
Domenica della dedicazione del Duomo di Milano
16 ottobre 2011 –
Matteo 21,10-17
Riferimenti : Baruc 3, 24-38 - Salmo 86 - Seconda lettera a
Timoteo 2, 19-22
Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, perché
io sono povero e infelice. Custodiscimi perché sono fedele; tu,
Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera. Pietà di me,
Signore, a te grido tutto il giorno. Rallegra la vita del tuo
servo,
perché a te, Signore, innalzo l'anima mia. Tu sei buono,
Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca.
Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla
voce della mia supplica. Nel giorno dell'angoscia alzo a te il
mio grido e tu mi esaudirai. Fra gli dei nessuno è come te,
Signore, e non c'è nulla che uguagli le tue opere.
|
Baruc 3, 24-38 O
Israele, quanto è grande la casa diDio, quanto è esteso il luogo
del suo dominio! È grande e non ha fine, è alto e non ha misura!
Là nacquero i famosi giganti dei tempi antichi, alti di statura,
esperti nella guerra; ma Dio non scelse costoro e non diede loro
la via della Sapienza: perirono perché non ebbero saggezza,
perirono per la loro indolenza. Chi è salito al cielo e l’ha
presa e l’ha fatta scendere dalle nubi? Chi ha attraversato il
mare e l’ha trovata e l’ha comprata a prezzo d’oro puro? Nessuno
conosce la sua via, nessuno prende a cuore il suo sentiero. Ma
colui che sa tutto, la conosce e l’ha scrutata con la sua
intelligenza, colui che ha formato la terra per sempre e l’ha
riempita di quadrupedi, colui che manda la luce ed essa corre,
l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore. Le stelle
hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito; egli le
ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!», e hanno brillato di
gioia per colui che le ha create. Egli è il nostro Dio, e nessun
altro può essere confrontato con lui. Egli ha scoperto ogni via
della Sapienza e l’ha data a Giacobbe, suo servo, a Israele, suo
amato. Per questo è apparsa sulla terra e ha vissuto fra gli
uomini
Il profeta Baruc é identificato con il segretario e biografo
di Geremia. Il testo del profeta Baruc, tuttavia, è del I secolo
a. C. , attribuito al segretario di Geremia del sec. VII/VI a.
C. e ambientato durante l’esilio a Babilonia: sec. VI a. C.
Anche se ha un linguaggio tipicamente ebraico, è stato
inizialmente scritto in greco. Ma per questo motivo non è
accettato né dalla tradizione ebraica né dalla tradizione
protestante che segue il "canone" (elenco ufficiale dei libri
sacri) ebraico. Si decise infatti a Jamnia, nel 90 d.C., che
dovessero far parte dell’elenco dei libri sacri ebraici solo
opere scritte originariamente in ebraico, anche se, come questo
libro, prima della decisione di escluderlo dagli elenchi
ufficiali, era letto nelle sinagoghe ebraiche. Il tema
fondamentale é lo splendore della Sapienza di Dio, capace di
fare il mondo con prodigalità poiché tutto é grande, spazioso,
immenso. La sua Sapienza é donata a chi Egli sceglie; non
interessa né è sufficiente che ci siano giganti esperti nella
guerra. La Sapienza é cosi alta che solo Dio la conosce e da lei
ha preso la bellezza, lo splendore delle stelle, la varietà e la
fantastica molteplicità degli animali. Egli la scruta con
intelligenza, egli la possiede, egli la dona al suo popolo
(Giacobbe - Israele). Di fatto ha scelto Israele come luogo di
Sapienza, offrendole la Legge (la Torà: i primi cinque libri
della Scrittura). Quando il profeta parla, sviluppa una sua
meditazione sulle vicende che il popolo d’Israele ha vissuto
nella tragedia alcuni secoli prima: queste costituiscono un
paradigma del ritmo della storia e dei rapporti con il Signore e
vanno capiti e ricordati. Il popolo ha abbandonato Dio e perciò
è stato rifiutato, lontano dalla terra, in esilio a Babilonia.
Ma il Signore non l’ha dimenticato. Egli, che ha creato nella
sua magnificenza l'universo, ha amato la terra d'Israele e l'ha
conservata. Ai suoi ha mandato la Parola dei profeti perché
riportino la Sapienza del Signore nella sua originalità e la
inseriscano nella vita del popolo. Cosi il popolo piccolo e
povero, che vive stentatamente sulla sua terra d'Israele,
angosciato dalla dominazione straniera, si ritrova ad essere
benefattore verso tutti gli uomini per quel dono che Dio gli fa:
la Sapienza è venuta a vivere tra la gente. L'autore biblico
sente che la grandezza della Sapienza, espressa nella capacità
architettonica e scientifica di strutturare il mondo, in Israele
si è trasformata in saggezza morale, capacità di condurre il
popolo verso il riconoscimento della legge di Dio e quindi della
sua alleanza. "Chi é apparso sulla terra e ha vissuto fra gli
uomini " (per gli ebrei) non é ancora Gesù, ovviamente, ma la
legge di Dio che porta tutta la ricchezza di Dio. Tuttavia, in
questo testo, si può leggere una delle più belle profezie del
Messia che viene. Nel Nuovo Testamento infatti, quando verrà
Gesù, egli sarà la Sapienza nuova che abita tra noi. La Sapienza
di Dio diventa la Parola di Dio che si fa carne. E la
cattedrale, che oggi ricordiamo, nel giorno del suo inizio di
culto (la sua dedicazione a Dio), ne diventa il simbolo:
costruzione maestosa, segno di intelligenza e forza, luogo di
preghiera e di Parola, luogo di popolo che cerca la Sapienza del
Signore e la sua presenza. |
Seconda lettera a Timoteo 2,
19-22 Carissimo, le solide fondamenta gettate da Dio
resistono e portano questo sigillo: Il Signore conosce quelli
che sono suoi, e ancora: Si allontani dall’iniquità chiunque
invoca il nome del Signore. In una casa grande però non vi sono
soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di argilla;
alcuni per usi nobili, altri per usi spregevoli. Chi si manterrà
puro da queste cose, sarà come un vaso nobile, santificato,
utile al padrone di casa, pronto per ogni opera buona. Sta’
lontano dalle passioni della gioventù; cerca la giustizia, la
fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il
Signore con cuore puro.
San Paolo si rifà all'usanza edilizia di seppellire nelle
fondamenta alcuni piccoli rotoli di pergamena con delle frasi.
La prima frase é teologica: messaggio di dono e di gioia che
viene da Dio e che fa un riferimento significativo nell'episodio
di Core che con i suoi si era ribellato a Mosè. Così Dio non lo
aveva più accolto (Numeri 16,5 ss). Infatti "il Signore conosce
i suoi" e cioè elegge ed ama. La comunità, in cui abitiamo, é
scelta da Dio attraverso Gesù. La seconda frase é morale e
riguarda il comportamento: "Si allontani dall'iniquità chiunque
invoca il nome del Signore". Infatti la comunità cristiana non
vive di fatalismo o di privilegio, ma approfondisce il messaggio
di Gesù, compiendo nella vita la propria operosità, lottando
contro il male. Viene poi una riflessione, a modo di parabola,
sulla casa (che é la comunità di Dio e dei cristiani) ove si
constata la realtà e la si registra senza legittimarla. Ci sono
recipienti "per usi vili" e altri “per usi nobili”. Il far parte
degli uni o degli altri dipende dalle scelte e dalla volontà di
giustizia di ciascuno. S. Paolo suggerisce di lavorare con
impegno perché i fedeli continuino nella loro responsabilità
senza lasciarsi contaminare da eresie o falsità "Sforzati, dice
Paolo a Timoteo, di essere sempre all'altezza di una grande
dignità: santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera
buona, ". E sempre a Timoteo, giovane responsabile della
comunità, S. Paolo raccomanda la saggezza: “Fuggi le passioni
giovanili”, cercando le virtù cristiane “insieme a coloro che
invocano il nome del Signore”.
|
Matteo 21,10-17
In quel tempo. Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa
da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il
profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea». Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti
quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete
e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: La mia casa sarà
chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri». Gli si
avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei
sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che
acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli
dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non
avete mai letto: Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una
lode?». Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la
notte.
Matteo ha raccontato, in precedenza, l'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Chi
accompagna Gesù sono i pellegrini che vengono da fuori. Anzi, visto che Gesù ha
iniziato il suo cammino venendo dal Monte degli ulivi, è probabile che lo
accompagnino dei Galilei che, nel tempo di Pasqua, durante il pellegrinaggio,
usano accamparsi in quella zona. Gli abitanti di Gerusalemme sono disorientati e
il verbo che esprime questa reazione è lo stesso che richiama il terremoto del
tempo finale. È una città "presa da agitazione" di fronte al profeta che arriva
e che conclude la storia. La folla risponde con una professione di fede in Gesù,
profeta, mite e umile, accreditato presso Dio. Gesù entra nel tempio e compie
due tipi di gesti che disorientano le persone. Prima di tutto, nell'atrio detto
dei pagani, o “Cortile dei gentili”, trasformato in un mercato per la
compravendita degli animali per i sacrifici del culto e per la presenza dei
cambiavalute, rivendica il nuovo nome: “Il tempio è la casa di preghiera”. Egli
fa riferimento al profeta Isaia (56,7): "La mia casa sarà chiamata casa di
preghiera per tutte le genti". Matteo ricorda solo la prima parte e dimentica la
seconda: "per tutte le genti", perché probabilmente, quando scrive, sa che il
tempio è stato distrutto prima che tutte le genti si potessero ivi radunare.
Così il raduno sarà nel nuovo tempio: in Gesù, e quindi nella comunità
cristiana. Per sé i cambiavalute e i venditori di animali offrono un servizio ai
pellegrini che desiderano compiere gesti di devozione e di culto. Ma questo
mercato, per sé legittimo, dà luogo ad abusi e a ruberie. In più, toccare questo
settore di commercio, probabilmente, intacca anche interessi particolari della
classe sacerdotale che aveva riconosciuta una percentuale dai gesti di culto e
dalle vendite. Cacciare dal tempio le pecore e i buoi destinati al sacrificio
può anche voler dire che ormai ci sarà un sacrificio nuovo e unico: quello
dell'offerta della morte di Gesù al Padre. "Si avvicinarono i ciechi e gli zoppi
nel tempio e li guarì" (21,14). In 2 Samuele 5,7-8 un detto, che viene riferito
da parte di Davide, esclude che “i ciechi e gli zoppi possano entrare nella
Casa". Da qui l'abitudine a pensare che nel Tempio di Gerusalemme non potessero
entrare ciechi e zoppi e comunque infermi e pagani. Il fatto che Gesù guarisca
nel Tempio ricorda, a ciascuno, l'autorevolezza ancor più grande di quella di
Davide stesso e garantisce, nello stesso tempo che, per loro e per tutti, il
Tempio diventa il luogo della dignità e della novità. Si intravvede così che
Gesù, più grande di Davide, nelle offerte sacrificali, nel tempio stesso, è il
nuovo tempio che formula e propone il più profondo dialogo con Dio, offrendo a
ciascuno il vero volto del Padre. Il Tempio nuovo porta alla consapevolezza di
una dignità unica, alla grandezza della persona secondo il progetto di Dio, alla
novità del vedere e del camminare che è propria del discepolo. Nella Chiesa
perciò i segni del nuovo culto (“guarisce ciechi e zoppi”), portato da Gesù,
allenano a scoprire e a scegliere, a riflettere per capire e a maturare per
cercare. Non si può uscire, perciò, dalla chiesa che è luogo d’incontro con
l’amore di Gesù celebrato e accolto, senza aver scoperto e condiviso, e quindi
senza esserci messi in cammino perché il tempo è nuovo. Così la fede in Gesù ci
offre un orizzonte di santità e di preghiera, in ogni momento della giornata. -
Nasce il "culto spirituale" (Rom 12,1 ss.), ma nasce il nuovo stile nella
comunità credente che è essenziale al dialogo con il Padre. - Nasce la Chiesa
che, essa stessa, nella sua fragilità, ha bisogno, insieme, di essere purificata
e sempre richiamata alla grandezza del Dio Trinitario. - Nasce il bisogno di
saper vedere ogni giorno i segni di Dio ed il coraggio di accogliere le
indicazioni di un cammino. - Nascono anche alcune domande di revisione. Tra le
altre. E’ corretto che accettiamo che chi vive tra noi e lavora ed ha le stesse
responsabilità e doveri e tasse come noi non sia riconosciuto nei suoi diritti
come italiano? E che i bambini, nati da immigrati abitanti in Italia, non siano
cittadini italiani? Ed è corretto che approfittiamo di un lavoro nero delle
persone che sono sprovviste di permesso di soggiorno per ridurre i salari? Ed è
corretto che facciamo discriminazione delle persone senza discuterne seriamente
le cause e senza chiarire i condizionamenti a cui siamo soggetti (vedi la paura
o il sospetto verso gli stranieri)? Costruiamo una Chiesa degna dei valori e
delle scelte di Gesù. |