
«Se» apriamo il nostro cuore a Gesù
VI DOMENICA DI PASQUA
27 aprile 2008
Giovanni 14,15-21
Riferimenti : Atti degli Apostoli
8,5-8.14-17; Salmo 65; 1 Pietro 3,15-18; Giovanni 14,15-21)
Atti 8, 5-8.14-17
Negli Atti degli Apostoli, pur
ritrovandoci con un testo descrittivo, scopriamo alcuni temi
fondamentali. * La missione, che già all’inizio dell’opera era
tratteggiata con: “Mi sarete testimoni a Gerusalemme, Giudea e
Samaria fino agli estremi confini della terra (At 1,8),
manifesta una continuità secondo il pensiero di Gesù. Anzi,
arriverà fino a Roma, “vertice” e centro del mondo pagano. E,
infatti, a Roma si chiude il libro.* L’universalità della
salvezza si esprime in questa regione (la Samaria) che era
considerata ai margini della religiosità ebraica, spuria ed
eretica. Anche qui il Messaggio di Gesù attecchisce senza
trovare resistenza, per mostrare una linearità e un’accoglienza
fondamentale verso tutti gli uomini. * La continuità tra
l’azione di Gesù e quella degli apostoli si sviluppa con il
messaggio di salvezza accompagnato dai miracoli. Non sono gli
apostoli i messaggeri, ma Filippo, uno degli Ellenisti, scelto
per la diaconia (servizio) e quindi fuggito per la persecuzione
contro Stefano. Filippo, infatti, non predica né la Chiesa né il
Regno ma Gesù Cristo, promessa definitiva di Dio, compimento di
tutte le attese. Questa Parola possente fa indietreggiare il
demonio e fa esplodere la gioia del popolo. Gli Apostoli
subentrano in un secondo tempo, quasi per una ispezione. Per
entrare nella Chiesa sono essenziali l’accoglienza della Parola
di Dio ed il battesimo: due dimensioni intimamente unite,
l’adesione alla fede e il rito che sanziona tale adesione. Gli
Apostoli completano il dono di Gesù donando lo Spirito che deve
diventare ricchezza e maturazione come avvenne per loro nel
giorno di Pentecoste. * Si deve mantenere un vincolo stretto tra
le comunità che si formano. Questo vincolo è garantito dal
ministero degli Apostoli. |
1Pietro 3,15-18
Nella lettera di Pietro si
risente il clima di violenza e di difficoltà che tocca il mondo
cristiano. Si verificano, spesso, casi di delazione (denuncia
all’autorità) per il fatto che viene praticata una religione
“illegale” quale è considerata quella cristiana. Tutto questo si
verifica al di fuori della famiglia, tra vicini di casa e,
addirittura, tra i familiari stessi (Mt 10,21- 22). Per paura
capitano anche situazioni di rifiuto della fede. Pietro dà
allora alcune indicazioni: * evitare il compromesso: “pronti a
rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in
voi”; * non abbassarsi al livello dei persecutori, ma sostenere
le indicazioni della fraternità, del perdono, della tolleranza e
della non-violenza. * vivere l’esistenza, avendo come modello
Gesù. Questo testo è splendido per la ricchezza e lo stile che
suggerisce a tutti noi. Non conta tanto la parola su Dio che
rischia di diventare chiacchiera, ma conta il vivere con
coraggio delle scelte nuove, secondo i suggerimenti di Gesù. Se
poi qualcuno ti chiede il “motivo della tua speranza che sente e
vede in voi, allora parlatene, ma con dolcezza, con rispetto e
con retta coscienza”. |
Giovanni 14, 15-21
15
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16 Io pregherò il
Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17
lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo
conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18
Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi
vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20 In quel
giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 21 Chi
accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi
ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».
Giovanni 14, 15-21
Nel Vangelo dl Giovanni continua il “discorso di addio” che nelle Scritture
ritroviamo in altre circostanze: Giacobbe (Gn 49), S. Paolo (Atti 20,17-38). Qui
è riproposto il messaggio globale: - la ricapitolazione di tutto l’insegnamento
di Gesù in una forma dialogica e familiare, - la promessa dello Spirito, - la
rivelazione del progetto di Dio Padre sull’esistenza di Gesù (soprattutto nella
preghiera sacerdotale al cap.17). * Esiste perciò una stretta relazione tra
amare Gesù e osservare i suoi comandamenti: non si dice di quali comandamenti si
tratti, ma si sintetizzano nel richiamo alla sua predicazione e alla concretezza
di un rapporto con Lui. Non si tratta di proclamare principi o pronunciare
discorsi, ma di accogliere i comandi di Gesù. * Gesù intercede perché mandi lo
Spirito, il Paraclito. La tradizione ebraica conosce un personaggio chiamato “Paraclito”,
(il difensore) che aveva la funzione di sedersi accanto
agli accusati in Tribunale e di ridimensionare o cancellare le accuse di chi era
citato in giudizio. Gesù si preoccupa di rassicurare i discepoli perché finora
il “difensore-consolatore” è stato Gesù stesso. Ma dopo la sua morte ci sarà un
“altro Consolatore” che abiterà stabilmente in loro. Sarà portatore di verità
poiché insegnerà ai discepoli, farà ricordare ciò che Gesù ha detto (Gv 14,26) e
li condurrà verso la verità completa (Gv 16,13). Compito importante è quello di
rafforzare la fede perché i discepoli compiano la loro missione nel mondo. * Il
mondo non vede e non conosce: non ha capacità di comunione. Nel Vangelo di
Giovanni “mondo” ha 3 significati diversi: 1) mondo è l’ambiente in cui opera
l’uomo = la terra, 2) mondo indica l’umanità che Dio ama (Gv 3,16), 3) mondo
indica tutto ciò che si oppone a Dio, ricordato spesso come contrapposto e poi
vinto (“Io ho vinto il mondo”: Gv 16,33). * Il cristiano, in tutti i tempi,
diventa luogo di incontro, dimora del Dio trinitario poiché la pienezza di Dio
si apre nel cuore del credente e questi si trasforma nella tenda di Dio, come il
Dio liberatore nella tenda del deserto con gli ebrei riscattati dall’Egitto: “Se
uno mi ama, osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui
e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
«Se mi amate...». Gesù chiede di dimorare in quel luogo da cui tutto ha
origine, da cui tutto parte, in cui tutto si decide e che tutte le religioni
chiamano «cuore». Entra nel mio luogo più importante e intimo, nel vero
santuario della vita. Ma lo fa con estrema delicatezza, perché tutto si tiene
alla prima parola: «se». «Se mi amate». Un punto di partenza così umile, così
fragile, così libero, così fiducioso, così paziente: se. Nessuna minaccia,
nessuna costrizione. Puoi accogliere o rifiutare, in piena libertà. Se ti fai
lettore attento del Vangelo non potrai però sfuggire all'incantamento per Gesù
uomo libero, parola liberante. «Se mi amate osserverete». La vera molla che
spinge a compiere in pienezza un'opera è l'amore. L'esperienza quotidiana lo
conferma: se c'è la scintilla dell'amore ogni atto si carica di una vibrazione
profonda, di un calore nuovo, conosce una incisività insospettata. «Il Padre vi
darà un altro Soccorritore e sarà con voi" presso di voi" in voi». In un
crescendo mirabile Gesù usa tutte le preposizioni che dicono comunione. Dio vive
in me, in me ha termine l'esodo di Dio. Se io penso al Signore non penso a
qualcosa che ho incontrato in un libro, fosse pure il Vangelo, ma ad una storia
che continua fino al presente e «non è ancora finita»: la storia della comunione
con una persona viva, la storia del suo essere "in" me. Le parole decisive del
brano di Giovanni sono: Voi in me e io in voi. Sosto nella percezione di essere
«in» Dio, immerso in Lui, tralcio nella madre vite, goccia nella sorgente,
raggio nel sole, respiro nell'aria vitale. Allora ti carichi di una linfa, di
un'acqua, di una fiamma che faranno della tua fede visione nuova, incantamento,
fervore, poesia, testimonianza viva. «Non vi lascerò orfani». Orfano è parola
legata all'esperienza della morte e della separazione, ma Gesù è enfasi della
nascita e della comunione. Altri partiranno da altri presupposti, io riparto da
Cristo e dal suo modo di liberare, di generare, di porre luce e cuore su ciò che
nasce e mai su ciò che muore: amare è non morire. Lo ripete anche oggi: «Perché
io vivo e voi vivrete». Piccola frase che rende conto della mia speranza. Io
appartengo a un Dio vivo e Lui a me. E queste parole mi fanno dolce e fortissima
compagnia: appartengo a un Dio vivo, amare è non morire. (Letture: Atti degli
Apostoli 8,5-8.14-17; Salmo 65; 1 Pietro 3,15-18; Giovanni 14,15-21) |