
Nella nostra vigna la vendemmia avviene ogni giorno
XXVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO A
5 ottobre 2008
Matteo 21,33-43
Riferimenti : Isaia 5, 1-7 : Salmo 79 : Filippesi 4, 6-9
Tu, pastore d'Israele, ascolta, tu che
guidi Giuseppe come un gregge. Assiso sui cherubini rifulgi
davanti a Efraim, Beniamino e Manasse. Risveglia la tua potenza
e vieni in nostro soccorso. Rialzaci, Signore, nostro Dio, fà
splendere il tuo volto e noi saremo salvi. Signore, Dio degli
eserciti, fino a quando fremerai di sdegno contro le preghiere
del tuo popolo? Tu ci nutri con pane di lacrime, ci fai bere
lacrime in abbondanza. Ci hai fatto motivo di contesa per i
vicini, e i nostri nemici ridono di noi. Rialzaci, Dio degli
eserciti, fà risplendere il tuo volto e noi saremo salvi. Hai
divelto una vite dall'Egitto, per trapiantarla hai espulso i
popoli. Le hai preparato il terreno, hai affondato le sue radici
e ha riempito la terra. La sua ombra copriva le montagne e i
suoi rami i più alti cedri. Ha esteso i suoi tralci fino al mare
e arrivavano al fiume i suoi germogli. Perché hai abbattuto la
sua cinta e ogni viandante ne fa vendemmia? La devasta il
cinghiale del bosco e se ne pasce l'animale selvatico. Dio degli
eserciti, volgiti, guarda dal cielo e vedi e visita questa
vigna, proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il
germoglio che ti sei coltivato. Quelli che l'arsero col fuoco e
la recisero, periranno alla minaccia del tuo volto. Sia la tua
mano sull'uomo della tua destra, sul figlio dell'uomo che per te
hai reso forte. Da te più non ci allontaneremo, ci farai vivere
e invocheremo il tuo nome. Rialzaci, Signore, Dio degli
eserciti, fà splendere il tuo volto e noi saremo salvi. |
Isaia
5, 1-7
Il profeta canta l'amore di Dio per il
suo popolo nella storia del mondo e racconta un amore grande,
delicato, generoso e tradito. E' un profeta colui che alza la
voce per l'amico intimo ("il mio diletto" v. 1), il
padrone-sposo, il Dio di Israele. Il profeta permette al Signore
di sfogare la divina nostalgia e sofferenza per la sposa che lo
ha abbandonato. - la prima parte descrive l'opera generosa e
fedele di un contadino per la sua vigna: la dissoda, la
ripulisce dai sassi, sceglie le piantine, costruisce la torre
per sorvegliare e tenere lontano i ladri nel tempo della
vendemmia, installa il tino per avere subito il mosto (vv. 1-2:
si richiamano cinque azioni. Potrebbero ricordare i 5 libri
della Legge o Torà). - Il padrone a questo punto interviene in
prima persona. Non è solo un colono, ma è il Signore che parla
attraverso il profeta. C'è una "lite". - Viene spiegata
l’immagine con l’identificazione tra il popolo d’Israele e il
Signore. Con un gioco di parole viene ricordato, in ebraico, che
“Egli aspettava diritto (mishpat)
ed ecco delitto (mishpach), attendeva giustizia {tsedaqa) ed
ecco lamento (se'aqa)". La conclusione drammatica che si
prospetta è la distruzione del popolo nella morte, a causa di
questa dispersione sul piano etico-sociale: la rottura
dell'Alleanza non solamente porta disordine nel contesto, ma
causa distruzione e catastrofi. Quando l'uomo si disorienta, si
sgretola tutto il mondo. Non è Dio che provoca danni, ma sono le
scelte malvage che impoveriscono e abbattono l'equilibrio e la
gioia del cuore. |
Filippesi 4, 6-9
S. Paolo, nella parte finale della
lettera ai Filippesi, propone uno stile pieno di gioia e di
amore. La comunità, evangelizzata nel II viaggio missionario
(verso il 49 d.C.), è molto vicina a Paolo. Lo hanno raggiunto
fino in carcere, dove si trova, mandandogli una generosa offerta
mediante Epafrodito, che perciò si fa portavoce, di prima mano,
dei progressi di questa chiesa. Paolo si sente orgoglioso e
fiero e dice: "Voi siete mia gioia e mia corona" (4,1). In
questo testo Paolo esorta a mantenere l'inalterabile pace di
Cristo: - tenete lontana ogni ombra di inquietudine, - pregate
con fiducia dicendo a Dio le vostre difficoltà ed Egli vi darà
la pace, che è la piena armonia con Lui, al disopra di ogni
sforzo intellettuale e oltre ogni incidente, - questa pace però
non toglie dalla concretezza e dalla verifica critica per capire
ciò che vale, ciò che è giusto, virtuoso e merita lode, - nel
credente cresce la responsabilità di valutare ed apprezzare nel
mondo ciò che conta davvero, - ma è necessaria una norma di
discernimento: è importante confrontarsi con l'insegnamento e la
condotta dell'apostolo e quindi di tutta la Chiesa poiché nella
comunità cristiana, particolarmente, si può imparare a capire
che cosa è vero e giusto agli occhi di Dio. |
Matteo 21,33-43
In
quel tempo,Gesù disse loro un’altra parabola: C'era un padrone che piantò una
vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre,
poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. 34 Quando fu il tempo dei frutti,
mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. 35 Ma quei
vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo
lapidarono. 36 Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si
comportarono nello stesso modo. 37 Da ultimo mandò loro il proprio figlio
dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! 38 Ma quei vignaioli, visto il figlio,
dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.
39 E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. 40 Quando dunque
verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». 41 Gli rispondono:
«Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli
consegneranno i frutti a suo tempo». 42 E Gesù disse loro: «Non avete mai letto
nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata
d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? 43
Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo
farà fruttificare.
Matteo 21, 33-43
La parabola dei vignaioli omicidi è presente anche nei Vangeli di Luca e
Marco: segno che le sono riconosciute caratteristiche particolari che colpiscono
e che meritano di essere ricordate. Viene delineata la tragedia del popolo che
non accoglie il messaggio di Gesù: si rifà al canto della vigna di Isaia (prima
lettura) e si arricchisce della citazione del Salmo 118,22 (v.42). - L'uditorio
è qualificatissimo: sommi sacerdoti ed anziani del popolo; la parabola è rivolta
a loro, riproponendo, in sintesi, la storia del popolo d'Israele. - Anche se non
tutto è comprensibile, la parabola ha lo scopo di focalizzare alcuni elementi
globali. Il padrone pianta la vigna e se ne va. I vignaioli uccidono, bastonano
e il padrone manda il figlio. Il progetto di uccidere anche il figlio
famacchinare l'ipotesi di diventare, poi, padroni della vigna. - Gesù vuole
significare la gratuità e la novità di Dio che accompagnano la storia del mondo
e la risposta corrispondente dovrebbe mostrarsi come riconoscenza. E, invece,
risultato di questa attenzione sono il rifiuto e il delitto. - La misericordia
impensabile di Dio arriva fino "a dare il suo figlio unigenito" (Gv 3,18), ma
viene rifiutato a tal punto da raggiungere la ribellione totale. - La sentenza è
pronunciata dagli stessi capi, riconoscendo come giusta la distruzione e il
trasferimento ad altri del diritto di coltivare la terra. - Troviamo espressa,
in sintesi, la visione del primo evangelista circa i rapporti tra Israele e la
Chiesa. Quest'ultima è il popolo di Dio che prende il posto di Israele. Eppure
anche questa Chiesa non è definitivamente il "nuovo popolo di Dio" perché il
popolo, nella sua pienezza, includerà anche Israele e tutte le nazioni. - Matteo
dice che nessuno può rivendicare il diritto di proprietà "sul Regno di Dio",
neppure la Chiesa, costruita sulla pietra angolare che è Cristo. Titolo di
appartenenza è la fecondità, è fare fruttificare il Regno. - Matteo lancia un
messaggio che scuote le false sicurezze. Non basta far parte della Comunità alla
quale è ora affidato il Regno di Dio. Per essere riconosciuti dal Signore,
bisogna fare la volontà del Padre: essa si esprime in opere buone e in carità
operosa.
Vigna d'uva selvatica in Isaia, vendemmia di sangue nel Vangelo di Matteo: è
la domenica delle delusioni di Dio. Io sono così, vigna e delusione di Dio.
Isaia e Matteo raccontano la cura appassionata di chi ha piantato la vigna, l'ha
cinta come un abbraccio, vi ha scavato un tino, eretto una torre, e poi l'ha
affidata alle cure d'altri: e inizia la storia perenne di un amore e di un
tradimento. Da un lato la nobiltà d'animo del padrone, dall'altro la brutalità
violenta e stupida dei vignaioli. Eppure il tradimento dell'uomo non è in grado
di fermare il piano di Dio: la vigna darà frutto e Dio non sprecherà la sua
eternità in vendette. Nelle vigne è stagione di frutti. In noi invece la
vendemmia avviene ogni giorno, viene con le persone che cercano pane, Vangelo,
giustizia, un po' di coraggio e una breccia di luce. Cosa trovano in noi? Vino
buono o uva acerba? Tutti cadiamo nell'errore dei vignaioli: l'atteggiamento
sterile di calcolare e prendere ciò che la vigna (che è lo Stato, la Chiesa, il
gruppo, la famiglia, la comunità), gli altri ci possono dare. Anziché
preoccuparci di ciò che noi possiamo donare, far nascere e maturare. Ci
arroghiamo il ruolo di vendemmiatori, anziché quello di servitori della vita.
Anzi, il mio ruolo più vero è quello di una piccola vite, di un tralcio
innestato su Cristo, chiamato a dare frutto, senza contare, per la fame e la
gioia d'altri. Il sapore profondo di questo frutto è espresso da Isaia:
«aspettavo giustizia, attendevo rettitudine, non più grida di oppressi, non più
sangue». Il frutto che Dio attende è una storia che non generi più oppressi,
sangue, ingiustizia e volti umiliati. «Cosa farà il padrone della vigna, dopo
l'uccisione del Figlio?». La soluzione proposta dai Giudei è logica: una
vendetta esemplare, nuovi vignaioli, nuovi tributi. La loro idea di giustizia è
riportare le cose un passo indietro, ritornare a prima del delitto, mantenendo
intatto il ciclo immutabile del dare e dell'avere. Ma Gesù non è d'accordo e
introduce la novità propria del Vangelo. Il sogno di Dio non è il tributo
pagato, ma una vigna che non maturi più grappoli rossi di sangue e amari di
lacrime, ma grappoli gonfi di sole e di luce. Per questo è venuto Cristo, vite e
vino di festa. Su di lui mi fondo, in lui mi innesto, di lui mi disseto, di lui
godo. Cresco di lui, che riempie di vita le strade del mondo, di vino buono le
giare di Cana. |