Pagina 16 - Il Tassello

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E il verbo si fece carne
E pace in terra agli uomini…
…Di buona volontà. Quante volte abbiamo recitato questa preghiera? Abbiamo mai
pensato cosa significa? Personalmente sono “inciampato” su questa frase alcuni giorni
fa, senza un motivo particolare, o meglio, mentre stavo ascoltando musica heavy metal
di un gruppo svedese, che si ispira a famose battaglie della storia.
Di solito si tende a considerare questa pace come un dono che Dio fa a coloro che
Egli ama. E tutti gli altri allora? Meritano la guerra?
Non penso sia così. La mia riflessione nasceva da una semplice constatazione: agli
uomini piace la guerra, piace litigare e sopraffare gli altri. È una cosa che non si trova
in natura. Certo, gli animali possono combattere per una pozza d’acqua, per una
carcassa da spolpare o, nella stagione adatta, per una femmina con cui riprodursi; però
in altri momenti vivono in pace tra loro: ad un leone sazio può passare sotto il naso
anche il più tenero degli agnelli senza correre particolare rischio.
All’uomo invece piace poter combattere, tanto che se non ha motivi validi, è
bravissimo a crearseli; se anche ha la pancia piena combatterà per avere più ricchezza,
fino ad arrivare ai motivi più disparati: filosofici, culturali e, ahimè, pure religiosi.
Le signore non si chiamino fuori: quando dico uomo non intendo solo la parte
maschile della specie, quella che, generalmente, combatte in prima persona: di solito
dietro due uomini che combattono ci sono altrettante donne che li incoraggiano
ed istigano a farlo, quando invece non combattono tra di loro in modo più subdolo,
apparentemente innocente ma non meno micidiale.
Quindi? Per tornare alla nostra preghiera d’inizio, quella volontà di cui si parla è un
qualcosa che deve nascere da dentro, che si deve volere intensamente, anche andando
contro la propria natura; come tutte le nascite richiede impegno, costanza e spesso
dolore.
Non è qualcosa che ci viene elargito, come la mancia che i nonni allungano ai nipoti,
non è qualcosa che ci deve piovere dall’alto: è qualcosa che richiede un percorso
personale, una esperienza personale. Forse ai nostri giorni solo le persone che hanno
vissuto in prima persona una guerra sono in grado di sapere cosa realmente significhi
la pace.
Purtroppo nelle nostre città, nei nostri paesi, di queste persone se ne trovano sempre
di meno… sarà anche per questo che viviamo in uno stato di paura, che ci fa installare
allarmi e videocitofoni (che se magari avessero installato anche un metal-detector non
sarebbe male..) per ridurre al minimo il contatto con gli altri, che ci fa aver paura ad
andarcene in giro a piedi di sera, che ci fa dimenticare che, tutto sommato, qualcuno
che sta peggio di noi in giro c’è…
Per avere davvero la pace ce ne vuole davvero tanta di buona volontà. E se
cominciassimo il cammino da questo Natale?
Come ricetta propongo un piatto svedese (come la band), il gravlax, ovvero salmone
marinato, che può sostituire degnamente il più blasonato salmone affumicato sulla
tavola delle feste.
Yuk! Yuk!! E buon appetito da Pippo
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