EPIFANIA DEL SIGNORE
6 gennaio 2008

Matteo 2,1-12
Riferimenti : Isaia 60, 1-6  Efesini 3,2-3.5-6

Isaia 60, 1-6 
Il testo di Isaia è un brano tratto dagli ultimi dieci capitoli (56-66) in cui sono descritti il ritorno e la ricostituzione del popolo liberato in Gerusalemme dopo l'esilio di Babilonia (587-538 a.C.). Gerusalemme qui è vista come la grande città di Davide, luogo della presenza del Signore, rifatta segno della protezione di Dio che ama il suo popolo. Di fatto Gerusalemme sarà finalmente irradiata dalla luce, ritroverà i suoi figli e accoglierà una folla di stranieri (sono richiamati i luoghi pagani di provenienza: Madian, Efa, Saba, Tarsis, Arabia, le isole. "Il re di Tarsis e le isole offriranno doni, i re di Arabia e di Saba portano i loro tributi" Salmo 72,10) -"Viene la tua luce e la gloria del Signore splende su di te". Gerusalemme è luce e gloria poiché Dio è presente. Ma anche Gesù sarà luce e gloria. Lo dirà Simeone quando Maria e Giuseppe porteranno Gesù al tempio per la presentazione: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne vada in pace secondo la tua parola, poiché i miei occhi han visto la tua salvezza che hai preparato davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Lv 2,29-32). Insieme:
  luogo della rivelazione della gloria di Dio. Ma poi Gesù dirà ai suoi discepoli, i credenti nelle beatitudini: "Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14) e quindi “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre operebuone e rendano gloria al vostro Padre nei cieli” (Mt 5,16)

Efesini 3,2-3.5-6

Nella lettera agli Efesini S. Paolo sente la responsabilità di offrire il significato della sua vocazione apostolica che è quella di essere “inviato ai pagani”. "Io Paolo sono apostolo dei pagani perché diventino un popolo solo, salvato, cosciente, credente con il popolo ebraico, in Gesù". Perciò "le genti" (da cui i "gentili" pagani) sono diventati "coeredi", "incorporati", "compartecipi". Egli esprime con parole e sfumature diverse la presenza nell'unica Chiesa, corpo di Gesù e popolo di Dio. Il Mistero svelato dell'unità di tutti gli uomini salvati da Gesù faceva problema poiché un esasperato razzismo divideva i popoli tra ebrei e pagani, greci e barbari, liberi e schiavi, uomini e

 
 

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:  «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».  All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.  Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.  Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:  E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele».  Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella  e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».  Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.  Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.  Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.  Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

II Vangelo di Matteo sviluppa due criteri particolari nei capitoli dell'infanzia. -Si rifà alla Prima Alleanza (noi parliamo, normalmente, dell’Antico Testamento) che sta molto a cuore all'evangelista per poter dire che , in Gesù, si compiono le profezie [Is. 2,2-5; s. 62,1-5]: si parla, infatti, di popoli che vengono a Gerusalemme a portare ricchezze (vedi 1^ lettura). Anche il testo su Betlemme che si trova nel libro del profeta Michea (5,1): "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei il più piccolo poiché nel paese, dove è nato Davide e vi è iniziata la sua gloria, si conclude l’attesa con Gesù. -Matteo si rifà anche al significato di questo bambino: è Messia, è il Signore (Kurios), è il Cristo (senso cristologico). Tutto il testo, impostato tra la Parola (Scrittura) e il segno (la stella), riporta all'equilibrio delicato tra l'elezione del popolo d'Israele e la Missione, tra la scelta che Dio compie in un popolo (ebraico, cristiano, i battezzati) e l'impegno di aprire a tutti la grazia di Dio per le nazioni.

 A Natale è Dio che cerca l'uomo. All'Epifania, è l'uomo che cerca Dio. Ed è tutto un germinare di segni: come segno Maria ha un angelo, Giuseppe un sogno, i pastori un Bambino nella mangiatoia, ai Magi basta una stella, a noi bastano i Magi. Perfino Erode ha il segno: dei viaggiatori che giungono dall'Oriente, culla della luce, a cercare un altro re. Perché un segno c'è sempre, per tutti, anche oggi. Spesso si tratta di piccoli segni, sommessi; più spesso ancora si tratta di persone che sono epifanie di bontà, incarnazioni viventi di Vangelo, che hanno occhi e parole come stelle. L'uomo è la stella: «percorri l'uomo e troverai Dio» (sant'Agostino). Perché Dio non è il Dio dei libri, ma della carne in cui è disceso. Come possiamo diventare anche noi lettori di segni, e non scribi sotto un cielo vuoto? I. Il primo passo lo indica Isaia: «Alza il capo e guarda!». La vita è estasi, uscire da sé, guardare in alto; uscire dal piccolo perimetro del sangue verso il grande giro delle stelle, dalle mille sbarre dietro cui si rinchiude e si illude il Narciso che è in me, verso l'Altro. Aprire le finestre di casa ai grandi venti. II. Mettersi in strada dietro una stella che cammina. Per trovare Cristo occorre andare, indagare, sciogliere le vele, viaggiare con l'intelligenza e con il cuore. Cercare è già un po' trovare, ma trovare Cristo vuol dire cercarlo ancora. «Andando di inizio in inizio, per inizi sempre nuovi» (Gregorio di Nissa). Andando però insieme, come i magi: piccola comunità, solitudine già vinta; come loro fissando al tempo stesso gli abissi del cielo e gli occhi delle creature. III. Non temere gli errori. Occorre l'infinita pazienza di ricominciare, e di interrogare di nuovo la Parola e la stella, non come fa uno scriba, ma come fa un bambino. Come guarda un bambino? Con uno sguardo semplice e affettuoso. IV. Adorare e donare. Il dono più prezioso che i Magi possono offrire è il loro stesso viaggio, lungo quasi due anni; il dono più grande è il loro lungo desiderio. Dio desidera che abbiamo desiderio di lui. «Per un'altra strada ritornarono al loro paese». Anche il ritorno a casa è strada nuova, perché l'incontro ormai ti ha fatto nuovo: «Cercatore verace di Dio è solo chi inciampa su una stella, scambia incenso ed oro con un ridente cuore di bimbo e, tentando strade nuove, si smarrisce nel pulviscolo magico del deserto"»