Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi
Commemorazione dei defunti
2 Novembre 2008

Gv 6,37-40
Riferimenti : Gb 19,1-27 - Sal26 - Rm 5,5-11

Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? Quando mi assalgono i malvagi per straziarmi la carne, sono essi, avversari e nemici, a inciampare e cadere Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia. Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua dimora, mi solleva sulla rupe. E ora rialzo la testa sui nemici che mi circondano; immolerò nella sua casa sacrifici d’esultanza, inni di gioia canterò al Signore.
Giobbe 19, 1-27
Giobbe allora rispose: 2 Fino a quando mi tormenterete e mi opprimerete con le vostre parole? 3 Son dieci volte che mi insultate e mi maltrattate senza pudore.
4 È poi vero che io abbia mancato e che persista nel mio errore? 5 Non è forse vero che credete di vincere contro di me, rinfacciandomi la mia abiezione? 6 Sappiate dunque che Dio mi ha piegato e mi ha avviluppato nella sua rete. 7 Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta, chiedo aiuto, ma non c'è giustizia! 8 Mi ha sbarrato la strada perché non passi e sul mio sentiero ha disteso le tenebre. 9 Mi ha spogliato della mia gloria e mi ha tolto dal capo la corona. 10 Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco, mi ha strappato, come un albero, la speranza. 11 Ha acceso contro di me la sua ira e mi considera come suo nemico. 12 Insieme sono accorse le sue schiere e si sono spianata la strada contro di me; hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda. 13 I miei fratelli si sono allontanati da me, persino gli amici mi si sono fatti stranieri. 14 Scomparsi sono vicini e conoscenti, mi hanno dimenticato gli ospiti di casa; 15 da estraneo mi trattano le mie ancelle, un forestiero sono ai loro occhi. 16 Chiamo il mio servo ed egli non risponde, devo supplicarlo con la mia bocca. 17 Il mio fiato è ripugnante per mia moglie e faccio schifo ai figli di mia madre. 18 Anche i monelli hanno ribrezzo di me: se tento d'alzarmi, mi danno la baia. 19 Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti: quelli che amavo si rivoltano contro di me. 20 Alla pelle si attaccano le mie ossa e non è salva che la pelle dei miei denti. 21 Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici, perché la mano di Dio mi ha percosso! 22 Perché vi accanite contro di me, come Dio, e non siete mai sazi della mia carne? 23 Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, 24 fossero impresse con stilo di ferro sul piombo, per sempre s'incidessero sulla roccia! 25 Io lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! 26 Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. 27 Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero. Le mie viscere si consumano dentro di me.
Romani 5,5-11

5La speranza poi non porta alla delusione, perché Dio ha messo il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci ha dato.
6Noi eravamo ancora incapaci di avvicinarci a Dio, quando Cristo, nel tempo stabilito, morì per i peccatori. 7È difficile che qualcuno sia disposto a morire per un uomo onesto; al massimo si potrebbe forse trovare qualcuno disposto a dare la propria vita per un uomo buono. 8Cristo invece è morto per noi, quando eravamo ancora peccatori: questa è la prova che Dio ci ama. 9Ma non basta: ora Dio per mezzo della morte di Cristo ci ha messi nella giusta relazione con sé; a maggior ragione ci salverà dal castigo, per mezzo di lui. 10Noi eravamo suoi nemici, eppure Dio ci ha riconciliati a sé mediante la morte del Figlio suo; a maggior ragione ci salverà mediante la vita di Cristo, dopo averci riconciliati. 11
E non basta! Addirittura possiamo vantarci di fronte a Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, perché ora, grazie a lui, Dio ci ha riconciliati con sé.

 

Tutto quello che il Padre mi da, verrà a me; e chi viene a me, io non lo caccerò fuori, perché io sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato, che di quanto egli mi ha dato nulla io lasci andare perduto, ma lo resusciti nell' ultimo giorno. Perché questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna e lo risusciti nell'ultimo giorno.

 

 

 

Il testo è tratto dal cap. VI di Giovanni che riporta il discorso sul pane. Gesù sfama poiché ha compassione della gente che lo segue, ma il suo gesto di accoglienza non è solo occasionale. Gesù, che è venuto per fare la volontà del Padre, mentre sfama mostra tutta la sua potenza e forza che Gesù è disposto a mettere in gioco perché ogni persona si senta amata e cercata. Il Padre, infatti, esprime nella vita del Figlio unico che tutti siano salvi per mezzo del Figlio suo. E Gesù conferma l’espressione dell’amore del Padre e il suo compito di Figlio: “Che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno”. La persona di Gesù ha un carattere decisivo: il primo passo, che il credente compie, rispondendo all’iniziativa di Dio, arriva alla fede in Gesù che è il nuovo alimento, il nuovo compagno di viaggio, il nuovo e unico redentore (poiché riscatta e libera dal male e persino dalla morte). Il Padre non solamente insegna a conoscere Gesù all’uomo, ma lo rincuora togliendolo dalla sua disperazione e affidandolo completamente al Messia. Così iniziano i tempi definitivi, ultimi. E la prospettiva, giocata sul futuro, si accompagna con la presenza di Gesù che riscatta dalla morte. Si continua a ripensare al futuro, a ciò che ci sfugge poiché il futuro è nelle mani di Dio, ma le premesse sono poste qui. Dalle mani di Dio passiamo per libera scelta di Gesù nelle sue mani e siamo custoditi fino all’ultimo giorno. Con la fede siamo salvati e viviamo nella vita eterna già qui in attesa della conclusione gioiosa.

La liturgia non ha pianti, perché ciò di cui fa memoria non è la morte, ma la risurrezione. La liturgia non ha lacrime, se non asciugate dalla mano di Dio; essa infatti non pronuncia parole sulla fine ma sulla vita. «Se tu fossi stato qui mio fratello Lazzaro non sarebbe morto». Marta ha fede in Gesù, eppure si sbaglia. Così noi ripetiamo le sue parole e il suo errore: in questa malattia del mio familiare, dov'è Dio? Se Dio esiste, perché questa morte innocente? Se Tu sei qui, i miei cari non moriranno" Invece Dio è qui, sempre, ma non come esenzione dalla morte. Gesù non ha mai promesso che i suoi amici non sarebbero morti. Per lui il bene più grande non è una vita lunga, un infinito sopravvivere; l'essenziale non sta nel non morire, ma nel vivere già una vita risorta. L'eternità è già entrata in noi molto prima che accada, entra con la vita di fede (chiunque crede in Lui ha la vita eterna), entra con i gesti del quotidiano amore. Il Signore ci insegna ad avere più paura di una vita sbagliata che della morte. A temere di più una vita vuota e inutile che non l'ultima frontiera che passeremo aggrappandoci forte al cuore che non ci lascerà cadere. Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Né angeli né demoni, né vita né morte, nulla ci potrà mai separare dall'amore (Rm 8,35-37). Questo mi basta. Se Dio è amore, mi vendicherà della mia morte. La sua vendetta è la risurrezione, un amore mai più separato. Dio salva, questo è il suo nome. Salvare significa conservare. Per sua precisa volontà nulla andrà perduto, non un affetto, non un bicchiere d'acqua fresca, neanche il più piccolo filo d'erba. Una preghiera per i defunti, forse la più bella, invoca: ammettili a godere la luce del tuo volto. I verbi della fede cedono ad un verbo umile e forte, inerme ed umanissimo: godere. La ragione cede alla gioia, la fede al godimento. L'eternità fiorisce nei verbi della gioia. Perché Dio non è risposta al nostro bisogno di spiegazioni, ma al nostro bisogno di felicità, lo è per i miei sensi, lo spirito, gli affetti e il cuore, per la totalità della mia persona. La nostra esperienza sostiene che tutto va dalla vita verso la morte. La fede cristiana dichiara invece che l'esistenza dell'uomo va da morte a vita. Dal santuario di Dio che è la terra e dove nessun uomo può restare a vivere, le porte della morte conducono verso l'esterno. Ma su che cosa si aprono i battenti di questa porta? Non lo sai? Sulla vita!