Pagina 2 - Il Tassello

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Sulla strada
A
gli occhi dei pagani, la Chiesa delle origini appariva come un’esperienza
del tutto nuova, un cammino vivace, una sorta di nuova via da seguire per
arrivare a Dio. L’enfasi del cammino fu tanto ampia che prevalse l’idea di
intenderla come una rotta inedita, una “via”, appunto. La nuova via non era una
disciplina morale da seguire, e nemmeno un insieme di culti misteriosi; era - ed è
- Gesù. Nei cuori dei credenti, poi, si definì la certezza che Gesù camminasse loro
accanto, anzi che addirittura Lui fosse “compagno” e, insieme, “strada”. E così, ben
presto, la via venne identificata con Lui, Gesù. Gesù fu scoperto quale via per il
cielo. E tornarono ben presto alla mente le parole del Maestro, di pochi anni prima,
raccolte nel Quarto Vangelo: “Tommaso gli disse: «Signore, non sappiamo dove
vai; come possiamo sapere la via?» Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Gv 14,5-6)
Gesù,dunque,parlava di se stesso e dell’amore di Dio come un cammino e una strada
da seguire. Gesù parlava di un amore divino che rimetteva in marcia e diventava una
strada maestra, un indirizzo di orientamento. E, quel giorno, a Tommaso confidò di
essere lui stesso il cammino, e lo disse apertamente: “Io sono la via”. La via è Gesù,
che insegna come si ama al modo di Dio.
Mi piace porre l’accento su un paio di idee collegate all’immagine della via: la
praticabilità e la certezza della meta.Una via merita di essere percorsa se è praticabile
e se conduce al luogo dove vogliamo andare. Di una strada impraticabile e falsa
nessuno se ne fa nulla, anzi ne sta molto lontano.
Gesù non è lontano, è vicino, è “praticabile”; Lui parla la nostra lingua e non è
mai enigmatico o oscuro ma visibile e avvicinabile. Lui non si nasconde in intricate
foreste ma si approssima a noi ogni qual volta che lo invochiamo con fiducia. Inoltre,
affidandoci a Lui possiamo essere certi di non perderci. Certo, le strade vanno
percorse fino in fondo per arrivare alla meta, e non bisogna spaventarsi se a volte
si fanno curve pericolose che sembrano perdersi in zone sconosciute, disabitate o
disadorne. Chi percorre la via, che è Gesù, non si smarrisce mai e arriverà fino al
Padre, perché il compito della via, Gesù, è di essere buon pastore e guida alla meta
del Regno di Dio Padre.
Percorrendo la via, la vita dell’uomo in cammino muta e assume una fisionomia
nuova; da semplice viandante, l’uomo si trasforma in pellegrino, e i suoi passi incerti
diventano un pellegrinaggio fino al luogo dell’incontro.E nella maturità il pellegrino
impara che la meta resta da raggiungere ma essa è già qui, è Gesù, la via che si sta
percorrendo.
Sulla strada
DonAttilio