Seguendo la via della Croce
25 Giugno 2005 Anno A
Matteo 10,37-42
Riferimenti : 2 Re 4,8-11.14-16a; Salmo 88; Romani
6,3-4,8-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi
discepoli: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il
figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e
non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie
me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. E chi avrà dato anche
solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio
discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa.
Il passo evangelico presentato
in questa domenica è la conclusione del grande discorso missionario di Matteo.
Queste ultime parole, però, non sono più rivolte ai missionari, ma a coloro che
li accolgono. E' come accogliere Gesù stesso. Di più: è come accogliere il Padre.
Nel concetto di accoglienza è in primo piano l'aspetto di ascolto, di
accettazione del messaggio che i missionari portano. Questo significa, appunto,
accogliere un profeta come profeta. Non è una cosa facile, perché l'annuncio che
il profeta porta provoca divisioni: la scelta pro o contro Cristo è una scelta che non tollera compromessi e divide l'umanità, la famiglia e il cuore di
ciascuno. Spesso vorremmo che i profeti ci aiutassero ad aggiustare i nostri
compromessi e che giustificassero i nostri falsi pacifismi. Ma il profeta su
questo è intollerante. Ecco perché accogliere i profeti è difficile quasi come
fare il profeta! Ed ambedue avranno lo stesso premio.
Ma l'accoglienza ha anche una seconda direzione: "Chi darà da bere
anche solo un bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli" è: il tema dell'accoglienza dei piccoli per l'evangelista un tema di primaria importanza
tanto da farne la chiave della grande parabola del giudizio (25,31-46). Ma c'è
ancor prima un altro tema: l'affermazione del primato assoluto del Regno di Dio.
Ho detto "regno di Dio", ma l'espressione è qui impropria: Gesù parla infatti
della sua persona ("chi ama il padre più di me"). L'attaccamento a Gesù deve
superare ogni altro legame. Il primato di Gesù non va solo affermato e
riconosciuto a parole, ma concretamente nella sequela: "Chi non prende la sua
croce e non mi segue, non è degno di me". La via della Croce è un modo nuovo di
vedere le cose e di agire, di valutare e di scegliere: la via della Croce è la
via del dono di sè, della solidarietà, della rinuncia a fare della propria
persona il centro attorno a cui tutto deve ruotare. Ma nessuna paura: questa
logica, così diversa da quella abituale, non è generatrice di morte, ma di vita:
"Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà". Nessun dualismo, nè
antropologico nè escatologico, nel modo di intendere quest'ultima affermazione.
Non si tratta di perdere la vita "materiale" a vantaggio di quella "spirituale",
nè si tratta di perdere la vita in questo mondo per trovarla nell'altro. Si
tratta, piuttosto, di una vita che raggiunge l'uomo di qua e di là: un modo di
vivere meglio nel mondo, una vita buona, che è tanto forte da vincere anche la
morte.
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