Quel volto che vince la paura
23 Aprile 2005 Anno A
Gv 14,1-12
Riferimenti: At 6,1-7; Sal 32; 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12
In quel tempo, Filippo
disse a Gesù: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Chi ha
visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io
sono nel Padre e il Padre è in me?».
Il discorso di Gesù riportato
dal vangelo di Giovanni (14,1-12) si apre con un invito a superare la paura:
«Non sia turbato il vostro cuore». Si tratta di paure profonde: la paura della
sofferenza, della morte, del futuro. Gesù suggerisce che c’è un solo modo per
vincere queste molte e profonde paure: la fede in Dio e la fede in Lui. E ha
ragione: soltanto Dio è la roccia. Le altre sicurezze deludono. L’amore di Dio è
fedele e non ci abbandona mai: questa è la grande certezza che rasserena il
credente.
C’è però anche un secondo punto sul quale intendo insistere. A Filippo che forse
aspirava a una visione religiosa più alta e più dimostrativa («Mostraci il
Padre»), Gesù risponde: «Chi ha visto me ha visto il Padre». Per il cristiano
Gesù - la sua persona e la sua vita, la sua storia - è lo
spazio in cui Dio si è reso visibile e conoscibile. Nell’incarnazione del Figlio
di Dio l’invisibilità di Dio si è dissolta: il Dio invisibile ci è venuto
vicino, raggiungibile e conoscibile. L’uomo è in cerca di Dio e questa sua
ricerca di Dio non è una sovrastruttura, bensì la struttura più intima del suo
essere.
Ma dove e come incontrare il Signore? Ecco l’interrogativo sotteso all’intero
quarto vangelo. Una prima affermazione importante è già nel prologo: «Nessuno ha
mai visto Dio, l’Unigenito Dio, che è nel seno del Padre, egli ce lo ha fatto
conoscere» (1,18). Dio è invisibile e l’uomo non riesce a raggiungerlo. Ma in
Gesù Cristo l’invisibilità di Dio si è dissolta. A questo punto però si affaccia
una seconda domanda: in che modo il Figlio Unigenito ha raccontato il volto del
Padre, strappandolo alla sua invisibilità? La risposta del cristiano è chiara:
Dio si è reso visibile e raggiungibile nell’esistenza storica di Gesù, nella sua
prassi di accoglienza, nella sua dedizione alla verità, nel suo amore che ha
trovato il suo momento più espressivo sulla Croce.
C’è però un’ultima domanda a cui è assolutamente necessario rispondere. Il Padre
ha rivelato il suo volto nell’esistenza storica di Gesù, ma ora - nel tempo
della Chiesa, in attesa del ritorno del Signore - dove e come fare ancora
esperienza di Dio? Certo nell’ascolto della sua Parola, nella continua memoria
della sua vita: in fondo è per questo che gli evangelisti hanno scritto i loro
Vangeli. Ma la risposta resterebbe incompiuta se non aggiungessimo
un’espressione che si trova nella prima lettera di Giovanni (4,12): «Nessuno ha
mai visto Dio, ma se ci amiamo scambievolmente, Dio dimora in noi». Dunque Dio
continua a farsi presente nell’amore vicendevole: Dio è amore ed è in
un’esperienza di autentico amore, come quella di Cristo, che l’uomo può entrare
in comunione con il mondo di Dio.
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