Nessuno è escluso dal cuore di Dio
13 Agosto 2005 Anno A

Matteo 15,21-28
Riferimenti : Isaia 56,1.6-7; Salmo 66; Romani 11,13-15.29-32

In quel tempo, partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidóne. Ed ecco una donna cananea, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». (...) Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». (...) Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita

Il passo evangelico riprende ancora una volta il tema della fede, indicandone alcune sue caratteristiche fondamentali. Si tratta, anzitutto, di una fede che possiamo indicare meglio con il termine fiducia. Non una fede intellettuale, teorica, che ha come oggetto la dottrina, ma una fede esistenziale, che ha come oggetto l’amore di Dio e il suo aiuto.
In una situazione concreta, precisa, di disagio, la donna Cananea si rivolge a Gesù, sicura di essere aiutata. La sua fede è insistente, coraggiosa, umile, più forte dell’apparente rifiuto. La fede deve essere nel contempo sicura e paziente. Non deve lasciarsi scoraggiare nemmeno dal silenzio di Dio: «Non le rivolse neppure la parola». Ma l’episodio della Cananea non svolge soltanto il tema della fede, sottolineandone l’umiltà e la pazienza, bensì anche il tema dell’universalismo. È questo forse il tema più interessante, che Matteo sottolinea di fronte a una comunità tentata di rinchiudersi e di imprigionare la presenza di Dio: Dio è qui e non là, tutto il bene di qua e tutto il male di là.
La donna Cananea è una straniera, una pagana. Gesù afferma di essere venuto in primo luogo per Israele, ma poi salva una straniera: un gesto prefiguratore. Il vangelo è aperto anche ai pagani. E c’è di più: non soltanto è aperto ai pagani, ma alle volte si trova più fede in mezzo a loro che all’interno della comunità cristiana. E’ un pensiero, questo, che nel vangelo di Matteo ritorna con sorprendente frequenza: i magi vengono da lontano a cercare Gesù, mentre Erode e gli abitanti di Gerusalemme lo rifiutano; Dio può far sorgere figli di Abramo anche nelle pietre; il centurione pagano ha più fede degli israeliti; gli abitanti di Ninive e la regina del Sud sono più disponibili di «questa generazione».
Torniamo a questo episodio. Il gioco delle domande e delle risposte tra Gesù e la donna verte sul posto che i pagani occupano nel disegno di Dio. I figli sono gli ebrei, i cagnolini sono i pagani. Gesù giustifica il suo rifiuto appellandosi al piano di Dio, come se questo piano contemplasse un prima (i giudei) e solo eventualmente dopo un poi (i pagani). Così in effetti si pensava. Ma la donna riprende l’immagine di Gesù e la sviluppa capovolgendola. Non rifiuta la priorità di Israele, però ricorda che anche i pagani hanno un posto. C’è modo e modo di intendere la priorità.
Anche l’amore di Dio può avere le sue priorità, ma si tratta sempre di priorità che non separano e non escludono. Se i figli sono i primi non è per escludere gli altri, ma per far posto anche agli altri. E così per la parola di una donna pagana la priorità, che Israele vantava, viene allargata e purificata. E Gesù riconosce e ne dà atto, come se quella donna pagana lo avesse in un certo senso illuminato. Anche dai pagani può venire una parola di verità
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