È la Trinità il «segreto» dell'esistere
18 maggio 2008

Giovanni 3,16-18
Riferimenti : Esodo 34,4b-6. 8-9; Daniele 3,52.56; 2 Corinzi 13,11-13

Esodo 34,4b-6.8-9
Nel libro dell'Esodo Dio incontra Mosè sul Sinai, prima della conclusione dell'Alleanza e dopo l'infedeltà d'Israele che aveva adorato il vitello d'oro (Es 32). Questo brano si ritrova in un contesto che la Scrittura ribadisce spesso: - salvezza operata dal Signore secondo la promessa fatta ai Padri,- infedeltà di Israele, - ira e castigo di Dio, - mediazione di Mosè e conversione del popolo, - rinnovamento dell'Alleanza che ristabilisce la presenza di salvezza in mezzo al suo popolo che altrimenti non può vivere (vedi anche Numeri 14, Neem 8-10) Il Signore manifesta se stesso, proclamando il suo nome e garantendo la sua natura benevola e affettuosa. Mosè mostra di capire questa rivelazione che Dio dà di sé e fa appello alla sua benevolenza per garantire questo popolo di cui si sente responsabile. Egli chiede, prima di tutto, che il Signore venga nel popolo, lo accompagni nel cammino e ne prenda la guida come il pastore che ha comprato il suo gregge: "fa di noi la tua eredità". Il Signore accetta concludendo l'Alleanza.
2Corinzi 13,11-13
Nella seconda lettera al Corinzi S. Paolo, a conclusione della sua lettera, saluta la sua comunità a cui è molto affezionato, consegnando come stile di vita 5 imperativi: "State lieti, tendete alla perfezione, datevi conforto, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace" L'apostolo continua incessantemente a richiamare il tema dell'amore vicendevole che ha fondamento nell'amore di Dio. Egli infatti è consapevole che la Comunità cristiana è una grande scommessa contro la fragilità povera di un mondo di fedeli a Gesù ma incostanti. In fondo l’unico richiamo alle persone della novità eccezionale di Gesù è lo stile della sua Comunità. E se si comporteranno così, il Dio dell'amore e della pace sarà con loro ed esprimerà la sua presenza come ha fatto con il popolo d'Israele e, ancor più, con Gesù. La formula trinitaria che segue va letta nella riflessione dell'Apostolo che vuole presentarla come sintesi dell' azione di salvezza verso gli uomini. - II Signore Gesù Cristo è centro di tale storia, la novità totale, la pienezza del dono del Padre. In questi tre nomi “Signore Gesù Cristo”che ci richiamano la grandezza di Gesù, ritroviamo !a ricchezza piena della fede nel Figlio. "Gesù" ricorda la sua incarnazione per la salvezza degli uomini" (Mi 1,21), "Cristo" indica la sua unzione consacrazione come Messia chiamato a compiere la missione profetica e sacerdotale, "Signore" è il titolo della glorificazione del Risorto disceso al cielo. - L'amore del Padre è la fonte del dono della salvezza nel Figlio. - Lo Spirito Santo sviluppa e garantisce il frutto della salvezza che è la comunione degli uomini con il Padre e tra loro.

Giovanni 3, 16-18

16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

Giovanni 3, 16-18
Nel Vangelo di Giovanni leggiamo solo tre versetti del brano che racconta l'incontro e la riflessione di Gesù con Nicodemo (3,2- 21). Dopo tre brevissimi interventi di questo amico notturno di Gesù, il testo lascia tutto lo spazio alla parola di Gesù che sviluppa una riflessione battesimale:  può vedere il regno di Dio solo chi è generato dall'alto, mediante il dono dello Spirito (vv 2-8); questa effusione non può avvenire per la forza dell'uomo, ma solo Gesù, Figlio dell'uomo, l'unico che viene dal cielo, rende possibile la rinascita per quelli che credono in lui (vv 9-15); per questa presenza di Gesù tra noi, fondamentale è il dono di Dio, Padre del Figlio unigenito. La salvezza è vista in termini ascendenti: dallo Spirito al Padre attraverso Gesù. La fonte di questa rivoluzione e trasformazione totale è l'iniziativa unica e gratuita del Padre “che ama il mondo” (la creazione e l’umanità nella creazione). "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna". Questa è l’intuizione più sconvolgente e più profonda di tutta la fede cristiana. Se si coglie questo, sì scopre veramente la novità assoluta, tutto l'amore disarmante di Dio, tutta la pienezza e lo splendore di cui ci ha investito l'iniziativa del Signore.

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio». «Un solo Dio in tre Persone», così noi cerchiamo di definire la Trinità. Ma appena lo circoscrivi, Dio evade. Non sta in ardite formule teologiche, egli è una manifestazione vitale da accogliere come il segreto del vivere. Il dogma della Trinità porta con sé ben più che dei concetti, esprime una dimensione esistenziale: è rivelazione del segreto del vivere, sorgente della sapienza di esistere. Una sapienza sulla nascita, sulla vita, sulla morte, sull'amore. Dice che Dio non è in se stesso solitudine, ma comunione. L'oceano della sua vita vibra di un infinito movimento d'amore. C'è in lui reciprocità, scambio, superamento di sé, abbraccio, festa. Così noi, creati sì a immagine di Dio, ma più precisamente ancora plasmati a somiglianza del Creatore, mani impigliate nel folto della vita; a immagine del Figlio, capace di amare come nessuno; a immagine dello Spirito, vento che è sempre oltre, fuoco sempre ardente. A somiglianza di queste tre cose insieme è fatto Adamo; non solo a immagine di Dio, ma cosa più stupefacente ancora, a immagine del Padre e del Figlio e dello Spirito, a somiglianza dell'intera Trinità. Una Parola di Dio afferma in principio la nostra identità: non è bene che l'uomo sia solo! In noi, il bene è un cuore plurale. Infatti «neanche Dio può stare solo» (Turoldo). Dire Trinità è dire amore: sogno dolcissimo di cui non ci è concesso stancarci. Senza amore nessuna cattedra può annunciare Dio. Dire uomo è profetizzare amore, dire relazione. Solitario, l'uomo si ammala; se si isola, muore. «Nella Bibbia non è Dio che è antropomorfo, ma è l'uomo che è teomorfo, ha la forma di Dio» (Von Rad). La nostra identità è quindi trinitaria: vivere attraversati da una vita che viene da prima di noi, e che va oltre noi. Chi trattiene per sé la vita, in sé la sopprime. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Sono le parole sorgive che spiegano la storia, qui è il segreto, la sapienza del vivere: amare equivale a dare. Mondo amato, terra amata, io amato. Dio eternamente altro non fa che considerare l'uomo, ogni uomo più importante di se stesso. Allora si fa donatore, semina in noi Cristo come lievito, sale, gemma, luce, seme. E lo Spirito porta a maturazione il grano del mondo, il germe divino in noi, lo porta ad altezza del cuore. Un cuore che vive solo di comunione. (Letture: Esodo 34,4b-6. 8-