CHIESE SUSSIDIARIE

La religiosità popolare non si accontentò delle chiese parrocchiali. Volle e spesso preferì, esplicarsi nelle chiese minori, delle quali curò la costruzione, la manutenzione, le trasformazioni nel rispetto, ma non rigorosissimo, della normativa ecclesiastica.
A Busto, dopo l'avvio delle parrocchie, sorsero a partire dalla metà del Trecento le chiese minori, correttamente chiamate oratori, in quanto sopratutto luoghi di preghiera, dedicate a Sat'Antonio abate, a Santa Croce, a San Rocco, tutte sedi di consorzi caritativi e di confraternite popolari.
A Sacconago e a Borsano gia alla fine del Duecento, cioè ancor prima che le comunità avessero la rettoria o parrocchia, c'erano rispettivamente l'oratorio di San Donato e l'oratorio della Madonna detta dei Ristagni, dal nome della famiglia che ne garanti il funzionamento per vari decenni se non anche l'originaria costruzione.
Altre chiese minori sorsero dopo il Concilio di Trento nel quadro di norme ecclesiastiche più severe.
E cosi la popolazione di Busto volle anche Madonna in Prato, San Gregorio, l'oratorio di Veroncola, San Bernardino alla Cascina dei Poveri, la Madonna delle Grazie che poi si volle chiamare Sant'Anna. La popolazione di Sacconago volle Sant'Eurosia a Cascina Brughetto e l'oratorio di Longù.
La popolazione di Borsano poté anche fruire dell'oratorio di Sant'Antonio da Padova, costruito a spese e per iniziativa dei feudatari del paese.
Alcune di queste chiese minori mutarono faccia e dimensioni nei secoli.
Qualcuna scomparve, demolita per ragioni di presunta instabilità o di viabilità più che per calo della fede popolare.
Alcune erano in aperta campagna quando vennero inizialmente costruite ed oggi si trovano circondate da tanti edifici abitativi e industriali, magari altissimi da soffocare, fra i quali figurano come piccoli arbusti nel grande bosco.
Pietro Giavini, oltre alle parrocchiali, ha colto quasi tutte le chiese minori oggi esistenti nel circuito territoriale di Busto; si è anche portato nel cuore, proprio a una ricostruzione fantastica, il ricordo della demolita vecchia parrocchiale di Borsano che, se fosse superstite, sarebbe oggi abbassata al ruolo di chiesa sussidiaria, com'è accaduto alla vecchia parrocchia di Sacconago, surclassata dalla nuova.

 
Sant'Antonio Abate
chiesa sussidiaria

La descrizione della chiesa di San Antonio del 1566 riflette ancora la costruzione semplice e bassa risalente al 1363, che era stata sede di uno dei vari consorzi bustesi.
I confratelli del SS.Sacramento, che si insediarono in essa nel 1572, in pochi anni la rivoluzionarono, facendola più grande e più alta, ben illuminata da finestre rettangolari e da un occhio in facciata, e la dotarono sul lato nord della sagrestia e della scala esterna per l'accesso alla balconata interna, addossata alla controfacciata e sorretta da due colonne.
La tela del pittore Pietro Gnocchi raffigurante la Madonna, San Antonio abate e un altro santo, sta sopra l'altare dai primi anni del Seicento, essendo subentrata alla deposizione che si conserva nella sacrestia.
Negli anni 1669-1672, si ampliò ulteriormente la chiesa mediante accostamento della facciata al campanile di Santa Maria; nel contempo si fecero la balconata e il soffitto, il quale assunse l'aspetto che conserva, con una volta a botte, unghiata in corrispondenza delle finestre.
Fu questa la prima delle varie chiese di Busto cui pose mano, per restauro, l'operoso prevosto Tettamanti:restauro che avvenne nel 1875.
Nel 1889, in occasione e a causa dell'isolamento del campanile di Santa Maria, la chiesa di Sant'Antonio perse, il caratteristico portichetto che la precedeva, documentato da una incisione e da una vecchia foto, e rinnovò la facciata su disegno dell'architetto Carlo Masciachini. Costui la divise con lesene, ponendo un timpano sopra il portale nell'ordine inferiore, un occhio sul frontone.
Nel 1939 la facciata venne alleggerita del rivestimento decorativo che le era stato aggiunto nel 1889 e venne ridotta a nudo intonaco. Sono del 1975 l'eliminazione della balconata interna e l'inserimento della statua del santo titolare sopra la porta nella facciata.
La chiesa, oggi utilizzata spesso per mostre d'arte, propone, di suo, al visitatore varie tele di discreta fattura, in gran parte sei-settecentesche, ed un organetto acquistato nel 1727 e rimesso in funzione pochi anni fa.