
Epifania del Signore
La venuta dei Magi da oriente con oro, incenso e mirra.
6 gennaio 2014 Matteo 2,1-12
Riferimenti : Isaia 60,1-6 -
Salmo 71 - Lettera Tito 2,11-3,2 |
| In te mi rifugio, Signore, ch'io non resti
confuso in eterno. Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami. Sii per me rupe di difesa, baluardo
inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. Mio
Dio, salvami dalle mani dell'empio, dalle mani dell'iniquo e
dell'oppressore |
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Isaia 60,1-6 In quei
giorni. Isaia disse: «Alzati, rivestiti di luce,
perché viene la tua luce, la gloria del Signore
brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra
ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore, la sua gloria
appare su di te. Cammineranno le genti alla tua
luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza
gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si
sono radunati, vengono a te. I tuoi figli
vengono da lontano, le tue figlie sono portate
in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché
l'abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo
di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e
di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e
incenso e proclamando le glorie del Signore».
Parola di Dio.
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Lettera Tito 2,11-3,2
Carissimo, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta
salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l'empietà e
i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con
giustizia e con pietà, nell'attesa della beata speranza e della
manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore
Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da
ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli
appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Questo devi
insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità.
Nessuno ti disprezzi! Ricorda loro di essere sottomessi alle
autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni
opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti,
di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli
uomini.
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Matteo
2,1-12. In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al
tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e
dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la
sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò
turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli
scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui dovevanascere il
Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo
del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle
città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del
mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire
da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a
Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando
l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udito il
re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, lí
precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro
il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i
loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di
non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
La domanda dei magi: "Dov'è colui che è nato, il re dei
giudei?" (v.2) costituisce, forse, il tema principale del brano. Ciò che più
meraviglia è il fatto che essa viene formulata da persone estranee al popolo
d'Israele, ancora lontane dalla salvezza, ma che presto prenderanno il posto
del popolo eletto. I magi erano gli appartenenti alla casta sacerdotale della
Persia. Più tardi, con questo nome furono designati i teologi, i filosofi e
gli scienziati orientali. Essi con il loro viaggio a Betlemme anticipano e
preannunciano la venuta dei popoli pagani al Vangelo. Il valore Cristologico
di questo brano (Cristo, salvezza dei popoli) è il significato centrale che
va salvaguardato sempre. Le altre spiegazioni moraleggianti o allegoriche, in
particolare a proposito dei doni e del loro significato, valgono quello che
valgono. Sono i pagani che, per primi, si muovono per la nascita del "re dei
giudei" e vanno a cercarlo. Essi giungono naturalmente a Gerusalemme (cfr Is
60,3-6). Lì i magi incontrano e interrogano gli ebrei e la loro storia sacra.
Questi attestano con sicurezza che le Scritture annunciano il Messia, ma non
sono in grado di riconoscerlo nel Bambino di Betlemme. I giudei sono
capaci di scrutare le Scritture e di scoprire il luogo della nascita del
Messia predetto dal profeta, ma non fanno un passo per trovarlo, per mettersi
almeno al seguito degli adoratori stranieri. Il loro raduno nella reggia di
Erode sembra piuttosto un consiglio di guerra che una serena ricerca della
volontà di Dio. La capitale messianica, la piccola Betlemme, minima tra le
città di Giuda, fa ombra alla grande Gerusalemme: questa si lancerà con tutte
le sue forze contro di lei, ma inutilmente: il Messia sfuggirà ai suoi
attacchi. Il comportamento di Erode, dei sacerdoti, degli scribi e del popolo
contro Gesù è lo stesso che le autorità e il popolo di Gerusalemme
assumeranno contro il Cristo durante gli anni della sua vita pubblica e nei
giorni della sua passione, morte e risurrezione. E lo stesso atteggiamento
assumeranno contro i predicatori del vangelo e i continuatori della sua
opera. Un doppio movimento antitetico percorre questo racconto: quello del
rifiuto degli ebrei e quello dell'accoglienza dei pagani. Ritroveremo questa
contrapposizione lungo tutto il vangelo. La salvezza dei pagani è una verità
presente nell'Antico Testamento e nella tradizione giudaica (cfr Gen 12,3; Is
2,2-5; Sal 47), Se a Israele è dato di scoprire Dio attraverso la loro
storia, i pagani devono venire a lui attraverso gli splendori della creazione
(cfr Dt 4,15-20): gli astri narrano la gloria dell'unico Dio (cfr Sal 19,
2-7) e rivelano la potenza del loro creatore (cfr Sap 13,1-9). Pare che qui
Matteo si riferisca al racconto di Nm 22-24 e ne faccia un commento alla
maniera dei targumim palestinesi, che sono traduzioni spiegate dell'Antico
Testamento. Sia nel Libro dei Numeri che in questo brano di Matteo, dei magi
pagani incontrano un re straniero: Balac che vuole maledire il popolo di Dio
(cfr Nm 22,11; 23,7), Erode che vuol far morire il re dei giudei (Mt 2,8). I
magi però, nei due casi, assumono un atteggiamento contrario alla volontà dei
due re, benedicendo e adorando colui che dovevano condannare (cfr Nm22,18;
23,8-9; Mt 2,11); inoltre annunciano una stella luminosa (cfr Nm 24,17; Mt
2,2) e se ne tornano ai loro paesi tranquilli e contenti (cfr Nm 24,25; Mt
2,12). Matteo vuole associare i pagani, fin dall'inizio della vita di Gesù,
all'instaurazione del regno universale di Dio. Gesù è la luce che illumina i
popoli (cfr Is 9,1-5; 60,1-6); è la sapienza che sorpassa quella di Salomone
e attira a sé tutti i re e i sapienti della terra (cfr 1Re 10,1-13; 4,14). La
venuta dei pagani comporta il riconoscimento del dominio universale del
Cristo. Ma, come si è già detto, per Matteo è importante il contrasto che la
venuta dei magi crea con il rifiuto degli ebrei: la salvezza accettata da chi
viene da lontano, è trascurata dai vicini (cfr Mt 8,11-12; 22,1-14). I magi
ricevono in sogno l'avvertimento di non tornare più da Erode. Essi sono
esperti anche nell'interpretazione dei sogni. Questi uomini di Dio,
ubbidienti, "per un'altra strada fecero ritorno al loro paese" (v.12).
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