X DOMENICA DOPO PENTECOSTE
17 agosto 2014
Marco. 12, 41-44
Riferimenti : 1Re. 8, 15-30 - Salmo 47 - 1 Corinzi. 3, 10-17
Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia; perché terribile è il Signore, l'Altissimo, re grande su tutta la terra. Egli ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi. La nostra eredità ha scelto per noi, vanto di Giacobbe suo prediletto. Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni

1Re. 8, 15-30

In quei giorni. Salomone disse: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, che ha adempiuto con le sue mani quanto con la bocca ha detto a Davide, mio padre: “Da quando ho fatto uscire Israele, mio popolo, dall’Egitto, io non ho scelto una città fra tutte le tribù d’Israele per costruire una casa, perché vi dimorasse il mio nome,ma ho scelto Davide perché governi il mio popolo Israele”. Davide, mio padre, aveva deciso di costruire una casa al nome del Signore, Dio d’Israele,mail Signore disse a Davide, mio padre:“Poiché hai deciso di costruire una casa al mio nome, hai fatto bene a deciderlo;solo che non costruirai tu la casa, ma tuo figlio, che uscirà dai tuoi fianchi, lui costruirà una casa al mio nome”. Il Signore ha attuato la parola che aveva pronunciato: sono succeduto infatti a Davide, mio padre, e siedo sul trono d’Israele, come aveva preannunciato il Signore, e ho costruito la casa al nome del Signore, Dio d’Israele. Vi ho fissato un posto per l’arca, dove c’è l’alleanza che il Signore aveva concluso con i nostri padri quando li fece uscire dalla terra d’Egitto». Poi Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse: «Signore,Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore. Tu hai mantenuto nei riguardi del tuo servo Davide, mio padre, quanto gli avevi promesso; quanto avevi detto con la bocca l’hai adempiuto con la tua mano,come appare oggi. Ora, Signore, Dio d’Israele, mantieni nei riguardi del tuo servo Davide, mio padre, quanto gli hai promesso dicendo: “Non ti mancherà mai un discendente che stia davanti a me e sieda sul trono d’Israele, purché i tuo i figli veglino sulla loro condotta, camminando davanti a me come hai camminato tu davanti a me”. Ora,Signore, Dio d’Israele, si adempia la tua parola, che hai rivolto al tuo servo Davide, mio padre! Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!  Terminato il tempio che si presenta come una sontuosa costruzione, Salomone pensa di aver concluso l’avventura sognata dal padre Davide: costruire una casa per il Signore e farvi il centro della fede e della presenza di Dio nel suo popolo. Il popolo d’Israele, ormai, ha già avuto esperienza di questa abitazione di Dio come compagno di viaggio quando era uscito dall’Egitto e l’arca era il segno visibile della memoria e lo sgabello della presenza di Dio nel suo popolo. Il tempio pone il problema teologico da riconciliare: c’è l’infinita altezza di Dio(trascendenza) che non può neppure essere imprigionata dai cieli e lo spazio piccolissimo del tempio. Anche nella preghiera di Salomone si ritrovano i due termini teologici. E d’altra parte c’è la garanzia di una presenza effettiva ed efficace del “Nome” del Signore (“Il nome” è la persona, nel linguaggio biblico). Il tempio è allora il luogo dove l’uomo si presenta a Dio: e Dio, dall’alto dei cieli, si china e“si adatta” allo spazio del tempio per incontrare e ascoltare colui o colei che lo invoca. E’ stata lunga l’attesa. Se il tempio è stato il sogno di Davide, il Signore, attraverso il suo profeta, aveva rifiutato questo progetto dalle mani di Davide poiché esse si erano macchiate del sangue dei suoi nemici. Davide ha raccolto, comunque, materiali, danaro e tesori ingenti ed aveva comprato il terreno su cui sarebbe stato costruito il tempio del Signore (2Sam24,18-25). La costruzione iniziò nel quarto anno del regno di Salomone e fu terminata sette anni dopo (1Re 6,37-38). Nella liturgia d’inizio, qui riportata in parte, si possono verificare due parti distinte, celebrate dal re: un primo discorso che è anche benedizione (vv15-21), e poi una lunga preghiera di ringraziamento, memoriale dei benefici offerti dal Signore stesso (vv 22-53). E’ il re l’unico officiante che prega, esorta e benedice. Sta svolgendo, come re, il grande compito del padre nel suo popolo ed è profeta perché comunica il messaggio di Dio, in prima persona: parla a nome di Dio comunicando il suo pensiero. La seconda parte è, in particolare, propriamente, la preghiera “davanti all’altare, di fronte a tutta l’assemblea, e con le mani stese verso il cielo”, in piedi come fa sempre l’ebreo, consapevole della sua dignità di creatura fatta da Dio con il suo soffio vitale. La richiesta fondamentale a Dio è quella che il Signore continui ad essere fedele, mantenendo insieme “alleanza e benevolenza (o fedeltà)” che sono propri del Dio d’Israele. Seguono i ricordi di ciò che Dio ha offerto, aggiungendovi quindi la richiesta di nuovi favori. Nel linguaggio ebraico si ricordano “la bocca e la mano” (vv15.24): cioè la promessa e la potenza. Si sente il desiderio inimmaginabile della garanzia della discendenza. Nessun popolo può permettersi di immaginare nella storia una discendenza eterna ed il Signore lo ha garantito a Davide. Il tempio, che pure sarà il luogo fondamentale del culto, si misura come il luogo della preghiera (vv27-30). E’ prima di tutto il luogo della preghiera del re, servo di Dio ed è poi il luogo della preghiera del popolo. E’ il luogo della presenza e quindi dell’ascolto. Al Signore si chiede: “Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa” (v 29). Si chiede attenzione, ascolto e perdono. Aprire gli occhi sulla casa significa custodire il tempio con amore; ascoltare ( il verbo viene ripetuto 5 volte) domanda che la voce di chi supplica percorra l’infinita distanza di Dio; perdonare ci dà fiducia poiché, come tutti, abbiamo bisogno della misericordia di Dio sulla nostra limitatezza.

1 Corinzi. 3, 10-17

Fratelli, secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento,resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito;tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

Nella sua prima lettera ai Corinzi Paolo sta impostando una sua riflessione teologico pastorale:ha una conoscenza significativa di questa comunità e sa che c’è stata una gradualità nella proposta della fede di Gesù, e quindi motiva le molte lacune lasciate nell’insegnamento. Con questa lettera sembra che Paolo voglia ricuperare una migliore profondità e quindi segue il filo dei propri pensieri ricominciando dall’inizio. “Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete” (vv1-2). Il motivo ditale impreparazione è dato dalle divisioni e dai gruppi che non fanno maturare pace e armonia, ma “Vi sono tra voi invidia e discordia” (v 3). Il fatto che lo disillude è quel dividersi in gruppi a secondo dei predicatori: Paolo, Apollo. I cristiani di Corinto si comportano secondo la mentalità greca di ripensare i missionari ( tale si sente Paolo e tale è Apollo) come capi scuola filosofici o politici da contrapporre l’uno all’altro. “Siamo servi”, strumenti in mano a Dio per condurre uomini e donne alla fede. Ognuno fa qualcosa per questa Chiesa, ma è un lavoro esterno di collaborazione, chi opera e feconda è Dio: è Lui colui che veramente fa crescere. Vengono allora ripresi due tipi di lavoro dove è ovvio il significato della collaborazione: il mondo agricolo e il mondo delle costruzioni. Del primo lavoro agricolo Paolo ne parla in precedenza: (3,6-9). Nel testo che leggiamo oggi ci troviamo in una riflessione sui materiali di costruzione. Dio mi ha fatto architetto, dice Paolo e, come un saggio architetto, ho posto un fondamento ben saldo. Altri costruiscono sopra ma stiano ben attenti a non sostituire il fondamento: il vero fondamento è Gesù Cristo (v 11). Si elencano 6 tipi di materiali, molto diversi di valore e consistenza. L’oro, l’argento e le pietre preziose indicano non tanto un materiale edilizio ma raffinati elementi che rendono preziosa la costruzione, e manifestano un buon lavoro, coscienzioso e responsabile a beneficio dei fedeli. Gli altri materiali, “legno, fieno e paglia”,richiamano un lavoro povero, fatto male e, probabilmente, per secondi fini. C’è una verifica e“il giorno del Signore” verrà a collaudare la solidità e la consistenza. Chi ha predicato il Vangelo, usando materiale di scarto, si salverà, ma come attraverso il fuoco, a fatica, poiché l’opera mal fatta risulterà inconsistente. La finale di tutta la riflessione è splendida. “Siete il tempio di Dio”. Nel vostro tempio c’è un ospite inatteso che è lo Spirito e che i cristiani conoscono poiché è lo Spirito di Gesù inviato nel mondo.. Perciò si rintraccia il senso del popolo o della Chiesa come assemblea dei credenti. Quando Paolo scrive questa lettera, c’è ancora il tempio di Gerusalemme. E Paolo,che è sempre rimasto un buon ebreo innamorato del tempio, può dire con sapienza e consapevolezza: “Voi siete il nuovo tempio”: lo splendore della presenza e della garanzia di accoglienza di Dio.

 
     
 Marco. 12, 41-44
In quel tempo. Seduto di fronte al tesoro, osservava
come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora,chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»
 Nel primo cortile interno del tempio, quello denominato delle donne, ma che poteva essere
frequentato solo da ebrei, Gesù si è fermato, dopo aver intravisto persone che si mostrano, con un certo contegno altezzoso, alle persone e che molti salutano con riverenza e devozione. Sono gli scribi che, originariamente, erano incaricati di stendere documenti, ma, dopo l’esilio di Babilonia (sec VI a.C.), avevano acquistato grande prestigio ed autorità in campo legislativo. Gesù è irritato della loro ostentazione e del fatto che approfittino delle persone,poco colte, che li onorano e si inchinano davanti a loro con venerazioni. Il testo, accennato, è precedente a quello dell’obolo della vedova e aiuta a chiarire le riflessioni che Gesù compie nei loro riguardi: non è solo una critica quanto un insegnamento alternativo, offerto ai discepoli. “Non fate così” (12,38-40). Sulla sinistra c’è la sala del Tesoro e sulla parete esterna sono praticate 13 buche (dette “trombe” perché all’interno si allargano a forma di tromba). Nei momenti di maggior affollamento, per esempio, nel tempo della Pasqua, da tutto Israele vengono fedeli che si affollano per fare offerte. Poiché lo scrosciare delle monete fa rumore a secondo del numero delle monete, in fondo può essere motivo di sorpresa e di stima sentire il rumore delle monete cadere in maggiore quantità nel cassone, a differenza delle altre offerte. Anzi, per far migliore figura, qualcuno si porta dietro molte monete di rame di grande effetto sonoro. Gesù sente che i suoi sono affascinati da quel rumore scrosciante delle monete che qualche ricco ha portato, e coglie l’occasione per offrire un esempio rovesciato di vera religiosità, aiutando i suoi a penetrare nel cuore di ogni persona, senza restare alle emozioni esterne o alle impressioni. Così indica una povera vedova. La riflessione sugli scribi, sui cui criteri si allineano anche personaggi ricchi che offrono danaro, ci riporta al contro- canto. “«In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»(12,43-44). Ci si gioca sulla totalità e si dice che la totalità ( qualunque sia la consistenza) vale molto di più del parziale. Certamente in termini di generosità e di disponibilità, non certo in ordine economico.“Voi guardate la quantità, dice il Signore, e vi esaltate del tanto e disprezzate il poco. Dio guarda la qualità dell’offerta che è un dono gratuito e totale”. Ai suoi occhi quindi non contatanto la quantità economica, quanto il coraggio di offrire tutto. La vedova esprime la pienezza e diventa immagine del credente che si affida totalmente a Dio ma è anche immagine di Gesù che offre la sua vita perdonando. Addirittura è immagine del Padre che offre tutto ciò che ha, il suo Figlio.