
VI Domenica di Pasqua
29 maggio 2011
Giovanni. 14, 25-29
Riferimenti : Atti degli Apostoli. 4, 8-14
- Salmo 117 -Corinzi. 2, 12-16
Lodate il Signore, popoli tutti, voi
tutte, nazioni, dategli gloria; perché forte è il suo amore per
noi e la fedeltà del Signore dura in eterno. |
Atti degli
Apostoli. 4, 8-14 In quei giorni.
Pietro, colmato di Spirito Santo,
disse loro: «Capi del popolo e anziani,
visto che oggi veniamo interrogati
sul beneficio recato a un uomo
infermo, e cioè per mezzo di chi
egli sia stato salvato, sia noto
a tutti voi e a tutto il popolo
d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il
Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio
ha risuscitato dai morti, costui vi
sta innanzi risanato. Questo
Gesù è la pietra, che è stata
scartata da voi, costruttori, e che è
diventata la pietra d’angolo.In nessun altro
c’è salvezza; non vi è infatti, sotto
il cielo, altro nome dato agli
uomini, nel quale è stabilito che noi siamo
salvati». Vedendo la franchezza di
Pietro e di Giovanni e rendendosi
conto che erano persone semplici e senza
istruzione, rimanevano stupiti e li
riconoscevano come quelli che erano stati con
Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a
loro, l’uomo che era stato guarito,
non sapevano che cosa replicare.
Gli Atti degli Apostoli (4,8 -14) ripropongono il discorso di
Pietro davanti al Sinedrio il giorno dopo la guarigione
compiuta su uno storpio alla porta Bella del tempio.
Infatti, la spiegazione alla gente che si era assiepata intorno,
stupita del fatto, aveva irritato i responsabili del
tempio che avevano arrestato subito Pietro e Giovanni, e avevano
quindi condotto il giorno dopo davanti al tribunale
religioso, (lo stesso che aveva condannato Gesù) per un processo
che si profilava severissimo, nella linea di quello
che era stato sviluppato per Gesù. Ci sono due
accuse. Una viene dai Sadducei che non credono alla risurrezione
(Mt 22,23) e contestano che predichino al
popolo la risurrezione dai morti di Gesù. La seconda viene
dall'autorità costituita che si sente
scavalcata e messa sotto accusa dal nuovo movimento cristiano:
"Con quale potere e in nome di chi avete fatto
questo?" (v 7). Emergono nella descrizione di
questi avvenimenti le linee di fondo del testo degli Atti.
- L'attualità dell'annuncio della Resurrezione per
cui Gesù è vivo e continua ad operare per la salvezza
dell'uomo. - Viene colta la
continuità tra l'azione di Gesù e l'azione della Chiesa.
L'azione di Gesù (dice Luca), raccontata nel
Vangelo, continua nella Chiesa e nel mondo. E come Gesù è stato
perseguitato, così la Chiesa è perseguitata ma
porta la presenza rassicurante dello Spirito.
Pietro, da accusato, sembra diventare accusatore con 3
motivazioni che sono testimonianza. · Pietro
mostra lo stesso malato guarito. · Gesù,
considerato malfattore, diventa invece, per il Padre, fondamento
dell'esistenza e della salvezza del mondo.
· La Scrittura, che è riferimento fondamentale per
Israele, ricorda che i responsabili del popolo hanno
"scartato" Gesù mentre egli è la pietra angolare (Sal
118,22) Sono soprattutto i capi che hanno
bisogno di salvezza perché essi, più degli altri, rischiano di
farsi nemici di Dio e del suo progetto di
salvezza in Gesù. E gli apostoli, con molta libertà, invitano a
capovolgere ogni comprensione. Come
responsabili del popolo di Dio, se non filtrano giudizi e
criteri di vita nella fede in Gesù, tradiscono Dio e il
suo popolo. La situazione è
sconcertante: Ci sono persone “semplici e senza istruzione”, c’è
franchezza, c’è un paralitico guarito, c’è un
messaggio assolutamente sconvolgente. E il tutto non viene
proposto in termini pubblicitari, quasi una
concorrenza. Si richiede una conversione totale sulla persona di
Gesù.
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Corinzi. 2, 12-16
Fratelli, noi non abbiamo
ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito
di Dio per conoscere ciò che Dio ci
ha donato. Di queste cose
noi parliamo, con parole non suggerite dalla
sapienza umana, bensì insegnate dallo
Spirito, esprimendo cose spirituali
in termini spirituali. Ma l’uomo lasciato alle
sue forze non comprende le cose
dello Spirito di Dio: esse sono
follia per lui e non è capace di intenderle,
perché di esse si può giudicare per mezzo
dello Spirito. L’uomo mosso
dallo Spirito, invece, giudica ogni
cosa, senza poter essere giudicato
da nessuno. Infatti chi mai
ha conosciuto il pensiero del Signore in modo
da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il
pensiero di Cristo.
Dopo il fallimento della predicazione ad Atene e l'amarezza
dell'esperienza di attendere senza risultati, Paolo si reca
a Corinto dove inizia il proprio ministero "in
debolezza e con molto timore e trepidazione" (1 Cor 2,3). In
sordina. Al principio egli impiega i suoi
giorni feriali nel lavoro manuale, fabbricando tende nella casa
di Aquila e Priscilla, una coppia di cristiani
scacciati dall’imperatore Claudio da Roma per tensioni e scontri
sorti nella capitale dell’impero, all’interno
delle comunità ebraiche. All’esterno tutto veniva interpretato
come litigio nell’ebraismo. In verità si sono
verificate tensioni per le conversioni al cristianesimo,
difficili però da identificare al di fuori. A buoni
conti, senza poter fare distinzioni, tutti gli ebrei
sono allontanati da Roma e questa coppia di cristiani, amici di
Paolo, si rifugia a Corinto e accoglie in casa
l’apostolo come lavoratore. Solo dopo l'arrivo di Sila e di
Timòteo dalla Macedonia, Paolo si dedica a
tempo pieno alla predicazione (At 18,1-11). Questa venuta e
questa sua umile attività viene espressa al
negativo: "Non mi presentai con l’eccellenza della parola o
della sapienza... ritenni di non sapere... la
mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi
persuasivi" (vv 2,1. 2.4). E se Paolo ha
parlato di una sapienza umana in termini negativi, poi continua
ad illustrare la sapienza cristiana in termini
positivi. E facendo riferimento a Isaia 64,3 dice: "Tutte quelle
cose che occhio non vide né orecchio udì, né
mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per
coloro che lo amano". Come avviene per lo
spirito umano, che può conoscere ciò che si nasconde nei segreti
più intimi dell'intelligenza e nel cuore
dell'uomo, così avviene anche per lo Spirito di Dio: esso
conosce i disegni di Dio e i suoi piani e, in tal
modo, proprio solo lo Spirito di Dio ci rivela la sua
conoscenza. Paolo distingue tra l'uomo
"lasciato alle sue sole forze" e l'uomo "mosso dallo Spirito":
lo Spirito, presente in quest'ultimo, ispira
la sapienza superiore che non può essere accolta se non da chi è
abitato dallo Spirito stesso di Dio. Egli non
deve render conto a nessuno perché nessuno lo può giudicare se
non attraverso i parametri dello Spirito
stesso. E Paolo così si sottrae alla pretesa di alcuni gruppi
della comunità di Corinto che si credono superiori
per cultura e profondità di pensiero e criticano gli
altri, mettendoli sotto processo e giudicandoli con valutazioni
negative. Paolo si è reso conto che
il punto centrale di ogni sapienza superiore deve fare
riferimento alla croce di Gesù e perciò il
significato e l'itinerario di Gesù verso la sua morte e
risurrezione non ha bisogno di abbellimenti e di grandi
riflessioni intellettuali. Tutto questo si presenta
come follia ma va accettato, abbandonandosi allo Spirito di Dio
che fa scelte drammatiche e terribili che
sembrano, appunto, follia e che sono, invece, il segno della
misericordia dell'amore pieno. Paolo dice che
questa sapienza di Dio l'ha accettata passando attraverso
tentativi di illusioni, mortificazioni,
umiliazioni. “Questa sapienza è il pensiero di Gesù che porto a
voi. E questa croce di Gesù non si può
assolutamente cancellare”. |
Giovanni. 14, 25-29
In
quel tempo. Il Signore Gesù disse ai
discepoli: “ Vi ho detto queste
cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il
Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre
manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi
ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la
dà il mondo io la do a voi. Non sia turbato
il vostro cuore e non abbia timore. Avete
udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”.
Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al
Padre, perché il Padre è più grande di me.
Ve l’ho detto ora, prima che avvenga,
perché, quando avverrà, voi crediate.”
Continuando a leggere, nel Vangelo di Giovanni (14,25-29), il "discorso di
addio" ai discepoli, Gesù ricorda, nello stesso tempo, che
inizia un viaggio verso il Padre e garantisce di ritornare tra i discepoli.
Al v. 23 ha parlato anche della venuta del Padre. Per conseguenza:
"Se uno mi ama, osserverà la sua parola", avrà l'amore del
Padre, riceverà la venuta di Gesù col Padre; diventerà quindi loro dimora
stabile, personalizzando la presenza di Dio nel suo popolo.
In questa comunione il Padre manda lo Spirito Santo, nel nome di
Gesù" e manda la pace. A. Compito dello Spirito è quello di
insegnare. Gesù ha ormai detto tutto quello che desiderava
dire e tuttavia è necessario che lo Spirito, nel tempo, continui ad
insegnare e cioè a sviluppare, chiarire, affrontare problemi nuovi e
rileggere, alla luce del messaggio di Gesù, itinerari di vita.
Di fatto, nella storia della Chiesa, sarebbero sorti continuamente problemi
inimmaginabili al tempo di Gesù: il dialogo interreligioso,
scelte morali difficili, il nucleare, la bioetica, l’ecologia ecc. Il dono dello
Spirito permetterà di affrontare questi problemi, pur nella
difficoltà, e sosterrà con coraggio anche se tutto questo
comporterà fatica. Lo Spirito di Dio farà continuamente riferimento al Vangelo
di Gesù e, però, insegnerà non come un professore a scuola che
formula proposte, conoscenze, suggerimenti. Lo Spirito di Dio offrirà anche una
forza interiore che "vi guiderà alla verità tutta intera" (Gv
16,13). Giovanni, nella sua prima lettera, ricorda così: "E quanto
a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete
bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi
insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come
essa vi ha istruito. E ora, figlioli, rimanete in lui, perché
possiamo avere fiducia quando egli si manifesterà” (1Gv 2,27-28).
B. Secondo compito dello Spirito è quello di ricordare.
Nel Vangelo ci sono molti suggerimenti e molte proposte che rischiano
di essere dimenticate o accantonate, nel nostro continuo
tentativo di adattarci con il "buon senso del mondo". Nella
nostra cultura, dopo il Concilio Vaticano II, si è fatto un grande sforzo di
riesaminare una mentalità credente più evangelica: si è
ripensato più profondamente alla nonviolenza, all’assurdità di "guerre sante”,
alle distinzioni tra “guerre giuste e guerre ingiuste”, alla
pena di morte, al valore della democrazia e a molto altro, facendo riferimento
alle parole di Gesù che parlava di: "Amate i vostri nemici, fate del
bene a quelli che vi odiano..." (Luca 6,27- 29). Ma si è
ripensato ancora di più, spinti dagli stimoli che venivano dalle ideologie,
dalle rivoluzioni, dalle attese, dalle utopie, alla giustizia
sociale, ai diritti di ogni uomo, alla fraternità, alla responsabilità sul
mondo, alla laicità, al pericolo di mescolare la religione con
la politica. C. Gesù ci lascia la sua pace.
Al tempo di Gesù l'impero continuava a vivere un periodo di pacificazione perché
le legioni avevano conquistato e tenevano saldi i confini
dell’impero romano. Erano finite le guerre civili all'interno e le popolazione
ai confini erano tranquille. Eppure la pace romana si
alimentava di violenza, di sopruso sui popoli vinti, di sfruttamento. La pace
che Gesù offre è la pace che si costruisce insieme con tutti
popoli. E la pace propone che tutti i popoli si rispettino, si
accolgano nelle proprie difficoltà, si sostengano, cercando la pace
dell'armonia. La storia ci ha obbligato a ripensare a problemi
diversi, a situazioni nuove, pur passando attraverso drammi e
rivoluzioni. Spesso la storia, pur alimentata da aspirazioni e da ideologie nate
al di fuori del cristianesimo, si è pure alimentata di
tensioni e di aspirazioni cristiane senza rendersene sufficientemente conto. E
noi cristiani non abbiamo riconosciuto a sufficienza queste
attese e queste tensioni: il significato della libertà di ogni uomo, la dignità
di ogni essere umano, uomo e donna che sia, il valore della
vita, indipendentemente dal danaro che ciascuno ha. E l'elenco
potrebbe moltiplicarsi. Lo scontro del secolo 20º tra popoli per le guerre, il
superamento del colonialismo, le stragi, la consapevolezza del
problema della fame e della sete tra i popoli sottosviluppati, la ricerca nella
filosofia, nella teologia e nelle scienze, i convegni ed il
Concilio e, non da ultimo, le stesse richieste di perdono che Giovanni Paolo
II ha fatto nell'anno Santo del 2000 permettono di ripensare al
camino della storia, alla presa di coscienza che, via via, in
molti è stata iniziata nei campi di concentramento, nei parlamenti e all’ONU,
dopo i crolli ideologici, nella faticosa presa di coscienza di
interi popoli per la nonviolenza, nei martiri cristiani e non cristiani.
La presenza dello Spirito, mentre ci dà forza, obbliga a ripensare
con molta umiltà e libertà al cammino che dobbiamo compiere
insieme, trasformando di volta in volta il mondo, forte delle esperienze di
bene, di insegnamenti e di ricordi che lo Spirito stesso
offre, (in stretta unione con lui) per continuare l'insegnamento di Cristo, per
farlo ricordare e comprendere. Egli infatti non è un sostituto
ma continua la sua opera. Infine, Gesù che dà la pace, la
pone, qui, ancora come promessa poiché la pace sarà donata il giorno di Pasqua.
Essa non significa tanto la fine della guerra (Zc 9,9-10) ma
l'insieme dei beni messianici: è diversa da quella del mondo
che porta la morte e che è conseguenza di vittoria delle armi e del potere. La
pace viene come dono di Dio, porta gioia e toglie il
turbamento. Anzi l'amore degli apostoli dovrebbe farli gioire perché Gesù
ritorna al Padre, suo riferimento fondamentale a cui Gesù si
orienta continuamente. "Il Padre è più grande di me" (28) ha
dato origine a molte interpretazioni: può significare origine eterna del Figlio
dal Padre, richiamo del Verbo incarnato, o semplicemente riferimento
all’umanità di Gesù. Pare invece che vadanterpretato alla luce della missione:
il Padre è "colui che lo ha mandato". |