 La promessa che vince la morte
12 Marzo 2005 Anno A
Gv 11,1-45
Riferimenti : Ez 37,12-14; Sal 129; Rm
8,8-11
In quel tempo Gesù
venne a Betania e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.
Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto:
"Signore, già manda cattivo odore, poichè è di quattro giorni". Le disse Gesù:
"Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". Tolsero dunque la
pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai
ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che
mi sta attorno, perchè credano che tu mi hai mandato". E, detto questo, gridà a
gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".
Il lungo racconto della
risurrezione di Lazzaro è scritto indubbiamente con molta arte. Molti gli
aspetti che si potrebbero sottolineare. Ritengo però che il punto nodale sia la
sovrapposizione di due vicende: Lazzaro abbandonato alla morte e Gesù
abbandonato alla Croce. Il racconto inizia con un appello delle sorelle:
"Signore, colui che tu ami è malato". Ma per accogliere questo appello, Gesù
deve ritornare in Giudea mettendo a repentaglio la propria vita. E' questa la
coincidenza che Giovanni sfrutta per sovrapporre le due vicende. Ambedue sono
per l'uomo uno scandalo. Gesù ama Lazzaro (questo motivo è ripetutamente
sottolineato) e tuttavia lo lascia morire:
perchè? Ognuno comprende che si tratta del mistero dell'esistenza dell'uomo: una
promessa di vita che poi pare smentita, una promessa di Dio che poi sembra
contraddirsi. Un mistero inquietante, che in nessun modo va attenuato. Anche Gesù ha pianto di fronte alla morte dell'amico, come ha provato smarrimento di
fronte all'imminenza della Croce. La morte, come la Croce, continua a rimanere
qualcosa di incomprensibile: sei di fronte al Dio che dice di amarti e tuttavia
sembra abbandonarti. Gesù piange, dimostrando in tal modo di amare Lazzaro
profondamente. Ma ecco la domanda: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non
poteva far sì che questi non morisse?". E' la domanda dei presenti ed è anche la
nostra domanda.
Ma la stessa domanda, oserei dire ingigantita, si propone anche per la Croce di
Gesù. Se Gesù è Figlio di Dio, amato da Dio, perchè è abbandonato alla Croce? Se
Dio è con lui, non dovrebbe accadere diversamente?
E così il mistero dell'esistenza dell'uomo, amato da Dio e tuttavia abbandonato
alla morte, si rispecchia e si ingigantisce nel mistero della Croce di Gesù. Ma
anche si risolve. Perchè c'è vedere e vedere, e della Croce, come dell'esistenza dell'uomo, sono possibili due letture. C'è lo sguardo privo di fede di chi si
arresta allo scandalo, e vede nella morte dell'uomo come nella Croce di Cristo
il segno del fallimento. E c'è lo sguardo che si apre alla fede e supera lo
scandalo, e vede che nella Croce di Gesù splende la risurrezione, come nella
morte dell'uomo. E questo è davvero per i cristiani un punto fermo: se si vuol
trovare nella storia e nella vita un senso, occorre saper vedere nella Croce di
Cristo la gloria di Dio. Non è possibile diversamente. Con questo preciso
richiamo al mistero dell'esistenza dell'uomo - che nel mistero della Croce di
Cristo si rispecchia, si ingigantisce e si risolve - possiamo concludere anche
la nostra lettura. Giovanni ha saputo trasformare l'episodio di Lazzaro in un
discorso altamente teologico, e proprio per questo anche esistenziale, rivolto a
ogni uomo che ha il coraggio di porsi l'interrogativo sull'esistenza.
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