PARROCCHIA
S. MARIA REGINA
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Anno 2008/2009
Numero 8 - giugno 2009

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La bellezza di essere prete

Come non pensare alla lettera pastorale del Card. Martini per l’anno pastorale 1999/2000? Ricordate il titolo? Quale bellezza salverà il mondo?

Mi ha fatto pensare allora, e mi fa riflettere oggi, sul significato del tempo e della storia così travagliata dentro paure, dolori, tragedie di questi nostri tempi. Come vivere con un po’ di ottimismo e serenità in un mondo demotivato e stanco? Che cosa ci può dare un colpo d’ala, un orizzonte di gioia e di speranza? Il Card. Martini nella sua riflessione parte citando un passo del romanzo di Dostoevski (L’idiota), dove l’ateo Ippolit pone una domanda al principe Myskin : "E’ vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la bellezza? Signori, gridò forte, il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza… ma quale bellezza salverà il mondo?"

Il principe non risponde alla domanda, come Gesù un giorno non rispose a Pilato, che gli domandava: "Che cosa è la verità?", se non con la sua presenza.

"Sembrerebbe quasi che il silenzio di Myskin che sta accanto con infinita compassione di amore al giovane che sta morendo di tisi a 18 anni, voglia dire che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore." Perciò la bellezza che salva, ragiona il Card. Martini, non è la bellezza seducente che allontana dalla meta alla quale aspira il nostro cuore. "E’ invece la bellezza tanto antica e tanto nuova, che Agostino confessa come oggetto del suo amore purificato dalla conversione, la bellezza di Dio; la bellezza che caratterizza il pastore che ci guida con fermezza e tenerezza sulle vie di Dio e che è detto dal vangelo di Giovanni: Il Pastore bello che dà la vita per le sue pecore. E’ la bellezza cui fa riferimento san Francesco nelle lodi del Dio altissimo, quando invoca l’Eterno dicendo: Tu sei bellezza… la bellezza è in un certo senso l’espressione visibile del bene, come il bene è la condizione metafisica della bellezza".

Occorre insomma far comprendere ciò che Pietro aveva capito di fronte a Gesù trasfigurato: "Signore è bello per noi restare qui"; comprendere ciò che Isaia ha scritto: "Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene".

Il Cardinale colloca la bellezza nella Trinità e conclude: "Per chi si riconosce amato da Dio e si sforza di vivere l’amore solidale e fedele nelle diverse situazioni di prove della vita e della storia, diventa allora bello vivere questo fine secolo, questo nostro tempo, che pure ci appare così pieno di cose brutte e laceranti, cercando di interpretarlo nei suoi enigmi dolorosi e conturbanti."

A questo punto ho riflettuto e sono andato a cercare ciò che nella mia vita è stato ed è bello, ciò che mi ha salvato dalle tentazioni di questo mondo, di ciò che mi ha fatto passare oltre la bellezza caduca di questo mondo. E ho scoperto che:

* è bello e mi fa felice celebrare ogni giorno la Messa, perché attraverso la mia povera persona Lui si fa presente e mi rende capace di spezzare il Pane della vita;

* è bello seminare la parola di Dio che feconda, nonostante le apparenze e riesce a dare frutto cento volte tanto, anche nei cuori che sembrano di pietra;

* è bello e mi fa felice stare in confessionale, dove anime semplici, ma ricche di Dio, mi chiamano padre; dove persone toccate dal male trovano in Dio la forza della conversione e in essa la gioia della vita rinnovata;

* è bello, dopo aver rinunciato a formare una mia famiglia, partecipare alle gioie, alle soddisfazioni, alle trepidazioni e alle difficoltà di ogni famiglia della mia comunità;

* è bello battezzare i bambini e vederli crescere: la loro semplicità, la loro fiducia, la loro gioia quando ricevono Gesù mi fa gioire;

* è bello incontrare giovani che, interpellati dalla Parola di Dio, prendono sul serio il cammino della vita e con entusiasmo rispondo con un "sì" radicale e definitivo;

* è bello e gratificante annunciare la Parola di Dio agli adulti e agli anziani che nelle varie situazioni hanno bisogno di conforto;

* è bello toccare con mano la presenza discreta, umile e fattiva, di tante persone impegnate nel volontariato, la loro attenzione a chi è nel bisogno, il loro chinarsi e spendere energie senza ricompensa, ma solo per amore;

* è bello visitare gli ammalati e sofferenti e vedere che portano nel cuore sentimenti di serenità e pace, frutto della loro fede;

* è bello accompagnare un fratello o una sorella all’incontro definitivo con il Signore, senza paura o angoscia, dove il Padre ci attende a braccia aperte;

* è bello sentire il Signore sempre accanto, soprattutto quando il cammino diventa faticoso, quando sento il peso della mia debolezza, quando soffro per l’indifferenza di alcuni e il fraintendimento di altri. In quei momenti sento risonare nel cuore la sua parola: Non temere io sono con te;

* sperimento la presenza di Maria, madre dolce e premurosa del mio sacerdozio. Ordinato sacerdote nell’anno mariano 1954, mi ha sempre accompagnato nelle gioie e nei dolori.

Ossia è bello essere prete e poiché non si può essere felici da soli ho cercato di fare felici le persone che ho incontrato, e ho educato le persone a godere della grazia di Dio che ci viene dalla fede e dai sacramenti.

E’ bello essere prete e, nell’anno dedicato al sacerdozio, prego perchè molti giovani possano sperimentare questa bellezza. Intanto faccio mie le parole con le quali il nostro Cardinale si è rivolto a loro nella veglia in Tradizione Symboli: "Cercate per la vostra vita e per il mondo ciò che è vero, buono e bello. Abbiate il gusto per ciò che riempie la vostra esistenza, riconoscete quanto di bello vi circonda e sappiate valorizzare tutte le risorse che il mondo vi offre. Vincete ogni diffidenza, ma non siate ingenui. Confrontatevi con tutti, ma non perdete le vostre idee. Lottate contro ogni arroganza e ogni integralismo, ma sappiate anche essere coerenti e perseveranti."

Giovani, ascoltate la voce dello Spirito! Insomma è talmente bello fare il prete che ho deciso di farlo ancora la prossima volta che nasco.

Don Peppino

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