Chi crede vive già la risurrezione
V DI QUARESIMA
9 marzo 2008

Giovanni 11,1-45
Riferimenti : Esodo 14, 21-30 -Salmo 129 - Efesini 2,4-10

Esodo 14, 21-30
Nell’Esodo il racconto del mare, diviso in due per lasciar passare gli ebrei finalmente liberi, ma in pericolo, diventa un’epopea luminosa che rende gloria a Dio, salvatore vittorioso, a Mosè, fedele e coraggioso esecutore degli ordini di Dio, e al popolo scelto del Signore. L’avvenimento è rimasto ad identificare il miracolo per eccellenza di Dio che salva il suo popolo dalla morte e dalla distruzione. Viene così richiamata la creazione della terra dal mare: e qui c’è la nuova creazione sia perché l’asciutto sorge dal mare come nel libro della Genesi (1,9 “le acque si raccolgano in un sol luogo e appaia l’asciutto”) sia perché il mare, che nel mondo antico rappresentava l’increato e la morte, cede il passo al Dio della vita e ad un popolo liberato. Dio getta lo sguardo alla veglia del mattino. La notte, secondo i babilonesi, era divisa in tre parti di 4 ore l’una: la prima veglia dalle 18 alle 22, la veglia di mezzanotte dalle 22 alle 2 di notte e la veglia del mattino dalle 2 alle 6. Il testo sottolinea la linearità di fronte all’arroganza: Dio apre le acquedella morte per dare la vita al suo popolo ma non permette che la vita sia sfruttata dall’orgoglioso e dal tiranno. E’ il giorno della fede.
Efesini 2,4-10
Scrivendo agli Efesini, S. Paolo riprende il tema della morte e della vita: noi eravamo morti per i peccati e quindi eravamo impossibilitati a riprendere l’esistenza perché totalmente vinti dal male. Ma il Signore, ricco di misericordia, ci ha amati e ci ha fatti rivivere in Cristo. Con la vita ci ha dato la gloria della risurrezione, a somiglianza di Gesù, e ci ha fatti eredi di una potenza e di un potere così grandiosi che solo Dio può avere. E siamo stati scelti a sedere sul trono dei cieli in Cristo Gesù, per essere giudici del tempo e degli uomini. Egli ci ha costituiti modello ed esempio della sua bontà, segno della gratuità di cui Dio è generoso offerente. In conclusione abbiamo ricevuto, nel creato, una vocazione particolare alle opere buone che Dio ha preparato e preordinato perché noi le praticassimo. Perciò siamo inviati ad essere modello di speranza attraverso il nostro comportamento che viene dalla forza del Signore. Potremmo dire che attraverso noi il Signore offre speranza di cambiamento e stili nuovi. Ci ha creati per essergli di aiuto nel mondo, aiuti visibili. Non potremo, però, avanzare pretese davanti a Dio. Saremo solo i segni della magnificenza, della lode, della liberazione, dell’amore disinteressato e appassionato di Dio che fa nuove le cose.

Giovanni 11,1-45

1 Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2 Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». 4 All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5 Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. 6 Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. 7 Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8 I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9 Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce». 11 Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12 Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s'è addormentato, guarirà». 13 Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!». 16 Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». 17 Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. 18 Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. 20 Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». 27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». 28 Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29 Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. 30 Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». 32 Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33 Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: 34 «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». 37 Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?». 38 Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. 39 Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». 40 Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». 41 Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43 E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44 Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». 45 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Nel Vangelo di Giovanni, con il miracolo di Lazzaro si chiude il “libro dei segni” (cc 2-12), e si introduce il “libro della gloria” (cc 13-20). Questo è il miracolo del dialogo, prima con i discepoli (vv 4-16) poi con Marta (vv 17-27) e infine con Maria (vv 28-37). Alla fine viene il comando sulla morte e la scoperta della vita e della fede. - Con gli apostoli Gesù sviluppa il dialogo dell’amicizia, della confidenza, della pienezza. Ma non è possibile capire. Essi intravvedono però un senso. Gesù li accompagna perché credano, vedano la gloria di Dio e la gloria del Figlio, rassicurati che il viaggio è di giorno. Invitati ad essere testimoni della vita piena. - Il dialogo con Marta è a livello altissimo. Se Gesù fosse stato presente, il fratello vivrebbe. Tuttavia Marta continua a credere nella potenza di Cristo ridimensionando anche la morte che diventerà vita alla fine del tempo. Essa continua ad accettare Gesù, inviato da Dio e non viene meno. Questa è, in fondo, la vera fede richiesta da Gesù: non l’aspettativa del miracolo ma la fiducia in Lui. - Il dialogo con Marta è umanissimo. Nella commozione generale questo lamento continuo del “se fossi stato qui” riflette l’angoscia e la disperazione. - Il pianto di Gesù richiama il cammino difficile della gloria di Dio. Si manifesterà senz’altro, ma passa per la morte di un amico e il pianto davanti al sepolcro. Così come, tra una settimana, la gloria della risurrezione di Gesù passerà per la tragica sofferenza delle urla sulla croce, per la morte e lo smarrimento dei suoi. - Le strade di Dio non sono le nostre, ma, se passano attraverso la fedeltà e la coerenza, portano alla risurrezione e alla gioia. Il pianto di Gesù è quello della speranza, il cammino dei discepoli non è per la morte, come dice Tommaso, ma per la testimonianza della vita.

 

Gesù piange per il suo amico Lazzaro. Le lacrime sono la ribellione di Gesù, la stupenda «arroganza» dell'amico che si rifiuta di accettare la morte dell'amico. Amore arrogante fino al grido: Vieni fuori! Ciascuno di noi è Lazzaro, amato e malato. Il pianto di Dio è la nostra salvezza; lì Dio dice se stesso: se amico è un nome di Dio, il mio nome è amato per sempre. Chi dice Dio, dice risurrezione. Perché la morte mette in gioco la credibilità stessa di Dio: deruba Dio dei suoi figli, lo spoglia dei suoi tesori, riduce Dio in miseria, senza amori. Se questo è per sempre, allora Dio non è più Dio. È solo un dio di morti. Ma un filo rosso attraversa tutta la Bibbia: Dio è il Dio dei vivi e non dei morti. Infatti Gesù dice a Marta: «Tuo fratello risorgerà». Ma è una frase consolatoria che Marta ha sentito tante volte in quei giorni, cui risponde con una punta di delusione: «So bene che risorgerà nell'ultimo giorno. Ma l'ultimo giorno è così lontano dal mio desiderio e dal mio dolore». Allora Gesù dice di più, afferma: «Io sono la risurrezione e la vita». Prima la risurrezione, poi la vita. Non nell'ultimo giorno, bensì ora. Risurrezione è un'esperienza che interessa il nostro presente e non solo il futuro. A risorgere sono chiamati i vivi prima che i morti. Gesù ci rivela che c'è morte e morte, come c'è vita e vita. Come Lazzaro «si è addormentato», anch'io molte volte vivo una vita addormentata. C'è una vita morta, propria di chi, nella paura di perderla, si chiude nell'egoismo per trattenerla. E c'è una vita risorta: «da morti che eravamo ci ha fatti rivivere con Cristo, con lui risuscitati» (Ef 2,5-6). Il vero risorto non è Lazzaro, tornato alla vita mortale, ma le sorelle di Betania e quanti credono in Gesù, passati alla vita di Cristo. Noi sappiamo cosa è la vita, ne facciamo esperienza. Vita è fatta di pane e di miracolo, è fatta di argilla e di amore. Vita è respirare, ridere, amare, gioire, lottare con la morte, vincere, perdere, e l'infinita pazienza di ricominciare. Ma poi c'è la vita risorta, che è la vita stessa di Cristo: «per me vivere è Cristo» (Fil 1,21). E come lui lasciarsi catturare dalla pietà, saper piangere il pianto dell'uomo, amare pace e giustizia, riempire la vita di quelle cose che durano oltre la morte, riempirla di Dio. Allora anche se non parli mai di risurrezione, mostrerai con tutto te stesso una vita risorta.