...L’Agenda
“
Custodire le relazioni
”
era il tema della Festa della Famiglia del 2015. In
quell’occasioneDonAttilio aveva preparato la scheda di ben6pagine da leggere, commentare,
riflettere insieme e cercare di attuare nella vita di ciascuno di noi. Mi sono ricordata di questo
incontro, in cui si metteva al centro la persona con la sua unicità e originalità, per salutare
Don Attilio, in modo particolare, ma anche per rivolgere il saluto a Don Giuseppe e a
Don Luca. Nella prima pagina di questo documento è riportato il saluto dell’angelo alla
vergine Maria:
“
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te
”
. Il primo saluto, descritto
dai Vangeli, è senz’altro originale e porta
“
scompiglio
”
nell’animo di Maria; tuttavia, nella
spiegazione riportata, don Attilio ci indicava che
“
questo saluto mentre è proferito realizza
quanto esprime
“
. Quindi, il saluto diventa il trasferimento di parte della vita di chi saluta nel
cuore di chi ascolta.
Così, il saluto a don Attilio vuole essere il trasferimento di una porzione ricca di vita che
ciascuno di noi ha condiviso insieme a lui nei momenti lieti e in quelli meno gioiosi. Inoltre, in
questo saluto speciale inserisco la gratitudine per essere stato insieme alle persone che Dio gli
ha affidato a Santa Maria Regina nella guida ad un ordine pastorale in cui si è messo al
centro il Vangelo di Gesù e la comunione con Lui. È proprio dalla Parola e dall’Eucaristia
che comprendiamo la volontà di Dio Padre e ci apriamo all’obbedienza come
“
Colui che si è
fatto obbediente sino alla morte e alla morte in croce
”
- Fil 2,8. Quest’ultimo passaggio è la
più alta espressione della legge dell’amore di Gesù, in cui tutti noi dobbiamo attingere forza
per alleviare questo distacco e per sostenere con la preghiera il prossimo mandato dei nostri
sacerdoti.
“La nostra fede deve avere la sensibilità del nomadismo. Dobbiamo essere nomadi, gli
uomini del cammina-cammina, persone che si mettono in viaggio.
La fede non è qualcosa di stabilizzato per sempre. A volte noi ci tuteliamo con gli
stabilizzatori e siamo sempre uniformi… Non ci sono soprassalti, non ci sono stupori, non ci
sono sussulti.
Significa non vivere; significa non sperimentare più la gioia del cammino, l’ansia della
ricerca, la tribolazione, la difficoltà, la preoccupazione, la paura e poi il soprassalto di gioia
quando sperimenti che la strada che stai percorrendo è quella giusta.
“
È ora che ci si metta in cammino pure noi.
”
Don Antonio Bello - vescovo di Molfetta
1991
.
Grazie e buon cammino
Per il Consiglio Pastorale
Giulia