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La Pasqua senza la croce è vuota Giovanni 20, 19-31
Giovanni 20, 19-31 Giovanni racconta un breve tempo di comunione tra Gesù e i discepoli, dopo la risurrezione. Gli annunci delle donne, l’apparizione a Maria, le verifiche dei discepoli non avevano portato segni di fiducia, ma avevano suscitato paure e tensioni per una probabile rappresaglia dei giudei. Essi, di sera, vedono lo stesso Gesù (v 19) che conoscevano, ma nella condizione di “Signore” (ha la forza di Dio poiché “salito al cielo” - v 17 - perciò è carico di un potere nuovo e diverso: passa attraverso le porte). Egli ha ancora i segni della crocifissione che lo identificano in Colui che ha offerto la vita e in colui che ha scelto questo passaggio nella sofferenza per garantire un’esistenza e una creazione nuova. La gioia dei discepoli finalmente prende il posto della paura e del dolore. Gesù continua con loro il movimento discendente: Dio manda al mondo il Verbo divino che scende ad abitare tra noi ed Egli manda i discepoli. “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. La missione degli apostoli non si può separare da quella di Gesù. Anzi proprio essa, fondandosi sull’agire di Gesù, permette al mondo l’accesso all’opera di Dio. Così gli uomini trovano la vera vita (vv 30.31). Gesù alita su loro non per offrire loro un potere, ma per trasmettere la vita (Gen 2,7). Il dono di Gesù si apre sui discepoli che ricevono lo Spirito e la capacità di rimettere i peccati. E’ lo Spirito che rende possibile la trasmissione del Vangelo fino a noi ed il perdono. Tommaso è chiamato a vivere l’esperienza delle generazioni successive: deve credere ai testimoni e tuttavia sarà testimone. Gesù si mostra anche a lui. Giovanni presenta l’irripetibilità dell’esperienza degli apostoli. Non si potrà riprodurre nella generazione successiva. Ma questo dice che essenziale non è vedere Cristo risorto ma aver fede nel Figlio di Dio. Egli ci unisce a Lui, ci arricchisce dello Spirito e ci apre alla pace. Il Vangelo di Giovanni inizia, nel Prologo, con l’annuncio della venuta della Parola di Dio nel mondo e finisce con l’esortazione a credere rivolta a Tommaso. Quello che conta è la fatica di camminare su quella strada aperta che porta alla Comunione con il Vivente. (...) «Se non vedo, se non tocco, io non credo». Non crede Tommaso neppure a dieci apostoli: «non viene da voi la prova di cui ho bisogno. Io voglio sentire Cristo che tocca Lui la mia vita, Cristo che entra, apre, solleva, e traccia strade. Non mi accontento di parole, ho bisogno di "sentire" Dio, di un Dio sensibile, udibile, visibile; non di un racconto, ma di un avvenimento. Ho bisogno che la sua vita scuota la mia vita, e sentire che è per me, che è mio». Ed ecco che Tommaso non ricerca segni gloriosi o trionfalistici, ma vuole toccare le ferite vive e aperte della passione, rivedere il corpo dato, il sangue versato: lì è condensata l'essenza della fede. Finché non partecipi, finché non sei coinvolto nell'immenso gioco dell'amore e del dolore di Dio, non puoi dire: io credo, Signore! «Metti qui il tuo dito, tendi la tua mano!». Gesù si fa vicino, voce che non giudica ma incoraggia, e i segni dei chiodi sono a distanza di mano e di cuore: il risorto è il crocifisso. La Pasqua senza la croce è vuota. La croce senza la Pasqua è cieca. Tommaso si arrende a un crocifisso amore che accondiscende alla sua fatica di credere e consegna ancora il suo corpo; si arrende a quel foro nel fianco e neppure si dice che lo abbia toccato. Si arrende all'amore che ha scritto il suo racconto sul corpo di Gesù con l'alfabeto delle ferite. Indelebile alfabeto, come l'amore. A ciascuno di noi Gesù ripete: «guarda, stendi la mano, tocca le piaghe, ritorna ai giorni della croce; guarda a fondo, fino alla vertigine, in quei fori; porta i tuoi dubbi al legno della croce, troveranno risposta; non stancarti di ascoltare la passione di Dio». E Tommaso passa dall'incredulità all'estasi: «Mio Signore e mio Dio». Voglio custodire in me questo aggettivo, come una riserva di coraggio per la mia fede: «Mio». Piccola parola che cambia tutto, che non evoca il Dio dei libri o degli altri, ma il Dio intrecciato con la mia vita, mia luce e mia ombra, assenza e poi più ardente presenza. Tommaso come l'amata del Cantico dei Cantici dice: «Il mio amato è per me e io sono per lui». Mio, non di possesso, ma di appartenenza. Mio, in cui mi riconosco perché da lui sono riconosciuto. Mio, perché esiste per me, mia luce e mio dolore. Mio come lo è il cuore e, senza, non sarei. Mio come lo è il respiro e, senza, non vivrei. Meditazione di don Raffaelle Ciccone
La prima lettura, in fondo, è la concretezza della divisione dei pani: Gesù condivide. Loro(gli apostoli) nella linea di Gesù, allora stanno insieme. E, guarda caso, sono quattro gli elementi che li tengono uniti: l'ascolto della Parola, la carità nella condivisione dei beni, la preghiera e l'Eucaristia. Ascoltiamo l'insegnamento degli apostoli, perché è da lì che viene la forza. Gli apostoli sono i testimoni dei fatti. I testimoni. Quando sono là a discutere con Gesù, negli Atti degli apostoli , dicono:- Mah , il regno di Israele, quando lo sistemerai Gesù? Gesù avrà pensato:- Oh, adesso, mi toccherà ricominciare da capo, dopo tre anni ... Allora taglia corto e dice:- Sentite,è il padre che sa quando è l'ora e quando è il giorno ... ma voi mi sarete testimoni. E chiude il discorso così. Ma che cosa vuoi dire essere testimoni? Il testimone non ha la forza, il testimone è disarmato. L'unica forza che ha è la coscienza di dire quello che sa, quello che ha visto, quello che ha udito. Perciò il testimone, disarmato, è colui che può cambiare il mondo, perché Il si gioca Il su ciò che è vero. Gli apostoli testimoniano di Gesù e proclamano che Gesù Crocifisso è risorto. Allora da qui nasce l'unione fraterna, lo spezzare del pane, che è un elemento fondamentale della Messa. Tra l'altro, noi del rito Ambrosiano siamo più fortunati di quelli che hanno il rito Romano: nel rito Ambrosiano c'è un momento particolare, prima del Padre Nostro, in cui si spezza il pane; c'è anche un canto. Invece nel rito Romano è tutto posposto e non si capisce mai che ( il sacerdote) spezza il pane, perché, prima di tutto ( lo spezzare del pane) si fa dopo il Padre Nostro, poi mentre la gente canta:
Il Agnello di Dio che togli i peccati del mondo ". Quello ( lo spezzare del pane) è un gesto invece di particolare valore nella comunità cristiana, perché dice che Gesù è insieme con noi, che Gesù spezza il pane con noi, che la comunità cristiana impara da lui che cosa vuoi dire spezzare il pane. E se proprio devo fare un altro paragone, ricordate quel brano in cui San Paolo parla ai Corinti, riguardo al discorso della cena? Ne parla non per dire: - Sentite che bello, che è capitato! Ma San Paolo scrive: - Ho sentito che quando vi trovate insieme, commemorando il gesto di Gesù, come Gesù ha fatto ... , ognuno si porta la sua sportina, ognuno si porta la sua scodella: chi ha tanto, mangia; e gli altri fanno Il tappezzeria ". Prima c'è chi si abbuffa e chi sta a guardare, perché non ha da mangiare e poi si celebra l'Eucarestia, ma Questo comportamento,cosa c'entra con il gesto di Gesù? - Mah, siete matti? - li sgrida San Paolo - Ma lo sapete che voi mangiate Il indegnamente Il il Corpo del Signore? Perché non spezzate il pane. E questo è il peccato che impedisce la Comunione. La chiesa, nei secoli ha spostato il problema: noi sacerdoti abbiamo detto:- La Comunione bisogna farla solo se non ci sono peccati mortali. Giusto. Ma il problema è un altro: siamo indegni a condividere la Comunione, perché non abbiamo provveduto agli altri. Un senso di timore ... ebbero tutti, in questo caso ..... timore di Dio ..... lo stupore Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; -ecco il richiamo dello spezzare del pane - chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
0gni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa
prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, - c'è sempre il numero
4 dentro llodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. È molto
interessante questo brano, questo brano è un po' idealizzato, perché poi le cose
non è che sono andate sempre così, perché poi le litigate tra di loro ci sono
anche state. Comunque, in quei tempi immediatamente successivi alla vita di Gesù
questa, sensibilità era molto più accentuata e , senza mitizzare nulla, indicava
alla comunità cristiana la strada da praticare. Questo è il progetto.
della Resurrezione. Questo è il motivo per cui il battistero ( del Duomo di Milano) se non l'avete ancora visto, andate a vederlo; e c'è ancora il battistero di Sant' Ambrogio con la piscina in cui mettevano dentro l'acqua per le immersioni - il battistero del Duomo è un ottagono otto lati e ... reca certe scritte in cui è scritto perché ha otto lati: l'ottavo giorno, giorno della resurrezione, è quindi giorno del battesimo. " ... chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". In questo testo tre volte viene detto "Pace a voi! " Questo testo è un dono, perché Gesù ha conquistato la pace. Poi san Giovanni mette insieme la Pasqua, l'Ascensione e la Pentecoste. Ciò che Luca allunga in cinquanta giorni, Giovanni mette tutto insieme. Allora ha ragione Giovanni o Luca? Vale il simbolismo che c'è sotto, il numero 50 è il numero dei profeti nell'Antico Testamento e quindi di coloro che ricevono lo Spirito, che oggi sono i seguaci di Gesù. In questo caso Giovanni mette insieme il nuovo status di Gesù~ la Resurrezione, ... come il Padre ha mandato me, io mando voi Il I'Ascensione; "alitò su di loro "~ richiamo esplicito allo Spirito di Dio, già presente nella Bibbia. Chi alita sull'uomo, su una statua, è Dio-7è la Creazione. Allora c'è lo Spirito nuovo e c'è una Creazione nuova che è inaugurata da Gesù. Nella comunità cristiana la creazione nuova è animata dallo Spirito, il quale dà alla comunità il potere di rigenerare il mondo nella bellezza: .... chi rimetterete i peccati saranno rimessi ... e qui la comunità cristiana vuole aiutare Il i dis-graziati Il a sentirsi dire:-Guarda che Signore ti ama e ti perdona .. Anzi, il Signore continua a volerti bene e vuole rigenerarti, nella bellezza, dal peccato. ..... A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" . Poi c'è la vicenda di Tommaso. Era un bel tipo Tommaso. Era un uomo molto concreto, aveva uno spirito scientifico:Il Voglio vedere, voglio toccare,voglio
rendermene conto! Ma cos'è questa storia: l'abbiamo visto, non l'abbiamo visto? .... Ma voi avete guardato davvero i segni dei chiodi nelle sue mani e nel suo costato? Il L'avevano guardato! Qui ( nel brano) c'è: " mostrò loro le mani e il costato" Ma Tommaso insiste: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò" voglio vedere , voglio toccare! 0tto giorni dopo ..... ( è domenica e quindi Giovanni dice che il ritmo del tempo non è più di sette giorni, ma è l'ottavo giorno; comincia la serie delle domeniche in cui Gesù si fa presente presso i suoi) Gesù si rivolge a Tommaso e gli dice: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Tommaso cade a terra impietrito, anche commosso, sconcertato e dice la cosa più bella che si poteva dire a Gesù: "Mio Signore e mio Dio!" Dichiara la sua manifestazione di fede. E a questo punto Gesù dice: " ... hai creduto perché mi hai veduto. ma guarda che nella storia il problema sarà di fede: credere in Gesù anche se non si è stati testimoni. Non si crede perché c'è Lourdes e ci sono i miracoli, anche se ci stupiscono, ma la fede è in rapporto alla testimonianza degli apostoli che hanno visto Gesù. Questa è la fede. Un cristiano non è tenuto a credere a Lourdes, anche se ci sono buone testimonianza della Chiesa su Lourdes, ma è tenuto a credere, se vuole essere cristiano, alla parola e alla testimonianza degli apostoli che annunciano Gesù morto e risorto.
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