La croce, punto di congiunzione tra Dio e il mondo
ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
XXIV domenica del tempo ordinario
14 settembre 2008

Giovanni 3, 13-17
Riferimenti :Numeri 21, 4b- Salmo 77 - 9Filippesi 2, 6-11

Numeri 21, 4b-9
Il cammino del deserto ?faticoso e difficile. Il popolo, che non ha ancora interiorizzato il valore della libert? ma solo la fatica di gestirla, rimprovera Dio e Mos?di averli fatti uscire dalla schiavit?per vivere, per? in un posto dove anche il mangiare abitudinario (la manna) ormai ?nauseabondo. Nel testo non si parla di reazioni verbali, ma di una immediata moria di persone, morsicate da serpenti, facili in tale territorio, il cui morso brucia nella pelle. Cos?fatti angosciosi e pericolosi sono presto collegati al castigo di Dio e quindi, come spesso avviene in questo popolo, ci si pente e si supplica Mos?di intercedere. Mos?ha sempre il coraggio di mettersi dalla parte del suo popolo e sente, come proposta, un suggerimento curioso: "Fatti un serpente e innalzalo su un'asta. Colui che ?stato morso, se lo guarder? rester?in vita". Il serpente ha un particolare riconoscimento nelle religioni del Medio Oriente di quel tempo. Anche nel primo libro della Bibbia, la Genesi, il serpente si presenta, all'apparenza, amico della prima coppia, ma con l'intento, astuto, di rovinare il capolavoro di Dio e di perdere l'umanit? Ma Dio sa cambiare il male in bene. Egli fa fare una copia inanimata del serpente, cosicch?chi guarda quel segno riceve la vita da Dio che sa ricostruire un popolo, nonostante il male. Ma ci si deve fidare di Lui.
Filippesi 2, 6-11
Paolo ?molto affezionato alla comunit?di Filippi, ma scopre, nelle pieghe di una umanit?attiva, atteggiamenti di invidia tra alcuni che cercano di fare da padroni. Per questo l?apostolo si preoccupa di suggerire alcuni atteggiamenti morali. ?Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carit? con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalit?o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umilt? consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri? (2,2-4). La preoccupazione di suggerire un modello porta Paolo a ripensare ai sentimenti di Ges? Perci??Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Ges? il quale, pur essendo di natura divina?? e con il brano di oggi il suggerimento continua sul doppio filo di ci?che Ges?sente e vive nel suo stile e ci?che Ges??in realt?nella sua avventura. E, cosa ancora pi?curiosa, il testo pare sia un inno che le comunit?cristiane conoscono gi?in precedenza e che delinea la vicenda di Ges?- prima della nascita da Maria, - la sua incarnazione che ??svuotamento ? della sua grandezza fino alla morte, crocifisso come uno schiavo traditore, - l?innalzamento nella gloria poich?il Padre lo riscatta e lo rende Signore. Davanti a Lui ogni persona riconosce la grandezza di Ges?e la propria sudditanza. Il suggerimento conclusivo ?squisitamente morale, mentre l?inno costituisce una altissima professione teologica. Anche noi diventeremo grandi, nel seguire Ges? se avremo cercato di sviluppare lo stesso suo stile e i suoi sentimenti nella vita terrena.

Giovanni 3, 13-17
In quel tempo, Ges?disse a Nicodemo: 13 nessuno ?mai salito al cielo, fuorch?il Figlio dell'uomo che ?disceso dal cielo. 14 E come Mos?innalz?il serpente nel deserto, cos?bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15 perch?chiunque crede in lui abbia la vita eterna?. 16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perch?chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perch?il mondo si salvi per mezzo di lui.

Nel Vangelo di Giovanni leggiamo solo cinque versetti del brano che racconta l'incontro e la riflessione di Ges?con Nicodemo, un uomo saggio, influente, autorevole che per?vuole intervistare il Signore, al di fuori degli occhi indiscreti e con calma (3,2-21). Dopo tre brevissimi interventi di questo amico notturno, il testolascia tutto lo spazio alla parola di Ges?che sviluppa una riflessione battesimale: - solo chi ?generato dall'alto pu?vedere il regno di Dio, mediante il dono dello Spirito (vv 2-8); - questa effusione non pu?avvenire per la forza dell'uomo. Solo Ges? Figlio dell'uomo, l'unico che viene dal cielo, rende possibile la rinascita per quelli che credono in lui (vv 9-15); - per questa presenza di Ges?tra noi, fondamentale ?il dono di Dio che ?Padre del Figlio unigenito. La salvezza ?vista in termini ascendenti: dallo Spirito al Padre attraverso Ges? La fonte di questa trasformazione totale ?l'iniziativa unica e gratuita del Padre ?che ama il mondo? (la creazione e l?umanit?nella creazione). L'episodio del serpente, innalzato nel deserto, d?uno spunto impensabile alla riflessione di Giovanni. Per essere salvi nella speranza e nell'amicizia di Dio, bisogna guardare, come gli ebrei avvelenati dai serpenti, colui che ? innalzato. ?una bestia di maledizione, ma Dio trasforma in speranza ci?che ? maledetto. Un crocefisso, condannato dalla legge religiosa e civile, ?un maledetto, ma "innalzato" (Giovanni ci tiene a ricordare continuamente questo "innalzato", guardando il crocifisso) ?l'inizio della gloria, del ritorno al Padre, della garanzia che Dio ha mostrato, attraverso Ges?stesso che porta un amore coraggioso e infinito, paziente, unico. Agli occhi delle persone che reclamano, sotto la croce, un segno di Dio che diventi finalmente la difesa di quest'uomo giusto, o un segno di giustizia per verificare se davvero ?un uomo di Dio, il Padre accetta fino in fondo di restare in silenzio e Ges?fino in fondo accetta l'abbandono. Insieme dimostrano una pienezza di vita, una fedelt?reciproca impensabile, un amore totalmente disarmato, proprio perch??more. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perch?chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna". Il nostro Dio, dice Giovanni, si manifesta nella croce. E? il supplizio atroce che gli uomini hanno scelto per cancellare l'esperienza e la parola di Ges? Eppure proprio la croce diventa dialogo di amore del Padre di tutti ed ?accettata dal Figlio fedele che dimostra questo amore totale E? difficile capire, ma possiamo solo intravvedere che la croce chiude e sigilla la parola dei profeti che scorre fino a Ges?nella rivelazione e apre alla speranza un mondo libero che cerca un senso. Questa ?l?intuizione pi?sconvolgente e pi?profonda di tutta la fede cristiana. Se la si coglie, si scopre veramente la novit?assoluta, tutto l'amore disarmante di Dio, tutta la pienezza e lo splendore di cui ci ha investito l'iniziativa del Signore.

Esaltazione della Santa Croce ?Nessuno ?mai salito al cielo, se non colui che ?disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mos?innalz?il serpente nel deserto, cos?bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perch?chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perch?chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perch?il mondo sia salvato per mezzo di lui?. L'unica parola che il cristiano ha da consegnare al mondo ?la parola della Croce. Dio ?entrato nella tragedia dell'uomo, perch?l'uomo non vada perduto, con il mezzo scandalosamente povero e debole della croce. Per sapere chi sia Dio devo inginocchiarmi ai piedi della croce (Karl Rahner). Tra i due termini, Dio e mondo, Dio e uomo, che tutto dice lontanissimi, incomunicabili, estranei, le parole del Vangelo indicano il punto di incontro: il disceso innalzato, al tempo stesso Figlio dell'uomo e Figlio del cielo. Cristo si ?abbassato, scrive Paolo, fino alla morte di croce; Cristo ?stato innalzato sulla croce, dice Giovanni, attirando tutto a s? Tra Dio e il mondo il punto di congiunzione ?la croce, che solleva la terra, abbassa il cielo, raccoglie i quattro orizzonti, ?crocevia dei cuori dispersi. Colui che era disceso risale per l'unica via, quella della dismisura dell'amore. Per questo Dio lo ha risuscitato, per questo amore senza misura. L'essenza del cristianesimo sta nella contemplazione del volto del crocifisso (Carlo Maria Martini), porta che apre sull'essenza di Dio e dell'uomo: essere legame e fare dono. Ha tanto amato il mondo da dare il Figlio. Mondo amato, terra amata. Da queste parole sorgive, iniziali ripartire: ?Noi non siamo cristiani perch? amiamo Dio. Siamo cristiani perch?crediamo che Dio ci ama? (P. Xardel). E noi qui a stupirci che, dopo duemila anni, ci innamoriamo ancora di Cristo proprio come gli apostoli. Quale attrazione esercita la croce, quale bellezza emana per sedurci? Sulla croce si condensa la seriet?e la dismisura, la gratuit?e l'eccesso del dono d'amore; si rivela il principio della bellezza di Dio: il dono supremo della sua vita per noi. Lo splendore del fondamento della fede, che ci commuove, ?qui, nella bellezza dell'atto di amore. Suprema bellezza ?quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio di Dio si lascia annullare in quel poco di legno e di terra che basta per morire. Veramente divino ?questo abbreviarsi del Verbo in un singulto di amore e di dolore: qui ha fine l'esodo di Dio, estasi del divino. Arte di amare. Bella ?la persona che ama, bellissimo l'amore fino all'estremo. In quel corpo straziato, reso brutto dallo spasimo, in quel corpo che ?il riflesso del cuore, riflesso di un amore folle e scandaloso fino a morirne, l??la bellezza che salva il mondo, lo splendore del fondamento, che ci seduce. (Letture: Numeri 21,4b-9; Salmo 77; Filippesi 2,6-11; Giovanni 3,13-17).