
SANTA FAMIGLIA
27 gennaio 2008
Luca 2,41-52
Siracide 3,2-6.12-14 - Colossesi 3,12-21
Siracide
3,2-6.12-14
Nel libro del Siracide si
intravedono i nuovi problemi che i modelli culturali della
Grecia stanno suscitando in Israele: il confronto avviene tra il
rispetto verso la saggezza e la dignit?dell?anziano e le nuove
idee di disinteresse e di autonomia dei giovani. Resta sotteso,
tra le raccomandazioni, il richiamo al quarto comandamento del
decalogo (Es. 20,12): ?Onora il padre e la madre? dove il
termine ?onorare? (Kabad) significa: ?ritenere presente,
ritenere importante? e quindi considera ?di gran valore e peso?
padre e madre perch?Dio ha stabilito cos?e, in questo modo,
vuole mantenere ordine ed equilibrio in famiglia. ?Chi onora il
padre espia i peccati?: amore, rispetto e ubbidienza sono come
una ?liturgia?, un atto di culto che cancella il male. ?Come chi
accumula i tesori? una famiglia bene ordinata riesce a superare
difficolt?e a raggiungere successo e ricchezza perch?c??aiuto
reciproco; la pace e la concordia fanno accumulare benessere e
fanno accogliere la preghiera a Dio. |
Colossesi 3,12-21
San Paolo, nella lettera ai
Colossesi, dopo aver richiamato nella prima parte la centralit?
d?Cristo rispetto all?umanit?e all?universo, affronta il tema
morale del vivere secondo Cristo stesso, nella realt?
quotidiana, con le caratteristiche proprie del ?risorto?. In tal
modo, Paolo propone una serie di atteggiamenti interiori che
bisogna ?mettersi addosso come un vestito? (?il richiamo al
battesimo). Il vestito esprime, agli occhi di tutti, la dignit?
e il rango a cui si ?stati chiamati: atteggiamenti di carit?
umilt? mansuetudine e vengono date alcune indicazioni circa la
vita di comunit?che ?la grande famiglia a cui fanno parte i
cristiani. In essa si esprimono stili nuovi e diversi (e per
esprimere la completezza e l?universalit?degli atteggiamenti
virtuosi l?elenco ?formato di sette elementi). Per la vita
parentale vengono ripresi i criteri normali, presenti nella
societ?ebraica: la dipendenza delle mogli e dei figli, il
rapporto del marito o del padre. Ma vengono rivisti i ruoli e i
comportamenti che mutano alla luce di Ges? ?Voi mogli siate
sottomesse?. Questa parola: ?essere sottomessi? nella nostra
sensibilit?e comprensione crea problema ma va interpretata. In
greco, ?Ipotassomai?, indica con lo stesso verbo, sottomissione
di dono e di amore: - come Ges?che si sottomette al Padre (1
Cor 15,28), - come i cristiani: ?Mediante la carit?siate
sottomessi gli uni degli altri? (Gal. 5,13). Perci?le mogli
sono invitate a donarsi ai loro mariti nello stesso stile di
Ges?che si ?donato (?come si conviene, nel Signore?). ?Voi
mariti amate le vostre mogli?. Amare, qui (in greco ?agap??) ?
la parola che esprime l?amore di Dio. In altri termini i mariti
sono chiamati ad amare le mogli come Dio ama l?umanit?e come
Ges?ama la Chiesa, sua sposa dando la sua vita (Ef. 5,25). Nel
rapporto familiare c??sempre il riferimento allo stile e al
dono del Signore.. |
I
suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma
trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il
fanciullo Ges?rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.
Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a
cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca
di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo
ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano
erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo
restarono stupiti e sua madre gli disse: ?Figlio, perch?ci hai fatto cos?
Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo?. Ed egli rispose: ?Perch?mi
cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio??. Ma
essi non compresero le sue parole. Part?dunque con loro e torn?a Nazaret e
stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Ges?
cresceva in sapienza, et?e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Il
Vangelo di Luca racconta un episodio della vita di Ges?a 12 anni, nel tempio di
Gerusalemme. E? un testo complesso perch?ha molti riferimenti ?teologici?: il
salire di Ges?a Gerusalemme, l?incontro con i dottori, lo stupore, lo
smarrimento di tre giorni aprono verso la Pasqua: la morte e la risurrezione il
terzo giorno. Il tema di fondo, tuttavia, ?dato dalla frase d?Ges??Non
sapete che debbo essere presso il Padre mio?? (traduzione che sembra
migliore). Ges? a 12 anni, era ormai prossimo a quella festa in cui il ragazzo
ebreo compie la cerimonia del ?Bar miswah? (lett. ?figlio del precetto?) che
identifica l?ingresso nella maggior et?religiosa. A 13 anni ogni ebreo diventa
religiosamente adulto ed ?obbligato all?osservanza integrale dei precetti.
Diventa cos??figlio del comandamento? direttamente, senza aver pi?bisogno
della mediazione dei genitori. Ges?dimostra la sua dipendenza fondamentale dal
Padre, la sua consapevolezza e chiarezza nella vocazione e nell?ubbidienza a Dio
(?devo?). Eppure egli resta sottomesso a Giuseppe e a Maria. Vengono richiamati
alcuni elementi gi?trovati: la partenza, il ricordo di Maria, la crescita. La
famiglia trova cos?una vocazione: scoprire e vivere la volont?di Dio, educando
e impegnandosi nel gratuito.
Erode invia soldati, Dio manda un angelo dentro l'umile via dei sogni. Un
granello di sogno caduto dentro gli ingranaggi duri della storia basta a
modificarne il corso. Giuseppe nel suo sogno non vede, ma sente. Un sogno di
parole. ?quello che ?concesso anche a noi: Dio cammina accanto alle nostre
paure con la sua Parola, cammina con tutti i rifugiati, e con chi d?loro
soccorso, con un sogno di parole, un sogno di Vangelo. ?Giuseppe prese con s?il
bambino e sua madre nella notte e fugg?in Egitto?. Un Dio che fugge nella
notte! Perch?comanda di fuggire, senza garantire un futuro, senza segnare la
strada e la data del ritorno? Dio non salva dalla sofferenza ma nella
sofferenza, non salva dalla morte ma nella morte, non protegge dalla notte ma
nella notte. Per tre volte Giuseppe sogna. Ogni volta un annuncio parziale, una
profezia di breve respiro. Eppure per partire non chiede di aver tutto chiaro,
di vedere l'orizzonte, ma solo ?tanta luce quanto basta al primo passo? (Henry
Newman), tanta forza quanta ne serve per la prima notte. A Giuseppe basta un Dio
che intreccia il suo respiro con quello dei tre fuggiaschi per sapere che il
viaggio va verso casa, anche se passa per l'Egitto. ?la sua fede: io so che nel
mondo comandano i pi?forti e i pi?violenti, so che Erode siede sul suo trono
di morte, so che la vita ?un'avventura di pericoli, di strade, di rifugi e di
sogni, ma so che dietro a tutto questo c'?un filo rosso il cui capo ?saldo
nella mano di Dio. So che in ogni vita c'?un sogno di Dio che va lentamente
incarnandosi. So che tutto tende a separare, a sciogliere quel nodo germinale
della vita che ?la famiglia, ma so che Dio viene come gioia e come forza dentro
lo stringersi amoroso delle vite, dentro gli affetti, nelle nostre famiglie. *
Un padre, una madre, un figlio: le sorti del mondo si decidono dentro una
famiglia, nell'umile coraggio di una, di tante, di infinite creature innamorate
e silenziose.
Giuseppe il giusto rappresenta tutti i giusti della terra, uomini e donne che,
prendendo su di s?vite d'altri, vivono l'amore senza contare fatiche e paure;
tutti quelli che senza proclami e senza ricompense, in silenzio, fanno ci?che
devono fare; tutti coloro che sanno che ?compito supremo nel mondo ?custodire
delle vite con la propria vita? (Elias Canetti). E cos?fanno: concreti e
insieme sognatori, inermi eppure pi?forti di ogni faraone. *
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