
PASQUA
Quel pellegrinaggio verso la vita
23 marzo 2008
Giovanni 20, 11-18
Riferimenti : Atti degli apostoli 1, 1-8 - Salmo 117;
Colossesi 3,1-4; 1Corinzi 15, 3-10a
Atti
degli apostoli 1, 1-8 Nel
libro degli Atti degli Apostoli, S. Luca inizia il racconto
della prima Comunità cristiana presentando Gesù vivo come
garanzia e fondamento della testimonianza della vita piena. Gli
Atti degli Apostoli sono la seconda parte di un’unica opera,
scritta da S. Luca, di cui il Vangelo ne è la prima. E se nel
Vangelo si inizia il racconto della vicenda di Gesù con
un’apparizione, nel tempio, di un angelo che porta un messaggio
ad un sacerdote anziano, incredulo, Zaccaria (sarà padre di
Giovanni Battista) il messaggio provoca un movimento travolgente
di presenza del Divino nel cuore della terra promessa,
cominciando dal Tempio. Negli Atti Gesù risorto continua questo
movimento incontenibile di popolo che testimonia la
risurrezione, cominciando, invece, da un banchetto in una casa.
Siamo sempre a Gerusalemme, c’è il ricordo di Giovanni che ha
battezzato con l’acqua ma ci sono il comando insieme con la
prospettiva di attendere il dono dello Spirito e il progetto di
annunciare Gesù in pienezza in tutto il mondo conosciuto. Il
Signore si presenta per 40 giorni, vivo, con molte prove. E’ un
tempo importante per scoprire il significato vero della
risurrezione e per abituare il proprio cuore e la propria vita
alla novità di Dio. Ormai tutto va ripensato in termini di
amore, di vittoria, di speranza. I discepoli, ancora dopo gli
avvenimenti drammatici e gloriosi, non hanno ancora capito il
senso della presenza di Gesù. Essi pensano ancora quello che
pensavano e speravano tutti, amici e nemici, prima della morte
in croce. "Così venutisi a trovare insieme gli domandarono:
«Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di
Israele?» (1,6). «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti
…, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e
mi sarete testimoni…»". Viene negata la prevaricazione del
potere, della gloria, dell’accaparramento di Dio e della sua
forza e viene assicurata la gioia e la speranza per tutti. |
1Corinzi 15,
3-10a Nella prima lettera ai
Corinzi, San Paolo si preoccupa di rendere testimonianza, il più
possibile oggettiva, sulla risurrezione. Nel mondo giudaico
dell’epoca i Sadducei, legati particolarmente alla classe alta
sacerdotale, escludevano la risurrezione così come nella
tradizione greca i filosofi raffiguravano l’anima umana come una
scintilla racchiusa nella prigione del corpo. Paolo, che aveva
già trovato derisione ad Atene quando aveva sostenuto la vita
nuova di Gesù, si preoccupa di ribadire la verità e la
testimonianza della risurrezione, riportando un frammento di
catechesi di altissimo valore che circolava nella Comunità
cristiana: "Vi ho trasmesso dunque quello che ho ricevuto".
L’elenco delle apparizioni segue una linea che a volte coincide
e, a volte, non coincide con i Vangeli. Tace alcune apparizioni
(quelle delle donne) e ne aggiunge altre. Paolo rivendica in
modo chiaro documentazione e testimonianza da parte di molti e
vi aggiunge la sua, ricordando la propria conversione. Egli,
infatti, si sente consapevole di aver incrociato l’apparizione
di Gesù risorto, che lo ha reso apostolo e lo ha arricchito di
grazia. Ma la risurrezione è come l’inizio e l’avvio di una
speranza e di un annuncio che dissolvano la disperazione e
aprano finalmente il cammino verso il Padre per Gesù.
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Giovanni 20,11-18
11
Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva,
si chinò verso il sepolcro 12 e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno
dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
13 Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via
il mio Signore e non so dove lo hanno posto». 14 Detto questo, si voltò indietro
e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. 15 Le disse Gesù:
«Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del
giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto
e io andrò a prenderlo». 16 Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi
verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! 17 Gesù
le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai
miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio
vostro». 18 Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto
il Signore» e anche ciò che le aveva detto.
 
Plastico di tomba ebraica vista di fronte e in sezione
longitudinale. Nella figura a sinistra si noti la pietra di forma
circolare che veniva rotolata per chiudere la bassa entrata. Nella
figura a destra sono visibili il vestibolo e il sepolcro vero e proprio
nella nicchia del quale veniva deposto il corpo imbalsamato. |
S. Giovanni racconta, nel capitolo 20, alcuni fatti che si tramandavano sul
giorno di Pasqua e che qui vengono ripensati e collegati tra loro. Fondamentale
è l’apparizione alle donne che va contro ogni logica di testimonianza ebraica e
che, di fa tto,
non viene ricordata negli elenchi delle apparizioni che si utilizzavano come
sintesi della fede per la catechesi. Ma tutti e quattro gli Evangelisti ne
parlano. Maria, arrivata un primo momento, di notte, alla tomba vuota, ha
avvisato due discepoli che avevano quindi constatato i fatti e che erano poi
ritornati a casa: Pietro perplesso e "il discepolo che Gesù amava" credente. Ma
poi Maria è ritornata, ancora angosciata alla tomba vuota e nessuno la può
aiutare a scoprire una verità diversa dalla morte. Finalmente si sente chiamare
e, a questo punto, riconosce Gesù. La fede, infatti, inizia da un incontro
particolare con il Signore e non si esaurisce in contenuti intellettuali, in
generici valori, in abitudini "religiose". Ci vogliono un segno, la volontà di
Cristo e l’accettare di essere coinvolti per riconoscere Gesù. E mentre Maria
interpreta la presenza nuova e inaspettata come un ritorno alla vita terrena
precedente, Gesù chiede invece di non trattenerlo e pone uno stacco con il tempo
precedente la Pasqua. La risurrezione si unisce con l’ascensione e il rapporto
nuovo tra Cristo e discepolo non è più quello di stare con Gesù per imparare, ma
quello di annunciare la novità di Gesù che tocca tutti coloro che credono in
Lui. I discepoli sono ormai partecipi della stessa famiglia di Dio. Per la
morte-risurrezione-ascensione di Gesù essi diventano figli del Padre e fratelli
di Cristo.
Quale statura ha intuito in lei? Che non ha niente tra le mani, non porta
aromi come le altre donne, non ha il vaso di nardo come l'altra Maria, che ha
soltanto una storia triste alle spalle, e un'attesa ardente? Mi conforta il
fatto che così sono anch'io. Non ho nulla fra le mani da offrire al mio Signore,
forse solo qualche lacrima, delle storie tristi, peccati senza grandezza e senza
dolore. Ma ora sento che la mia povertà non è un ostacolo ma una risorsa per
l'incontro; che la mia debolezza non è un impedimento ma una opportunità per
incontrare il Signore della vita. Unica condizione: patire la sua assenza. Come
la sposa del Cantico che «lungo la notte cerca l'amato del suo cuore», così
Maria si ribella all'assenza di Gesù: «amare è dire: tu non morirai!» (Gabriel
Marcel). L'amore la prepara a intuire, forse il cuore già ode un rotolìo
profondo di pietre smosse. E vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. La
pietra, sigillo della morte definitiva, è smossa, il sepolcro spalancato, vuoto
e risplendente nel fresco dell'alba. E fuori è primavera. Qualcosa si muove in
Maria: timore, ansia, un fremito, un'urgenza che cambiano di colpo il ritmo del
racconto. Corse allora" Può correre ora perché sta nascendo il giorno, deve
correre perché è il parto di un universo nuovo. Corre perché l'amore ha fretta,
non sopporta indugi. Corre da Pietro e dall'altro discepolo, e le sue parole
bruciano i tempi, anticipano la fede. Non dice: hanno portato via il corpo di
Gesù. Ma: hanno portato via il Signore! Senza volerlo già parla di Gesù come del
Signore e come di un vivente. «Correvano insieme tutti e due, ma l'altro
discepolo corse più veloce di Pietro». Corrono, e non è per fede, forse
confusamente germina un bisogno, un'antica speranza, un'illogica ansia rimasta
accesa, l'amore dato e ricevuto. Lasciarsi amare è il luogo della rivelazione di
Dio! Infatti il discepolo dell'amore passivo, quello che Gesù amava, corre più
in fretta, arriva per primo alla fede, perché, secondo un detto medievale, «i
giusti camminano, i sapienti corrono, ma gli innamorati volano».
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