
Cristo cammina con ogni
uomo
III DOMENICA DI
PASQUA
6 aprile 2008
Luca 24, 13-35
Riferimenti - Atti 2, 14.22-33 - Salmo 15;1 - 1Pietro
1,17-21
Atti 2, 14.22-33
Il racconto degli Atti apre ai lettori una
parte del primo discorso di Pietro agli ebrei il giorno stesso
di Pentecoste. E’ “la festa delle settimane” (Shavuot) in cui si
celebra la rivelazione della Parola di Dio sul Sinai.
Il gruppo dei 12 si presenta compatto. Essi (c’è stata pure la
sostituzione di Giuda che si è impiccato) annunciano la parola
della testimonianza: la morte e le ingiustizie sono vinte e
Gesù, pur travolto dalla violenza e dall’empietà, trova la
strada della esaltazione. - Gesù è un uomo accreditato da Dio,
garantito con i segni del cielo, consegnato secondo un progetto
di salvezza stabilito dall’eternità; ucciso per concorso delle
autorità ebree e pagane è risorto. Ciò che è avvenuto è stato
preannunciato da Davide nel suo canto 15. Viene così presentato
un testo dell’A.T.
riletto dalla prima comunità cristiana in chiave cristologica
(riferita a Cristo), superando perciò il riferimento a Davide
stesso. - “Noi annunciamo un fatto di risurrezione perché siamo
testimoni” dice Pietro (v. 32) e nel frattempo sorgono varie
realtà nuove: Gesù è vivo, i discepoli sono coraggiosi e
testimoni, lo Spirito di Gesù è venuto a rinvigorire la terra e
il cuore dei credenti si fida di Lui. Tutto si è svolto secondo
un’apparente macchinazione criminale
eppure vita, morte, risurrezione e dono dello Spirito
s’innestano nella storia di questa piccola comunità per un piano
di salvezza voluto da Dio. Egli vuole tagliare i vincoli di
paura e di rassegnazione, e così fa esplodere la vita e la
speranza piena. |
1Pietro 1,17-21
S. Pietro scrive verso la fine della sua vita
(attorno agli anni 60 d.C.) e indirizza ai cristiani, dispersi
in ambiente pagano, la sua lettera di esortazione incoraggiando
perché anche nelle prove possano vivere nella fedeltà e nella
gioia per l’amore di Cristo
risorto. - Dio è ricordato come un Padre esigente che non si
lascia corrompere: “senza riguardi personali giudica ciascuno
secondo le sue opere”. Perciò la confidenza non deve far
dimenticare il profondo rispetto (“agire con timore”) e
l’impegno alla sottomissione della volontà di Dio che, soli,
costituiscono motivi validi di giudizio favorevole. Il cammino,
l’andare verso la meta, il pellegrinaggio, il provvisorio sono
tutti richiami dell’esodo ebraico (liberazione dall’Egitto).
Essi sottolineano una stabilità e quindi il progetto verso una
patria da raggiungere. E lo stesso ricordo del sangue di Gesù
ricorda il sangue dell’agnello che agli ebrei garantì salvezza
nell’uscita dall’Egitto. Ma, a paragone, il sangue prezioso di
Cristo ha un valore molto più grande. Quello era sangue di un
agnello con cui si segnarono gli stipiti della porta esterna
della casa e furono risparmiati dalla morte dei primogeniti.
Quello di Gesù è il sangue di una persona unica, Figlio di Dio
che, per amore, aveva resistito fino alla morte. La vita e la
morte di Gesù, infatti, rappresentano l’asse del mondo attorno a
cui ruota tutta la storia e nei credenti sonogaranzia e 2
stabilità di fede e di speranza. |
Luca 24, 13-35
13
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio
distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, 14 e conversavano di
tutto quello che era accaduto. 15 Mentre discorrevano e discutevano insieme,
Gesù in persona si accostò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi
erano incapaci di riconoscerlo. 17 Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi
che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste;
18 uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in
Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19 Domandò:
«Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu
profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come
i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a
morte e poi l'hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che fosse lui a liberare
Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono
accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al
mattino al sepolcro 23 e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di
aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24
Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le
donne, ma lui non l'hanno visto». 25 Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di
cuore nel credere alla parola dei profeti! 26 Non bisognava che il Cristo
sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27 E cominciando
da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si
riferiva a lui. 28 Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli
fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi
perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con
loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo
spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
Ma lui sparì dalla loro vista. 32 Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci
ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino,
quando ci spiegava le Scritture?». 33 E partirono senz'indugio e fecero ritorno
a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,
34 i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». 35
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano
riconosciuto nello spezzare il pane.

La
regione di Emmaus, all'ora del tramonto, come dovette apparire a Gesù a
ai due discepoli |
S. Luca racconta questo splendido incontro con i due discepoli di Emmaus per
aiutarci a sviluppare la fede in Gesù risorto. Due discepoli (non sono apostoli
ma hanno seguito Gesù con fiducia) se ne vanno delusi, perché disorientati da
promesse e segni non mantenuti. Il trionfo di una settimana prima li aveva
rincuorati per un futuro diverso; adesso fuggono tornando alla miseria e allo
sfruttamento di situazioni povere e precarie, e per di più vivono tutto come un
tradimento. I due non sanno riconoscere Gesù eppure di lui conoscono tutto. Il
problema che si pone a loro e a noi non è come Gesù è risorto, ma come
riconoscere il Risorto. Anzi essi, anche puntigliosamente, riferiscono della
risurrezione ma tale conoscenza si rivela inutile e dannosa perché non sanno
capire il senso dei fatti. “Sciocchi e tardi di cuore”. - Per loro tre giorni
rendono irreparabile ogni speranza (essi nfatti pensano che per tale tempo
l’anima si aggiri attorno al corpo del defunto); poi ogni possibilità svanisce
definitivamente. Con Gesù “doveva compiersi” tutto l’itinerario di salvezza
niziato nei secoli. - Al villaggio c’è l’invito. Non è tanto offerta di
ospitalità per chi ha bisogno, ma desiderio di continuare un rapporto nuovo che
sentono ricco di conforto e che apre loro il cuore. - L’invito è fatto verso
sera, quando le tenebre calano e riportano il buio, la desolazione della notte e
la solitudine.
- Gesù compie il gesto dello spezzare il pane come un capofamiglia; essi
diventano ospiti di Gesù; e riconoscono la gratuità, la vita donata, la speranza
piena. Però appena riconosciuto, Gesù non si ferma per una contemplazione
gratificante e solitaria e scompare poiché le scelte le debbono fare loro. E,
nel cuore dei discepoli, sorge spontanea e immediata la responsabilità di
comunicare. Il Signore chiede anche a noi di passare dalla conoscenza astratta e
generica al riconoscimento di Colui che si fa compagno di viaggio, amico che
ospita, parola che rincuora, cibo che fa
ritornare ad annunciare. L’incontro con Gesù risorto non si risolve nello “stare
con lui nella casa”, ma nel correre, consapevoli di una vita nuova, per
raccontare. E sanno che debbono raccontare portando nel cuore il gesto
fondamentale dello “spezzare il pane”. Undici chilometri da Gerusalemme:
Èmmaus è il simbolo della mia distanza dalla fede e dalla croce. Èmmaus è casa
mia, quando sono tentato di tornare nel mio piccolo angolo, via dalla comunione
con gli altri, chiuso, ferito; finito il sogno in cui tanto avevo sperato. Due
ore di cammino fatto insieme: e Cristo già si fa vicino, lo fa in ogni
esperienza d'amicizia. Due ore a parlare di lui, ed è il secondo segno della sua
«ardente presenza» (Rilke). Non è più qui" hanno detto gli angeli. Egli è per le
strade del mondo, rallenta i suoi passi al ritmo dei nostri, dentro la polvere
delle nostre strade, quando sulla mia fede scende la sera. Ogni strada del mondo
porta a Èmmaus. Gesù si avvicinò e camminava con loro. Il Signore ci raggiunge
nella nostra vicenda quotidiana di viandanti. E cambia il cuore, gli occhi e il
cammino di ciascuno. Il primo miracolo è così dolce da non accorgersene subito,
così necessario da entrare senza imporsi: mentre lo sconosciuto spiega le
Scritture, il «cuore lento» inizia a riempirsi di un calore nuovo. Che cosa fa
ardere il cuore? La scoperta è racchiusa in una sola parola: la croce. La croce
è la gloria. Non un incidente, ma la pienezza dell'amore. Parola che seminata
nel cuore, lo cambia. E cambia la comprensione dell'intera vita. Resta con noi,
perché si fa sera. Egli rimase con loro. Da allora Cristo entra sempre, se
appena lo desidero. Il suo nome non è solo «io sono colui che è», ma diventa «io
sono colui che è con te». La parola ha cambiato il cuore, il pane cambia gli
occhi dei discepoli: lo riconobbero allo spezzare del pane. Il segno di
riconoscimento di Gesù, il suo stile unico, è il suo corpo spezzato e dato, vita
data per nutrire la vita. Il cuore del Vangelo è spezzare anch'io per mio
fratello il mio pane, o il tempo, o un vaso di profumo, e condividere con lui
cammino, speranza e smarrimenti. La parola e il pane insieme cambiano il cammino
di ogni discepolo: partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme.
Partire verso i fratelli, partire come se la notte non dovesse venire più,
partire con il sole dentro. La fuga triste diventa corsa gioiosa: non c'è più
notte, né stanchezza, né distanza, il cuore è acceso, gli occhi vedono. Non
patiscono più la strada, la respirano, respirando Cristo, che è in cammino con
ogni uomo in cammino. |