Gesù Cristo è l’unico maestro
29 Ottobre 2005 Anno A
Matteo 23,1-12
Riferimenti : Malachia 1,14- 2,2.8-10;
Salmo 130; 1Tessalonicesi 2,7-9.13
In quel tempo, Gesù si rivolse alla
folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli
scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo
le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li
impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un
dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i
loro filatteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi
seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì"
dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro
maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra,
perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare
"maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi
sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà
innalzato».
Il passo evangelico molto
polemico, che la liturgia ci propone, riflette certamente la situazione di Gesù
di fronte alla religiosità del suo tempo: Egli si è più volte scontrato, e
duramente, con le autorità religiose che lo rifiutavano. Ma sbaglieremmo tutto
se ci fermassimo qui. L’intenzione dell’evangelista è anche – e direi in modo
primario – di smascherare atteggiamenti possibili e reali della comunità
cristiana di ogni tempo. Il discorso infatti è rivolto alla folla e ai
discepoli.
Il brano risulta di due quadri contrapposti: dapprima la figura del fariseo
descritta come la caricatura del vero discepolo (vv. 2-7), e poi il quadro del
vero discepolo (vv. 8-12). «Scribi e farisei si sono seduti sulla cattedra di
Mosè», si presentano cioè come continuatori del suo
insegnamento: lo ripetono, lo difendono, lo interpretano autorevolmente. Hanno
un’autorità che va riconosciuta («osservate tutto ciò che vi dicono!»). Ma è
appunto sulla base di questo riconoscimento che nasce la critica. I rimproveri
che Gesù muove loro sono due: l’incoerenza e la ricerca di sé. Anzitutto
l’incoerenza: sono doppi e senza dirittura, e vivono una profonda divisione tra
il dire e il fare, ciò che pretendono dagli altri e ciò che esigono da sé.
Per Gesù rimprovera a questi uomini religiosi la ricerca di sé: allargano le
filatterie, allungano le frange, cercano i posti d’onore. Le filatterie erano
delle piccole custodie contenenti i frammenti di testi biblici di particolare
importanza. I pii ebrei appendevano queste custodie al braccio sinistro e alla
fronte. Le frange svolgevano un’analoga funzione: ogni pio israelita le legava
ai quattro angoli del mantello. Filatterie e frange avevano, dunque, un preciso
valore simbolico: conservare sempre davanti ai propri occhi il ricordo della
legge del Signore. Ma era proprio questo che scribi e farisei non facevano.
La seconda parte del brano evangelico (vv. 8-18) descrive la figura del vero
discepolo. L’enfasi è sull’espressione «uno solo è il vostro…», ripetuta tre
volte. Ogni discepolo deve essere la trasparenza dell’unico Maestro. Non deve
attirare l’attenzione su di sé ma su di Lui. Il vero discepolo è una figura che
rinvia. Non dice parole proprie e non ricerca se stesso. Riconoscere che Dio è
l’unico Signore, che Gesù è l’unico Maestro e che tutti sono fratelli sono le
categorie fondamentali della comunità evangelica
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