Pagina 7 - Il Tassello

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Buongiorno Vita
Poi ad un certo punto, alle
3 di notte, senti che il letto si è
bagnato e pensi: “Oddio pure
l’incontinenza adesso!”
Ma ti sbagli perché arriva-
no le doglie (finalmente).
A questo punto io mi sono
perso. Non capivo più cosa ac-
cadesse, mi sono ritrovato in
sala travaglio con un compito
ben preciso: passare il ghiac-
cio, compito semplice in appa-
renza, ma che richiede la pre-
cisione di un cronometro sviz-
zero, basta sbagliare il tempo
di un nano-secondo per essere
coperto di improperi.
Insomma un canovaccio
già scritto, come nella com-
media dell’arte. Così, come in
Mamma!
Tante cose da dirti,
poche le parole per potersi esprimere.
Per iniziare...GRAZIE.
Grazie perché ci sei e sempre ci sarai.
Grazie perché comprendi e consigli.
Grazie perché sopporti e non ti arrabbi.
Grazie perché dici “sì”anche quando il cuore vorrebbe dire “no”.
Grazie perché mi hai voluta e messa al mondo.
Grazie perché mi proteggi.
Grazie perché mi sgridi e mi correggi.
Grazie per i sorrisi anche quando vorresti piangere.
Grazie perché mi ascolti e mi aiuti.
Grazie perché ti prendi cura di me.
Grazie perché mi hai donato la Vita.
Grazie perché per quanto possa far male,
mi regali libertà e mi permetti di crescere da sola...
Mamma!Ti voglio bene!
Noemi
Mamma!
quel genere di teatro ogni at-
tore mette del suo per rappre-
sentare una serie di situazio-
ni, io mi sono reso conto che,
per quanto vissuta in maniera
personale, questa fase della
mia vita mi accomunava agli
altri papà (o quasi tali) pre-
senti in ospedale, che stavano
vivendo quello stesso momen-
to esattamente come me.
Osservandoli, però, mi
chiedevo quanto altro avessi-
mo in comune, perchè men-
tre io ero e sono ancora una
fucina di dubbi e paure, altri
sembravano aver già letto il
futuro; c’era chi parlava della
futura libera professione e chi
aveva già trovato una scuola
elementare con corsi di lancio
col paracadute.
Io pensavo alla madre, a
tutto quello che aveva sop-
portato fino a quel momento;
mi chiedevo come fosse possi-
bile che, nonostante i dolori,
la spossatezza e magari i ri-
schi connessi alla gravidan-
za, la prima domanda dopo
l’espulsione della bimba, (che
comunque non è la fine del
parto) fosse stata: “sta bene?”
che la preoccupazione non
fosse rivolta all’emorragia da
suturare ma al bagnetto della
figlia, sulla quale io, padre da
pochi secondi, dovevo veglia-
re in vece sua.
Hermes