4
Il nostro ripartire
“
O Dio, vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto.”
È un versetto del salmo 69, lo recito tutte le volte che inizio a pregare il breviario, l’ufficio
divino che il sacerdote prega per la comunità e insieme alla comunità: ufficio delle letture, lodi,
ora media, vespro, compieta. Quante volte in questi mesi di clausura ho invocato l’aiuto di Dio
anche fuori dell’ufficio per chiedere a Dio di guardare e provvedere per questa nostra umanità
provata e tribolata: “O Dio, vieni a salvarci, Signore, vieni presto in nostro aiuto”.
Il virus in un batter d’occhio ha invaso tutto il pianeta. Le grandi crisi umane offrono sempre
l’opportunità di riflettere, di cambiare, di capire. Non siamo in guerra in senso proprio (la
guerra esiste ancora in Siria, Libia, Yemen, ecc.) e non si smette di produrre armi purtroppo
per uccidere. Nella nostra guerra non ci sono soldati che uccidono, ma operatori sanitari che
rischiano la vita e sono morti per amore di chi la vita la sta perdendo. La nostra battaglia non
è per una conquista di terra o di potere, ma per la salvezza di vite umane. Chissà se l’umanità e
soprattutto i grandi capiranno e impareranno. A giudicare dalla storia passata, sarà difficile, ma
noi, piccoli, certamente impareremo a impostare la vita in un modo più sobrio e fraterno.
In tutto il mono si ripete “non sarà più come prima” ma cosa significa per la vita delle nostre
comunità? Cambia l’immagine di Dio? Dopo le celebrazioni on-line andremo ancora a Messa,
ai sacramenti, sentiamo veramente il bisogno di Dio? Ci sarà più domanda di senso religioso e
di comunità? La dimensione religiosa è di fronte a un bivio. Sarebbe interessante un confronto
pubblico nella nostra comunità per sentire come il popolo cristiano la pensa e pensa di fare
in avvenire. Intanto io ho pregato e mi sono accorto che non avevo mai pensato quanto sia
preziosa questa preghiera, quanta teologia contenga. Contiene tutti i sentimenti, le aspirazioni
della natura umana.
È invocazione a Dio quando siamo in difficoltà, contiene l’umiltà di chi confessa di non
essere capace da solo in certe situazioni difficili della vita; è vigilanza di un’anima colma di
timore salutare, la fiducia di essere esauditi, fiducia in Dio che è Padre, confidenza in Dio che
vede e che non è indifferente.
Questo versetto lo recita chi è sicuro di avere accanto a sé un protettore anche se invisibile;
ha la visione delle insidie tese nel cammino della vita, la paura dei nemici, ammette di non
poter essere liberata se non con l’aiuto di un protettore.
Questa preghiera semplice è una corazza, scudo per quando l’uomo si sente assalito dalle
tentazioni di questo mondo e del demonio ingannatore, padre della menzogna. Chi prega
con queste parole non viene meno quando si trova nella tribolazione e dichiara che Colui
che viene invocato vede le nostre lotte, non è indifferente ed è potente nell’aiuto. Questo
versetto ci ammonisce a non insuperbirci nei nostri successi, a non gonfiarci nei momenti
della prosperità, perché sa che gli alti e bassi della vita possono farci crollare da un momento
all’altro.
In questi giorni della pandemia, pensando allo scoraggiamento di un medico che piange,
vedendo morire un suo paziente che con amore aveva curato desiderando di farlo vivere, ho
pregato: "O Dio vieni presto in nostro aiuto". Quando ho visto piangere i parenti di chi è
morto senza poterlo assistere nell’ora della sofferenza e dell’addio, ho pregato: "O Dio vieni
presto in nostro aiuto".
Ripartire con dio