I Domenica di Quaresima
13 marzo 2011
Matteo 4, 1-11
Riferimenti: Isaia 58, 4b-12b - Salmo - Seconda San Paolo ai Corinzi 5, 18-6, 2
PREGHIERA DI UN AFFLITTO CHE È STANCO E SFOGA DINANZI A DIO LA SUA ANGOSCIA.
Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido. Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi. Si dissolvono in fumo i miei giorni e come brace ardono le mie ossa. Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce, dimentico di mangiare il mio pane. Per il lungo mio gemere aderisce la mia pelle alle mie ossa. Sono simile al pellicano del deserto, sono come un gufo tra le rovine. Veglio e gemo come uccello solitario sopra un tetto. Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro il mio nome. Di cenere mi nutro come di pane, alla mia bevanda mescolo il pianto, davanti alla tua collera e al tuo sdegno, perché mi sollevi e mi scagli lontano. I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco. Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo per ogni generazione. Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, perché è tempo di usarle misericordia: l'ora è giunta. |
Isaia 58, 4b-12b
In quei giorni. Disse Isaia:4b Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua gente riedificherà le rovine antiche, ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni.
II testo del profeta Isaia richiama il tempo del ritorno dall'esilio di Babilonia. Il popolo sta costruendo il tempio ma c'è povertà e c'è sfiducia, e tuttavia sta cercando la via del Signore Javhé per avvicinarsi a Lui.
Dio stesso discute e propone il vero digiuno e il vero sabato, imparentati insieme come gesti di fedeltà a Dio: il testo completo, il cap. 58, tocca questi due argomenti, desiderand qualificare la vera religiosità con il suo popolo. Il "digiuno-digiunare " viene ripetuto volte in tutto il capitolo (vv.1-14). Infatti, ha un grande valore ma solo se viene vissuto seriamente e unito alla giustizia sociale. Il digiuno è considerato efficace perché, rendendoci graditi a Dio, lo dovrebbe obbligare a rispondere. Ma se Dio non dà risultati, ci
si lamenta con Lui senza preoccuparsi di verificare il proprio digiuno. Dio allora denuncia il comportamento religioso che nasconde l'ingiustizia e lo sfruttamento mentre dovrebbe essere segno di una volontà di misericordia e di generosità. Solo se sanno convertire il loro cuore a questo stile nuovo, il Signore ascolterà la preghiera.
o Al cielo non salgono voci sincere di preghiere ma voci di chiasso, rumori di guerre e di risse, discussioni e violenze. Il collegamento con il libro dell'Esodo è evidente: "Ho udito il grido angosciato del mio popolo a causa dei suoi sorveglianti" (Es.3,7).
o Il vero digiuno è soprattutto opera di generosità e carità; ma tra tutti prevale la liberazione degli schiavi e dei prigionieri. Il dono della libertà si sente particolarmente dopo l'esilio a Babilonia.
o Invece di affliggere se stessi, bisogna sentire l'afflizione del prossimo. Mortificarsi insieme a crudeltà e inclemenza significa operare una sistematica distruzione dell'uomo che diventa disumano.
o Accogliere chi è povero significa nobilitare sé e il proprio popolo. L'azione diventa luminosa e divina. Si costituisce come un corteo che si apre con la giustizia e si chiude con la gloria di Dio. Nella nostra società, se c'è solidarietà verso gli ultimi, ci sarà solidarietà per tutti.
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Seconda San Paolo ai Corinzi 5, 18-6, 2
Fratelli, tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. 1Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
Nella seconda lettera ai Corinzi, S. Paolo invita i nuovi cristiani alla riconciliazione che è costata la morte infamante di Gesù: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio”. I Corinzi avevano un ricordo storico particolare poiché Cesare, nel 44 a.C., aveva ricostruito la città e aveva proclamato la “riconciliazione” che accoglieva, dalla Grecia e da tutte le terre conquistate dai Romani, gente dal passato compromesso, permettendo loro di beneficiare l’amnistia. Qui Paolo applica l’immagine a Cristo. Dio, attraverso Gesù, proclama la pace ed ha affidato ai discepoli il compito di proclamarla attraverso la parola: così la Chiesa è “ministro e ambasciatore”. Perciò vi supplichiamo, dice Paolo ai Corinzi: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. Perciò.
1. Lasciarsi riconciliare riporta alla coscienza di sé, ai propri limiti ed alla propria povertà, alla consapevolezza di aver bisogno di un ritorno, alla scoperta di aver bisogno di perdono.
2. La vita intera viene messa sotto controllo. E ci accorgiamo di riallacciare dei rapporti seri con gli altri, a partire dai giovani.
3. Riconciliare è ritrovare le tracce delle revisioni.
4. Quanto sono capace di lottare o sono disposto solo a chiudere la partita con
qualche euro di mancia?
5. Quanto si sono stabilite regole, motivandole, di fronte alle quali si accetta di
essere tutti responsabili e tutti rispettosi?
6. Quanto siamo costruttori di parole nuove che portino fiducia nei luoghi educativi,
senza rivendicare per sé o per i propri amici privilegi?
7. Riconciliarsi suppone il rispetto della legge e l’impegno di un tempo di giustizia. |
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Matteo 4, 1-11 a
In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi
angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
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S. Matteo racconta le tentazioni di Gesù, presentandole come terzo quadro dopo la predicazione di Giovanni Battista e il battesimo di Gesù. Gesù è solidale con l'umanità peccatrice che ha accettato di seguire la nuova parola di Giovanni. Questo popolo vuole purificarsi dal male e Gesù, scegliendo la strada del Servo sofferente (vedi Isaia 53), si offre per le moltitudini. Il Padre aveva approvato questa scelta d'amore di Gesù e nel Battesimo lo aveva consacrato nella luce dello Spirito e nella chiarezza della Parola. Satana si oppone alla scelta di salvezza che Dio porta e vuole distogliere Gesù dalla via che il Padre gli ha assegnato ("un messianismo sofferente"), suggerendo la via della passionalità, del successo, del potere. Gesù resta turbato poiché come uomo non può restare indifferente davanti alla prospettiva di rifiuto, di abbandono, di annientamento e di morte che si profila, ma sa opporsi, appoggiandosi alla Parola di Dio (ripetuta tre volte) e si rifugia nella fiducia verso il Padre, pienamente aperto all'amore di Dio. Gesù, infatti, non risponde con argomentazioni o ragionamenti ma con “Sta scritto”. Il ricorso alla Scrittura in genere è argomento decisivo per ogni discussione tra i rabbini. * “Non di solo pane” (vedi Deut 8,3): alla tentazione della fame, comprensibile nel deserto, Gesù offre la ferma fiducia che hanno i figli di Dio nell'onnipotenza provvidente della Parola di Dio. * “Non tenterai” (Deut 6,16): dalla mancanza di fiducia nella Provvidenza il tentatore passa al lato opposto, suggerendo una eccessiva fiducia, tale da mettere alla prova Dio, (severamente condannata nella Bibbia). * “Adorerai” (Deut 6,13): Gesù risponde al tentatore che vuole indurlo ad un messianismo terreno, richiamando il grande principio della fede ebraica che riconosce solo a Dio il culto, come unico sovrano del mondo e unico Signore.In conclusione “gli angeli lo servirono”, Gli angeli sono simbolo della riconquista del Paradiso terrestre da cui l'uomo era stato cacciato, sono il premio per la fedeltà alla Parola del Signore.. Gesù è veramente tentato tutta la sua vita ed ha superato la suggestione, diventando finalmente il nuovo Adamo, fedele progenitore di un’umanità nuova, contrapposta al primo Adamo che si è lasciato affascinare e travolgere. Le tre tentazioni sono nella linea delle tentazioni del popolo, nel deserto del Sinai e, con la risposta di Gesù tratta dal Deuteronomio, rievocano le tre prove tipiche di Israele nel deserto: "La fame, la sete, l'idolatria". Il deserto è il luogo di preghiera, della solitudine che fa diventare essenziale e scarno il rapporto con Dio. Ma è anche la dimora preferita dei demoni. I 40 giorni di digiuno si rifanno al soggiorno di Mosé sul Sinai prima di ricevere le tavole dell'Alleanza (Es 24,16 ss). Così Gesù è il nuovo Mosé e il nuovo Adamo. |