
DOMENICA DELLE PALME
16 marzo 2008
Giovanni 12, 12-16
Riferimenti : Zaccaria 9, 9-10 - Romani 15, 7-13
Zaccaria
9, 9-10
I versetti precedenti (9,1-7) ci raccontano, come in una
visione di sogno, la conquista dei popoli vicini. Il Signore
stesso si mette dalla parte di Giuda e di Gerusalemme e i popoli
vinti sono i popoli che circondano il piccolo stato di Giudea:
la Siria, le città
della costa fenicia (Tiro e Sidone) le città dell’entroterra
filisteo. Dio dice: “Mi porrò come sentinella per la mia casa”
(9,7) e finalmente verrà un Re di pace che inaugurerà un tempo
nuovo, grazie alla vittoria di Dio. Sarà “giusto, vittorioso e
umile”. “Giusto poiché fa la volontà di Dio e fa giustizia al
povero”. “Vittorioso poiché salvato da Dio e protetto”.
“Umile poiché non si esalta né davanti a Dio né davanti agli
uomini”. L’asino che cavalca non significa tanto mansuetudine,
ma mancanza di guerra poiché non ci sono i cavalli che vengono
usati solo in combattimento. Viene utilizzata una cavalcatura
che
usavano i giudici, mentre i re preferivano le mule. La vittoria
è di Dio, ma la pace sarà annunciata da questo futuro re
umanissimo, che dominerà su tutta la terra. Il Regno antico
ritrova, infatti, la sua unità. “Togliere i carri da Efraim e i
cavalli da Gerusalemme” significa che finalmente si sono
costituite in unità le tribù: Efraim è il regno del Nord e
Gerusalemme il regno
del Sud. Perciò si può addirittura pensare ad un territorio
vastissimo che va dal mar Mediterraneo al mar Morto e dal Gran
Fiume (Eufrate) all’estremo Sud. |
Romani 15, 7-13
S. Paolo è preoccupato perché risulta sempre difficile
impegnare all’armonia e aiutare a far vivere nella concordia le
diverse realtà di cristiani, provenienti da culture e religioni
diverse: gli ebrei faticavano a condividere una comunione con i
pagani, per quanto
fossero diventati cristiani e vivessero nella stessa comunità.
Perciò “ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel
bene, per edificarlo” (15,2). E Gesù è il modello alto: “Cristo
infatti non cercò di piacere a se stesso, ma come sta scritto:
gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me”
(15,3). Nella Comunità cristiana di Roma, come in tutte le nuove
comunità dove si mescolano i nuovi venuti senza pretendere un
filtro di abitudini ebraiche, la fraternità è un grande progetto
ed un grande risultato. Gesù, venuto per tutti, viene
continuamente ripetuto anche se la sua manifestazione ha diverse
angolazioni.
Per Lui, ai giudei Dio ha manifestato la “veracità” ossia la
fedeltà alle promesse ed all’Alleanza. Ai pagani ha manifestato
invece la sua misericordia per cui anche questi lo
conoscono e lo lodano. Da qui la citazione di tre brani riferiti
ai pagani ed alle nazioni: Deut 32,43; Is 11,10; Salmo 117,1. La
conclusione (v 13) sintetizza il messaggio di Paolo: la pace e
la gioia nascono dalla fede e quindi, nella potenza e nella
forza dello Spirito, ci viene arricchita ed alimentata la
speranza. Il più è fatto; a noi spetta continuare il miracolo
dell’unità che Gesù ha compiuto. |
Giovanni 12,12-16
Il
giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù
veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui
gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore,il re
d'Israele! Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:
Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina. Sul momento i suoi
discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si
ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto.
Gesù, a cinque giorni dalla festa della Pasqua (12,1) inizia il suo cammino
verso Gerusalemme e la stranezza della cavalcatura fa immediatamente ricordare
il profeta Zaccaria e il simbolismo di un re che porta la pace. Anche se
il corteo può essere iniziato sulla strada del Monte degli ulivi, venendo dalla
casa di Lazzaro (Betania), per “salire alla città santa”, Giovanni tiene invece
a ricordare che il vero corteo è costituito dal popolo che esce da Gerusalemme”.
La folla si ingrossa sempre di più (“uscì incontro gridando” 12,13). Il canto è
anche urlo: contentezza scomposta ma potente, con parole che si adattano
particolarmente all’ingresso dei pellegrini nel tempio quando concludono il loro
pellegrinaggio: “Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. “Dona Signore la tua salvezza”
corrisponde alla parola “Osanna” (Deh, salvaci). A questo canto, probabilmente,
i sacerdoti rispondevano con una benedizione: “Vi benediciamo dalla casa del
Signore; Dio, il Signore, è nostra luce. Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare” (Sal 118,25-27). I rami di palma non si producevano a
Gerusalemme ma venivano portati per la festa delle Capanne ed anche per la
Dedicazione del Tempio. Richiamano probabilmente l’ingresso di qualche grande
vincitore dell’antichità: i Maccabei, per esempio, una volta che ebbero condotto
e vinto una guerra di liberazione. In questo brano, così sintetico, da parte di
Giovanni, a differenza degli altri tre Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca
raccontano con molti particolari) il richiamo delle feste riporta al raccordo
tra il Tempio e la Legge (la festa delle Capanne ricorda il dono della legge sul
Sinai). “C’è qualcuno - pensa la folla - che riassume il dono e lo supera mentre
aspettiamo la novità regale”. E sognano il Messia che viene a liberare senza
violenza, che sostiene e promette un mondo nuovo dove non ci sono lacrime e
sangue di vinti. Ma questa lettura non è chiara nel popolo, così come non è
chiara nei discepoli poiché “non compresero”. Le intuizioni drammatiche e nuove
vengono lentamente, tra le diverse urla di gente che segue la salita al Calvario
di Gesù e la sua morte, tra dolore e sconfitte di un re disarmato, tra insulti e
derisioni che arrivano a far scrivere, sulla croce: “Questi è il re dei giudei”.
Con la risurrezione capiscono la nuova regalità. La Domenica delle Palme aiuta,
allora, a intravedere il lungo e sempre misterioso cammino che Gesù e noi con
lui dobbiamo fare per superare la paura e il male.
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