Quell’amore che non ci lascia soli
30 Aprile 2005 Anno A
Giovanni 14,15-21
Riferimenti : Atti 8,5-8.14-17; Salmo 65; 1 Pietro
3,15-18
Gesù disse: «Se mi
amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un
altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il
mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete,
perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. [...] Ancora un poco e il mondo
non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. [...] Chi
accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato
dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
La liturgia di questa domenica
continua la lettura del capitolo 14 del vangelo di Giovanni, di cui si è già
letto la prima parte domenica scorsa. Il tema è l’amore, come appare dall’inizio
(«se mi amate…») e dalla conclusione («chi mi ama sarà amato dal Padre mio e
anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui»). Mi sembra che le idee dominanti siano
due. La prima è che il criterio più adatto per verificare la realtà dell’amore a
Cristo è l’obbedienza alla sua volontà, cioè l’osservanza concreta dei
comandamenti, che in Giovanni si riducono al comandamento dell’amore
fraterno. E la seconda: la pratica dell’amore è il
luogo in cui Gesù si manifesta. L’amore è l’epifania di Dio, il luogo del dono
dello Spirito, dell’incontro con la Trinità, della manifestazione di Gesù.
Salendo al cielo e sottraendo la sua presenza visibile, Gesù non lascia soli i
suoi discepoli, semplicemente si rende presente in modo diverso da prima. Per
quanto riguarda l’amore, se ne sottolinea la concretezza: non le parole, non le
idee, ma i fatti. È nella concretezza della carità, del dono di sé, che si
incontra la presenza del Signore.
E a proposito dello Spirito, si afferma una opposizione fra i discepoli e il
mondo. Il mondo non è in grado di capire e di ricevere lo Spirito. Le
manifestazioni dello Spirito sono visibili, eppure il mondo è incapace di
scorgerle perché il suo sguardo vede solo ciò che gli interessa. Per essere
illuminati dallo Spirito occorre uscire da se stessi. Ma se è vero che il mondo
non riconosce lo Spirito, Gesù sottolinea che invece lo Spirito è compreso dai
discepoli.
L’intima e spirituale presenza dello Spirito è la nuova presenza di Gesù, è
l’«attualità» di Gesù: «non vi lascerò orfani, ritornerò da voi» (14,16). È
grazie allo Spirito che i discepoli comprenderanno la realtà profonda di Dio, di
Gesù e di loro stessi. Gesù avverte, più avanti, che i discepoli saranno odiati
dal mondo e perseguitati. Ma insieme li assicura ad essi che l’odio del mondo e
la persecuzione saranno l’ambiente in cui si manifesterà la testimonianza dello
Spirito e la loro. Nel grande processo tra Cristo e il mondo, che si svolge
entro la storia, lo Spirito depone in favore di Gesù. Davanti all’ostilità che
incontreranno, i discepoli saranno esposti al dubbio, allo scandalo e allo
scoraggiamento. Lo Spirito difenderà Gesù nel loro cuore, li renderà sicuri
nella loro disobbedienza al mondo. I discepoli avranno bisogno di certezza: lo
Spirito gliela donerà.
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