
II Domenica di Pasqua
1 maggio 2011 Giovanni. 20, 19- 31
Riferimenti : Atti degli Apostoli. 4, 8-24a - Salmo -
Colossesi. 2, 8-15
Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni,
dategli gloria; perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà
del Signore dura in eterno. |
Apostoli. 4, 8-24a
In quei giorni. Pietro, colmato di Spirito
Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi
veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e
cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti
voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il
Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai
morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra,
che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la
pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti,
sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è
stabilito che noi siamo salvati». Vedendo la franchezza di
Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone
semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li
riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi
in piedi, vicino a loro, l’uomo che era stato guarito, non
sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si
misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a
questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso
è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme
che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente
tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad
alcuno in quel nome». Li richiamarono e ordinarono loro di non
parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma
Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio
obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non
possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Quelli
allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in
che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del
popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto. L’uomo
infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione
aveva più di quarant’anni. Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni
andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto
loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. Quando udirono questo,
tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio.
Gli Atti degli Apostoli raccontano di Pietro e Giovanni che, in
un giorno feriale, salgono al Tempio di Gerusalemme a pregare.
Incontrando uno storpio, malato fin dalla nascita, accompagnato
ogni giorno presso la porta “Bella” del tempio per chiedere
l'elemosina, i due apostoli si scusano di non poter offrire
soldi, ma comandano: “Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno,
cammina" (Atti 3,1-10). Poi continuano la propria presenza nel
tempio, semplicemente, mentre lo storpio guarito urla a tutti la
propria guarigione. Tutti vengono bloccati e ai discepoli di
Gesù che non si nascondono, ma che si comportano con
naturalezza, si chiede loro conto di quello che dicono e fanno:
"Con quale potere e in nome di chi avete fatto tutto questo".
Pietro, "pieno di Spirito Santo", mentre difende la guarigione
dello storpio alla porta "Bella" del tempio, "ai capi del popolo
e agli anziani ", suscitando stupore e meraviglia, chiarisce che
la guarigione è stata fatta "nel nome di Gesù Cristo il
Nazareno". La morte di Gesù era rimasta come un tragico ed
enigmatico avvenimento che si preferiva dimenticare negli
ambienti religiosi e politici, per le implicanze di ingiustizie,
risentimenti e rancori. I discepoli, invece, con la loro libertà
e franchezza, sconcertano e impauriscono allo stesso tempo.
Pietro, comunque, non teme di parlare di Gesù, riportando le
conclusioni che loro stessi, alla luce dei fatti avvenuti dopo
la risurrezione, stanno decifrando e maturando. Gesù è la vera,
unica possibile speranza del mondo. Questo Gesù, "che voi avete
crocifisso e Dio lo ha risuscitato dai morti," interessa tutti e
offre un modo nuovo di interpretare, di seguire, di prevedere,
di impostare la propria vita. Ci si deve porre nella scelta
della fedeltà a Lui. Il solo suo nome provoca cambiamenti
poderosi e nel suo nome viene addirittura annunziata la vittoria
sulla morte e il perdono di ogni male. Pietro e Giovanni sono le
uniche persone serene nel trambusto e nella tensione generale.
La consapevolezza di una verità che coinvolge la vita non può
essere nascosta, pur con tutto il rispetto e la discrezione del
caso. Se poi chiede il senso, non si può però mentire. Questo è
il senso che Pietro vuole dare al suo comportamento, che è anche
una linea morale coerente. Agli occhi di questi sacerdoti dotti
e competenti, astuti e navigati le argomentazioni appaiono
strabilianti, poiché vengono da persone ignoranti e rozze,
lavoratori di un popolo non acculturato, senza legge e
disprezzabile. Eppure Pietro e Giovanni presentano le prove
dello storpio guarito e propongono una nuova e sconvolgente
interpretazione di Gesù, pur considerato
malfattore e bestemmiatore e per questo giustiziato. Gesù,
inviato e segno del Padre, - essi affermano- è fondamento
dell'esistenza e della salvezza del mondo. Essi poi richiamano
proprio ai capi come la Scrittura afferma che la pietra scartata
diventa pietra fondante. Essi hanno "scartato" Gesù come pietra
inutile” e, invece, è Gesù la pietra angolare (Sal 118,22). Ma
questo rivoluziona e scardina tutto il loro sapere, le loro
scelte, la loro religiosità. E’ il crollo della loro vita poiché
più che la morte di Gesù (che corrisponde al”non sanno quello
che fanno”) è la verifica di un cammino che si apre davanti a
loro che li disorienta. Li obbliga a pensare prima ancora di
scegliere, ma di scegliere dopo avere verificato. Un
comportamento prudenziale porta ad imporre il silenzio, ma il
silenzio è altrettanto contradditorio della menzogna. «Se sia
giusto, dinanzi a Dio, obbedire a voi invece che a Dio,
giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo
visto e ascoltato» (vv. 19-20). Questa “obiezione di coscienza”
rivoluziona il cammino della storia, poiché obbliga a
raggiungere, attraverso una testimonianza fedele, ciò che è più
alto e più nobile, a costo di un proprio sacrificio, e induce ad
un processo di maturazione e ad un progresso di civiltà e di
valori. La conclusione conduce alla gioia di aver scoperto che
il Signore è capace, anche attraverso le deboli forze di seguaci
impauriti ed ignoranti, di cambiare la malattia in liberazione e
di portare speranze nuove ed orizzonti aperti per tutti. Quando
i discepoli tornano, si fanno portavoce dei sommi sacerdoti e
dei capi. In fondo si preoccupano di motivare le scelte e
l’impostazione di libertà e, per onestà, avvisano sulla
pericolosità di essere cristiani. Essi suggeriscono l’impegno a
chiarire la propria fede, a rendere responsabile la propria
libertà e a chiedere la forza dello Spirit |
Colossesi. 2, 8-15
Fratelli, fate attenzione che nessuno faccia di
voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla
tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo
Cristo. È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della
divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo
di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati
anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano
d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la
circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui
siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che
lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a
voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non
circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e
annullando il documento scritto contro di noi che, con le
prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo
inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i
Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo,
trionfando su di loro in Cristo.
Il pericolo sempre presente in una comunità è quello di
intravvedere e quindi di sentirsi suggestionati da false
dottrine (2,4), allettanti e accattivanti, ragionevoli e, in
più, cariche di elementi tradizionali. Spesso la tradizione, o
presunta tale, diventa qualità fondamentale per misurare e
giudicare il nuovo. E tuttavia queste dottrine vogliono
inquinare la fede su Gesù, non accettandolo più al centro della
fede. Paolo invece propone il primato di Gesù, fondamento e
causa della nuova condizione dei cristiani. Non viene detto,
comunque, in modo chiaro, quali siano questi pericoli. Ma Paolo
incoraggia ad essere guardinghi perché c'è il pericolo di
"essere fatti schiavi" di falsità. E’ in gioco, infatti, la
verità sulla rivelazione di Gesù che viene rimescolata a
elementi del mondo e legata ad una tradizione umana. Già in
questa lettera è stato riportato, precedentemente, uno splendido
inno (1,15-20) dove Gesù è presentato come "immagine del Dio
invisibile, generato prima di ogni creatura… ed è piaciuto a Dio
che abiti in lui (Cristo) tutta la pienezza (1,19)". pienezza in
rapporto alla creazione e in rapporto alla Chiesa. La
chiarificazione sulla pienezza viene specificata in questo
secondo capitolo: “In lui abita corporalmente tutta la pienezza
della divinità”.
“In Cristo abita tutta la pienezza di Dio corporalmente”, e quel
“corporalmente”, riferito alla vita quotidiana di Gesù, può
continuare ad essere riferito al corpo di Cristo glorioso e
quindi alla sua Chiesa, per cui ogni cristiano è "riempito di
Lui". · L’immersione in Gesù risorto avviene attraverso il
simbolo dell'immersione nell’acqua del battesimo (“Con lui
sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la
fede nella potenza di Dio”). Per significare la salvezza che
Gesù porta, viene usata l'immagine del “documento scritto e
inchiodato alla croce”. Si usava, nel linguaggio e tra gli
strumenti del commercio, scrivere un documento in cui si
riportavano i debiti. In questo caso si suppone la
certificazione e la denuncia dei peccati dell'uomo, oppure,
secondo altre interpretazioni, la trascrizione della legge
mosaica con tutti i suoi precetti. Il debitore certificava e
sottoscriveva, di proprio pugno, il debito contratto,
impegnandosi ad onorarlo, altrimenti sottoscriveva la propria
condanna. · Quel documento, inchiodato alla croce, annulla il
nostro debito, che viene distrutto dall’amore e dalla morte di
Gesù. Così Gesù vince il male anche per noi, e Paolo immagina,
secondo l’uso romano, il risorto sul carro del vincitore, con il
corteo dei vinti trascinati (in questo caso sono i precetti
umani e la venerazione di altre potenze). · I cristiani,
finalmente, sanno di poter seguire un solo vincitore che non
vince gli uomini, ma vince il male nell’uomo: il Salvatore Gesù,
crocifisso e risorto.
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Giovanni. 20, 19- 31
In
quel tempo. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano
chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei,
venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò
loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù
disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando
voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a
cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete,
non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con
loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il
Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e
non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo
fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e
c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e
disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le
mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma
credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse:
«Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno
creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non
sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate
che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel
suo nome
Giovanni racconta nel cap. 20 vari episodi che si concatenano tra loro: A. i
discepoli alla tomba (vv 1-10), B: Gesù e Maria Maddalena (11-18), C: Gesù e i
discepoli (19-23), B': Gesù e Tommaso (24-29), A': i futuri credenti (30-31).
Centrale è l'apparizione ai discepoli (19-23) in cui Gesù si fa riconoscere come
il crocifisso risorto da tutta la comunità dei discepoli, richiamando così
l'identità tra il crocifisso e il risorto. Il testo che leggiamo oggi ci riporta
alla seconda parte del capitolo (20,19-31) dove vengono raccontate due
apparizioni nel cenacolo a distanza di 8 giorni l'una dall'altra, nella realtà
di morte che si è costituita per paura, in una stanza senza aperture e senza
passaggi. Questa comunità sta vivendo, essa stessa, l’esperienza della paura e
della tomba. Gesù porta finalmente la vita e la gioia. · vv. 19-23: la prima
apparizione al gruppo degli apostoli esprime il progetto della missione nel
mondo. Come Gesù, essi saranno portatori di pace (qui la pace non è data come
augurio ma come dono) e portatori di perdono perché ricchi dello Spirito di Gesù,
che è capace di perdono e di rigenerazione. Nella gioia e nella fede viene
espressa la missione in rapporto al Padre e viene riproposta la nuova creazione
con il soffio di Dio: creazione e perdono rigenerano il mondo: il tempo nuovo
che si profila attraverso il dono dello Spirito. · vv. 24-29: nonostante la
protesta e la perplessità di Tommaso la comunità inizia a testimoniare la
risurrezione. Tommaso non si fida e sceglie come misura della propria
consapevolezza un nesso concreto tra 'vedere e credere". Già altri hanno preteso
tale connessione: Nicodemo, la Samaritana, lo stesso Giovanni (20,8), gli
apostoli. Tommaso, in particolare, è disposto a credere ma non attraverso la
mediazione di testimoni qualificati. Gesù aveva richiamato questo tipo di
persone: "Se non vedete segni e prodigi, voi proprio non credete" (Gv 4,48).
Tommaso non è cieco ma neppure ha una fede umile. Egli ha una fede superba e
pretenziosa rispetto a Gesù. Eppure Gesù lo accontenta ma con Tommaso richiama
la condizione normale della chiesa: "Beati quelli che non hanno visto e hanno
creduto" (29). In questo testo, tuttavia, l’esclamazione di Tommaso: "Signore
mio e Dio mio" è la professione di fede più alta di tutto il Vangelo e
corrisponde alla solenne proclamazione del primo versetto del Vangelo: il
prologo (Gv1,1). Viene applicata a Gesù la parola di fede che nell'Antico
Testamento viene rivolta a Dio: vedi Salmo 35,23 :”Déstati, svégliati per il mio
giudizio, per la mia causa, mio Dio e Signore!” · vv. 30-31: prima conclusione
del Vangelo. Gesù ha operato molti "segni": sono i miracoli che fanno da
indicatori per orientare alla sua persona Nel suo Vangelo Giovanni ne riportata
solo 7: ma il 7 indica la completezza. E viene indicato lo scopo del Vangelo: la
partecipazione alla vita divina a cui si accede mediante la fede in Cristo. Il
Vangelo ha una finale che esprime il motivo della scrittura del Vangelo: esso è
per la salvezza che viene donata solo attraverso Cristo ("nel suo nome").
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