
no. E, poi, io per
primo apro il
sentiero; io cam-
mino davanti ed
esse mi seguo-
no
.”
Q u e l l a
stessa notte un
angelo del Si-
gnore si presentò
davanti ai due
pastori, e la glo-
ria del Signore li
avvolse di luce.
Essi furono presi
da grande spa-
vento, ma l’an-
gelo disse loro:
«
Non temete, ec-
co vi annunzio
u n a
g r a n d e
gioia, che sarà
di tutto il popo-
IN QUESTO NUMERO
Il pastore buono
Cin Cin!
Un cielo stellato
Caccia al tesoro
Grazie mille
L’appello
Ricominciare da...
Te Deum laudamus
...dal consiglio Pastorale
9 novembre 2008
Stralci dall’omelia della messa
d’ingresso
La natività
l’angolo dell’arte