DEDICAZIONE CHIESA CATTEDRALE
19 ottobre 2008

Giovanni 10,22-30
Riferimenti : Baruc 3,24-38 : 2a let. di S.Paolo a Timoteo 2,19-22

Baruc 3,24-38
Nel libro di Baruc, composto nel II sec. a.C. in greco, e usato spesso per la liturgia penitenziale del perdono, riprende la riflessione sulla sapienza dispensata nel mondo ma poi particolarmente identificata con la legge. La casa di Dio è la creazione. In questa storia del mondo ci sono stati vari personaggi che pensavano di poter conquistare il mondo con la forza, ma Dio non diede loro la sapienza. Essa sta alla base di ogni ordine e di ogni meccanismo, è segreta, misteriosa, irraggiungibile. Solo Dio è capace di conoscerla e di darla in dono al suo popolo. "E'apparsa sulla terra ed ha vissuto fra gli uomini". Questa apparizione può essere intesa come il dono della legge a Mosé nella manifestazione di Dio sul Sinai e può essere un richiamo al Messia, come molti Padri hanno interpretato.
2a lettera di S.Paolo apostolo a Timoteo 2,19-22
Nella seconda lettera a Timoteo, San Paolo ricorda che la chiesa è salda nonostante la minaccia di eresia e l'allontanamento di alcuni che non reggono la fedeltà a Dio. La Chiesa si appoggia a Lui solo e trova la sua garanzia nella Parola del Signore. Questa riassume la situazione dei credenti su due tracce: l'iniziativa gratuita di Gesù e la risposta di impegno pratico. Si usava, infatti, scrivere e seppellire nelle fondamenta delle case dei pezzetti di pergamena con delle scritte che dovevano ricordare la solidità e il valore di una costruzione. Qui sono scritte le due linee fondamentali della fede cristiana. La parabola dei vasi nobili e dei vasi di poco conto è richiamo per la comunità cristiana che si deve sforzare di essere fedele e non deviante. Il Signore "conosce" quelli che gli appartengono. Perciò separatevi dagli eretici e cercate di essere vasi preziosi "consacrati (santificati)" utili e pronti per ogni opera buona. In altre parole, siate cristiani genuini che si distinguono per impegno dì giustizia, di fede, di carità e di pace con tutti gli altri cristiani che credono, senza doppi fini.

Giovanni 10,22-30
In quel tempo 22 ricorreva a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d`inverno.23 Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. 24 Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l`animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente". 25 Gesù rispose loro: "Ve l`ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; 26 ma voi non credete, perché non siete mie pecore. 27 Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.28 Io dò loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.29 Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.30 Io e il Padre siamo una cosa sola".

Giovanni 10,22-30
Il Vangelo di S. Giovanni ricorda la festa della Dedicazione e Consacrazione del tempio, rinnovata ai tempi di Giuda Maccabeo (165 a.C.) che lo aveva sottratto ai siriani, dopo la profanazione dì Antioco Epifane (vedi 1 Macc. 4,36-5 a). Tale festa si celebra di dicembre e dura 8 giorni. Si accendono i grandi candelabri della festa delle capanne, ricreando un'atmosfera gioiosa e si giunge a chiamarla "festa delle luci"e "delle Capanne d'inverno". Gesù passeggia nel tempio: non è la Galilea, luogo della libertà, ma è il tempio, il luogo dove i suoi nemici si sentono di casa e gli vogliono dare la morte. Ma Gesù si sente ugualmente libero. I portici, che vengono ricordati qui, vanno messi in relazione con i portici della piscina (Gv. 5,2: cinque portici) dove si radunano i malati. L'uno e l'altro rappresentano gli spazi dell'oppressione della Legge. Là Gesù guarisce il paralitico, qui Gesù dice la parola nuova della salvezza. Lo assediano per interrogarlo. Vogliono forzarlo perché si dichiari Messia, ma Gesù qui non si pronuncia. Lo aveva detto solo alla Samaritana (4,26), poiché dirsi Messia, nella mentalità corrente, significa proclamarsi re d'Israele ed essi temono per il loro potere. Gesù si è comunque dichiarato, varie volte, "inviato del Padre" e, nello stesso tempo, gli antichi simboli sono sostituiti dalla sua persona: Egli è l'acqua nuova. Egli è la luce del mondo. Egli è il nuovo pastore. La sua risposta sono le opere. Bisogna partire da lì e lì concludere. D'altra parte per capire Gesù bisogna capire quali sono i desideri e il progetto del Padre. Infatti, solo l'uomo e il suo bene sono più importanti di ogni altra realtà sociale o istituzione. Disegno di Dio è ciò che favorisce la libertà, la dignità, la vita dell'uomo. Ogni legge o istituzione che non conosce queste condizioni non può essere riconosciuta da Dio. Cosi Gesù presenta le opere a favore dell'uomo.