
I DOPO IL MARTIRIO DEL PRECURSORE
Nel Signore gioisce il nostro cuore
4 Settembre 2011
Luca 9,7-11
Riferimenti : Isaia65,13-19 salmo 32 Efesini 5,6-14
Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e
perdonato il peccato. Beato l'uomo a cui Dio non imputa
alcun male e nel cui spirito non è inganno. Tacevo e si
logoravano le mie ossa, mentre gemevo tutto il giorno.
Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come per arsura
d'estate inaridiva il mio vigore. Ti ho manifestato il mio
peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto:
"Confesserò al Signore le mie colpe" e tu hai rimesso la malizia
del mio peccato. Per questo ti prega ogni fedele nel tempo
dell'angoscia. Quando irromperanno grandi acque non lo potranno
raggiungere.
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Isaia65,13-19
Pertanto, così dice il Signore Dio: "Ecco, i miei servi
mangeranno e voi avrete fame; ecco, i miei servi berranno e voi
avrete sete; ecco, i miei servi gioiranno e voi resterete
delusi; ecco, i miei servi giubileranno per la gioia del
cuore, voi griderete per il dolore del cuore, urlerete per la
tortura dello spirito. Lascerete il vostro nome come
imprecazione fra i miei eletti: Così ti faccia morire il Signore
Dio. Ma i miei servi saranno chiamati con un altro nome.
Chi vorrà essere benedetto nel paese, vorrà esserlo per il Dio
fedele; chi vorrà giurare nel paese, giurerà per il Dio fedele;
perché saranno dimenticate le tribolazioni antiche, saranno
occultate ai miei occhi. Ecco infatti io creo nuovi cieli
e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in
mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che
sto per creare, e farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo
un gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non
si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia.
Se il capitolo 64, precedente a quello che stiamo in parte
leggendo, racchiude una grande preghiera penitenziale, rivolta
al Dio di Israele, questo successivo capitolo (65) si presenta
con due sezioni, divise a loro volta in due parti, e ripropone
come un grande giudizio. Esso si svilupperà nella storia a cui
Dio mette mano e in cui la misericordia di Dio e la sua amicizia
per i giusti si esprimerànno con pienezza. Si parla inizialmente
del destino dei ribelli e si stabilisce un confronto con i servi
di Dio rispetto a coloro che lo hanno abbandonato (vv 1-12);
nella seconda parte, che leggiamo oggi, nei primi versetti, si
apre l'orizzonte sulla sorte dei giusti e dei ribelli per
concludere nella descrizione del destino dei giusti. La sorte
dei fedeli e dei ribelli è presentata in una serie di quattro
contrapposizioni (versetti 13-14) a cui segue la sentenza
definitiva dei rispettivi destini (versetti 15-16 a). Le quattro
contrapposizioni, “sulla fame, sulla sete, sulla gioia del
successo e sulla contentezza del cuore”, iniziano tutte con:
"Ecco i miei servi". Nel versetto 15 c'è il richiamo al destino
definitivo che suonerà come imprecazione di morte. Ai servi del
Signore, invece, è promesso un nome diverso nel quale si
esprimerà l'inizio della nuova era, caratterizzata dalla
salvezza di Dio. Il nome di Dio garantirà la benedizione,
l'accordo è pieno, la fedeltà della parola sarà senza ambiguità,
il ricordo di una vita che aveva superato la paura e l’angoscia
del male sarà dimenticato, diventando solo memoria di
benedizione. “Si invocherà la benedizione del Signore e si
giurerà nel nome del Dio fedele”. La promessa della salvezza
futura si compirà (vv 18-19). Il mondo, trasformato e rinnovato
dalla forza del Signore, acquista lineamenti cosmici di
splendore impensabili (“ nuovi cieli e nuova terra"), Questo
linguaggio è presente in Geremia (31,31-34), prosegue con
Ezechiele (36,24-28). Ma lo si ritrova ancora in Isaia 51,6 e
66,22 A questa visione ci si collega con la letteratura che si
apre al futuro (l'apocalittica), per annunciare la fine di
questo mondo e la promessa del mondo che deve venire. Non a
caso, nell'Apocalisse di Giovanni (Ap 21,1), ci si richiama allo
splendido profilo di Gerusalemme “come la sposa adorna per il
suo sposo nel cielo nuovo e terra nuova". Ma il testo è anche
fatto proprio da Pietro (2 Pt 3,13), e da Paolo (Rom 8,19-23). I
"cieli nuovi e terra nuova” sono la svolta radicale nella storia
e nell'universo, col centro in Gerusalemme, nella sua rinascita
che diventa città della felicità. Non va dimenticato che siamo
nel periodo del post esilio, in un tempo di grande fatica ed
anche di grande miseria, con pochi mezzi e con l'impegno di
dover ricostituire le mura e il tempio. Ma il futuro si apre
nella speranza: il Signore non farà mancare le sue promesse e
manterrà il benessere. È molto interessante l'esemplificazione
che segue al testo che oggi non abbiamo letto: cesserà la
mortalità infantile (Non ci sarà più un bimbo che viva solo
pochi giorni” (v 20)) e gli anziani raggiungeranno e supereranno
i 100 anni di vita, ottenendo così la pienezza degli anni. |
efesini 5,6-14
Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non
circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità.
Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non
obbedite più alla verità? Questa persuasione non viene
sicuramente da colui che vi chiama! Un pò di lievito fa
fermentare tutta la pasta. Io sono fiducioso per voi nel
Signore che non penserete diversamente; ma chi vi turba, subirà
la sua condanna, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli,
se io predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora
perseguitato? È dunque annullato lo scandalo della croce?
Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano. Voi
infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa
libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma
mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri.
Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo
precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso.
Il mondo ebraico è molto sensibile alle contrapposizioni, ed
ha ripensato con stupore alle albe nell’orizzonte di
Gerusalemme. Il sole, che sorge ad oriente, fa fuggire le
tenebre verso occidente. Ed i cristiani, che sono figli della
luce, sfuggono ogni ambiguità, il male, la malignità che vengono
svelati mentre si sviluppano “bontà, giustizia e verità”.
"Eravate tenebre, ora siete luce del Signore". Siete la luce,
dice, e non solo "siete nella luce". Perciò, come logica
conseguenza, "camminate come figli della luce". Generati dalla
luce, immagine di Dio luce, figli di Dio e figli della luce, noi
viviamo il tempo dell'incontro, della familiarità intima di Dio.
Con la luce cresce il frutto (v.9) e con le tenebre sorgono le
opere infruttuose (v.11). La luce richiama la trasparenza e la
visibilità, le tenebre richiamano vergogna e fatti innominabili,
avvenuti nel segreto, probabilmente conosciuti dai destinatari
di questa pagina di cui, però, si vuole mantenere il segreto.
Tutto il testo porta il richiamo del battesimo (n.14) ed è
squisitamente pasquale il riferimento alla luce, al
comportamento nella luce, ai frutti della luce. Ma il battesimo
sorregge la ricerca di una reinterpretazione della realtà:
“Cercate di capire ciò che è gradito al Signore” (v.10) dove la
luce di Cristo è filtrata nel nostro tessuto quotidiano. Non si
tratta tanto di comportarsi secondo valori, comandi, etiche
particolari ma secondo lo stile del Signore Gesù, nel confronto
con Lui, il cui legame è grazia, garanzia e speranza: tutti doni
che ci sono stati offerti nel Battesimo. Coinvolti nella sua
luce e nelle sue scelte, ogni credente sa di poter contare su
una comprensione nuova, su sapienze finora sconosciute perché
frutto della luce di Dio. I cristiani vengono incoraggiati,
nella lettura della luce, ad esprimere con chiarezza il valore
morale di ciò che è bene e ciò che è male. Non si deve aver
paura di dichiarare il proprio giudizio sulle cose (certo, non
sulle persone).”Non partecipate alle opere delle tenebre, che
non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di
quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino
parlare, mentre tutte le cose ,apertamente condannate, sono
rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce.” (vv
11-13).
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Luca 9,7-11
Intanto il tetrarca Erode sentì
parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni
dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", altri: "È apparso Elia", e
altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti". Ma Erode diceva: "Giovanni
l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?".
E cercava di vederlo. Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù
tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una
città chiamata Betsàida. Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le
accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno
di cure.
Bianco e nero, luce e ombra, Cristo ed Erode, sazietà e fame, vecchio e
nuovo: siamo davanti ai contrasti, agli estremismi senza sfumature, alle
delimitazioni nitide, senza confusioni. È avvenuto qualcosa che ha obbligato
alla decisione. Giovanni Battista è venuto a parlare: è stato preciso
nell'annuncio, preciso nella predicazione, preciso nell'accusa di Erode. È stato
ucciso per questo. Ma la sua morte ha obbligato alla scelta. Luca parla di Erode
e di Cristo. · Erode può tutto sui suoi sudditi nella sua grandezza di tetrarca
assoluto, eppure non trova Gesù. E’ agitato nella paura e nell'incertezza.
Ritiene di avere potere assoluto anche su Cristo, potere di vita e di morte come
su Giovanni Battista, eppure non lo trova e non lo conosce. Luca prepara
l’incontro tra Erode e Gesù nella passione, a Gerusalemme (Lc 23,8-12). Erode
non scoprìrà niente e resterà sconcertato dal silenzio del profeta. Eppure,
ciascuno a suo modo, Giovanni il Battista e Gesù avevano lanciato un altissimo
messaggio. Erode non seppe far altro che insultare: “farsi beffe di lui e
mettergli addosso una splendida veste”, il segno della ricchezza stolta che vuol
coprire il male nel fasto. · Gli apostoli sono stati mandati da Gesù come per un
apprendistato e hanno moltiplicato la fama di Gesù e il suo messaggio: ora,
ritornano. Lo trovano senza sforzo poiché hanno portato Dio agli uomini nella
loro prima missione. Essi hanno scelto Dio. Perciò Cristo da loro si fa vedere,
si fa capire, anzi, con loro si ferma, richiama, li apparta per farli riposare,
per parlare loro del regno di Dio e per riempirli di gioia. Gesù, quando è
chiamato con speranza e fiducia, ci si fa vicino, ci incontra perché si possa
essere con lui in sintonia, perché si accettano le scelte del regno. · Gesù è
incontrato dai dodici ed è incontrato dalle folle che hanno bisogno di lui, sia
per sentirlo sia per essere liberati dal male Il cerchio si chiude quando c'è
veramente il desiderio di voler scoprire ciò che conta, anche a proprio rischio.
A questo punto non solo Gesù svela e libera, ma, nella sua compassione, invita
la gente a fermarsi perché egli ha pietà della fame, dei loro bisogni, della
loro ingenuità e sprovvedutezza. Nel volerlo cercare a tutti i costi, si sono
allontanati da casa senza preoccuparsi di quello che avrebbero mangiato. Ma
allora Gesù completa il suo intervento: li ha arricchiti della sua parola
aprendo orizzonti, li ha liberati del male rendendoli liberi e sani, quindi li
sfama, con l'aiuto dei Dodici, spezzando cinque pani e due pesci (Luca 9,12-
17). "Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: 12
ceste”. |