 I DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI
31/08/2014
Luca 9, 7-11 Riferimenti : Isaia 65, 13-19 -
Salmo 38- Efesini 5, 6-14 |
| Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e
perdonato il peccato. Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun
male e nel cui spirito non è inganno. Tacevo e si logoravano le
mie ossa, mentre gemevo tutto il giorno. Giorno e notte pesava
su di me la tua mano, come per arsura d'estate inaridiva il mio
vigore. Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto
il mio errore. Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe" e
tu hai rimesso la malizia del mio peccato |
|
Isaia 65, 13-19
Così dice il Signore Dio: "Ecco,
i miei servi mangeranno e voi avrete fame;ecco, i miei
servi berranno e voi avrete sete; ecco, i miei servi
gioiranno e voi resterete delusi; ecco, i miei servi
giubileranno per la gioia del cuore, voi griderete per il
dolore del cuore,urlerete per lo spirito affranto. Lascerete
il vostro nome come imprecazione fra i miei eletti:"Così
ti faccia morire il Signore Dio". Ma i miei servi saranno
chiamati con un altro nome. Chi vorrà essere benedetto nella
terra, vorrà esserlo per il Dio fedele; chi vorrà giurare
nella terra, giurerà per il Dio fedele, perché saranno
dimenticate le tribolazioni anti che, saranno occultate ai
miei occhi. \ Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova
terra;non si ricorderà più il passato,non verrà più in
mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che
sto per creare,poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il
suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di
pianto, grida di angoscia.
Siamo nel periodo del post- esilio, il tempo del ritorno dopo la
deportazione a Babilonia (secVI-V a.C). Il popolo, solo una
parte degli esiliati, ha accettato di ritornare, ricco di sogni
di grandezza. Ma tutti scoprono la povertà e la fatica,
popolo povero nei confronti degli altri popoli vicini, ricchi
e pericolosi, sempre tentati di prevaricare per annientare chi
si è intromesso. Il capitolo precedente (64) richiama una
bella lamentazione che sale a Dio come supplica, ricca di
fede e carica di immagini che manifestano la coscienza della
propria impurità, desolazione,umiliazione. Ma chi prega, a
nome del popolo, ha una grande fiducia nel Signore e si fida
delle sue promesse. Vede povertà e deserto attorno, eppure sa
di poter contare sulla promessa del Signore.E il Signore
garantisce, nel testo che leggiamo oggi, che metterà mano con la
sua misericordia e la sua amicizia per aiutare i giusti. E se
si parla inizialmente del destino dei ribelli, si stabilisce un
confronto con i servi di Dio (vv 1-12); quindi si apre
l'orizzonte sulla sorte di chi è fedele per concludere nella
descrizione del destino dei giusti. Ci sono quattro
contrapposizioni (versetti 13-14) sulla sorte dei fedeli e dei
ribelli a cui segue la sentenza definitiva dei rispettivi
destini (versetti 15-16 a). Le quattro contrapposizioni, “sulla
fame, sulla sete, sulla gioia del successo e sulla contentezza
del cuore”, iniziano tutte con: "Ecco i miei servi". Nel
versetto 15 c'è il richiamo al destino definitivo che suonerà
come imprecazione di morte: nessuno ricorderà i malvagi se
non per lanciare maledizioni. Ai servi del Signore, invece, è
promesso un nome diverso nel quale si esprimerà l'inizio della
nuova era, caratterizzata dalla salvezza di Dio poiché sarà
scelto da Lui. Il nome di Dio garantirà la benedizione,
l'accordo è pieno, la fedeltà della parola sarà senza
ambiguità, il ricordo di una vita che ha superato la paura e
l’angoscia del male sarà dimenticato,diventando solo memoria
di benedizione. “Si invocherà la benedizione del Signore e si
giurerà nel nome del Dio fedele”. La promessa della salvezza
futura si compirà (vv 18-19). Il mondo, trasformato e
rinnovato dalla forza del Signore, acquista lineamenti cosmici
di splendore impensabili (“ nuovi cieli e nuova terra").
Questo linguaggio è presente in Geremia(31,31-34), prosegue
con Ezechiele (36,24-28). Ma lo si ritrova ancora in Isaia 51,6
e 66,22E’ la visione di un tempo di rinnovamento e di novità
totale che si annuncia al futuro per concludere questo mondo
di sofferenza e di male. Non a caso, nell'Apocalisse di Giovanni
(Ap21,1), ci si richiama allo splendido profilo di
Gerusalemme “come la sposa adorna per il suo sposo nel cielo
nuovo e terra nuova". Ma il testo è anche fatto proprio da
Pietro (2 Pt 3,13), e da Paolo (Rom 8,19-23). I "cieli nuovi
e terra nuova” sono la svolta radicale nella storia. Il futuro
si apre nella speranza: il Signore non farà mancare le sue
promesse e manterrà il benessere. È molto interessante anche
l'esemplificazione che segue al testo di oggi: cesserà la
mortalità infantile (Non ci sarà più un bimbo che viva solo
pochi giorni” (v 20)) e gli anziani raggiungeranno e
supereranno i 100 anni di vita, ottenendo così la pienezza
dell’esistenza. Leggiamo questi testi ed abbiamo davanti agli
occhi il dramma degli israeliani e dei palestinesi, i messaggi
di odio e di morte, l’incapacità a fermarsi per ritrovare una
pace che sia rispettosa del diritto alla vita e alla serenità
di ciascuno. |
Efesini 5, 6-14 Fratelli, Nessuno vi inganni
con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio
viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi
niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate
tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò
come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in
ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è
gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle
tenebre, che non danno frutto,ma piuttosto condannatele
apertamente. Di quanto viene fatto da costoro in segreto è
vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente
condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si
manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi,
risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà». Per i semiti che hanno assimilato molti
elementi delle concezioni persiane, l’oriente da cui sorge il
sole è il simbolo di Dio, poi, per i cristiani è il simbolo di
Cristo Messia mentre l’occidente richiama il maligno, il
luogo della fitta oscurità. Per questo le chiese-edificio sono
orientate verso il sorgere del sole, ad oriente. Il mondo
ebraico, sensibile alle contrapposizioni,ripensa spesso alle
albe nell’orizzonte di Gerusalemme. Il sole, che sorge ad
oriente, fa fuggire le tenebre verso occidente. Ed i
cristiani, che sono figli della luce, sfuggono ogni ambiguità,
il male, la malignità che vengono svelati mentre si
sviluppano “bontà, giustizia e verità” (v 9)."Eravate
tenebre, ora siete luce del Signore". Siete luce, dice, e non
solo "siete nella luce". Perciò, come logica conseguenza,
"camminate come figli della luce". Perciò dai cristiani ci si
deve attendere opere di luce e di bellezza, opere degne di figli
di Dio che rendono il mondo più bello e più vivibile.
Generati dalla luce, immagine di Dio luce, figli di Dio e figli
della luce, noi viviamo il tempo dell'incontro, della
familiarità intima di Dio. Con la luce cresce il frutto (v.9)
e con le tenebre sorgono le opere infruttuose (v.11). Il fatto
di essere luce e nella luce non ci si pone, però,
automaticamente nel buono, giusto e vero. La luce richiama la
trasparenza e la visibilità, le tenebre richiamano vergogna e
fatti innominabili, avvenuti nel segreto, probabilmente
conosciuti dai destinatari di questa pagina di cui, però, si
vuole mantenere il riserbo. Ma il battesimo deve aiutarci ad
interpretare la realtà: “Cercate di capire ciò che è gradito al
Signore” (v.10) dove la luce di Cristo è filtrata nel nostro
tessuto quotidiano. Non è semplice ma dobbiamo sviluppare un
criterio di valutazione e comportamenti secondo lo stile del
Signore Gesù, nel confronto con Lui, il cui legame è grazia,
garanzia e speranza: tutti doni che ci sono stati offerti nel
Battesimo. E se ciascuno è incoraggiato a riflettere ed a
scoprire valori e significati e scelte particolari, si
richiede anche una confronto nella fraternità, incoraggiati da
altre esperienze e competenze più pensate e più mature. I
cristiani vengono incoraggiati, nella lettura della luce, ad
esprimere con chiarezza il valore morale di ciò che è bene e ciò
che è male. Non si deve aver paura di dichiarare il proprio
giudizio sulle cose (certo, non sulle persone). Il nostro
tempo ha un grande bisogno di confronti poiché non sopporta
regole mentre continuamente ne costruisce all’infinito,
giocando spesso, non sempre, per fortuna, su interessi privati,
sensibilità individuali, gusti particolari e capricci. Essere
luce significa anche capire il senso delle cose,maturarle e
saper esprimere con intelligenza e rispetto i significati ed i
perché dei fatti e delle scelte. Bisogna sempre essere memori
del richiamo di Pietro: “Adorate il Signore, Cristo, nei
vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi
ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia
fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (1Pietro
3,15-16). E insieme bisogna ricordare il richiamo di Paolo:
“Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno
frutto, ma piuttosto condannatele apertamente”. (Ef 5,11-13). |
 |
 |
|
Macheronte e la fortezza Erodiana |
Luca 9, 7-11 In quel tempo. Il tetrarca Erode sentì
parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare,
perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti»,altri: «È
apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma
Erode diceva:«Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui,
del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Al loro
ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano
fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città
chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli
le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti
avevano bisogno di cure. Gesù sta
sviluppando, nel capitolo 8, il suo progetto di novità e di speranza
nonostante i segni e i richiami di morte che attorno a lui si sviluppano.
L’emorroissa che, disperata, non ha più fiducia dei medici e perdendo
sangue perde la vita, è risanata poiché vuole a tutti i costi toccare il
mantello di Gesù e, superando timori e folla, lo raggiunge. E la figlia di
Giairo, capo della sinagoga, molto malata e che di fatto muore mentre Gesù
si è incamminato verso la sua casa,viene restituita ai genitori viva e
gioiosa. Due donne, due persone segnate dalla morte e per tutte c’è il
numero 12 che le rende simbolo (12 anni di malattia per l’emorroissa e 12
anni l’età della ragazza che muore). Ci richiamano che Gesù è colui che
porta la vita al popolo d’Israele, alla Sposa di Dio identificata dal
numero 12, il numero del popolo, le tribù d’Israele. Gesù è la vita piena
(Lc 8, 40-56). Gesù sente che il suo popolo ha bisogno della vita in pienezza
e perciò“Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e
di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a
guarire gli infermi” (Lc 9,1-2). Tutta questa è una tempesta dinotizie
affascinanti e drammatiche per Erode: “Sentì parlare di tutti questi
avvenimenti e non sapeva che cosa pensare” (v 7). Erode non sta cercando
di capire la novità di Gesù, ma è determinato ad evitare ogni cambiamento.
Ha ucciso un profeta, non se ne pente, non accetta le ipotesi stravaganti
di persone superstiziose, ma cerca di vedere Gesù poiché lo sente nella linea
del profeta pericoloso. Luca sta preparando un altro incontro, quello
definitivo, nel tempo della passione (Lc 23,6-12) e anticipa, nel
frattempo, una notizia di trame, sempre da parte di Erode,che lo vuole
uccidere (Lc13,31). Tutto questo prepara la domanda: “Erode vuole vedere
Gesù. Ma perché? ”Gesù bisogna cercarlo, stando tra la folla che ha
bisogno di trovare significati e speranza, lo si incontra mettendo al
primo posto la sua ricerca, come farà la gente che lo segue per luoghi
scomodi, senza garanzia, chiedendo la sua parola. Gesù non si svela a chi
domanda gesti miracolosi, da circo equestre come chiederà Erode per
divertimento: “Sperava di vedere qualche miracolo fatto da Lui” (Lc 23,8).
Erode trova un terribile silenzio. Invece la folla, che ha seguito Gesù, è
accolta, aiutata a scoprire lo splendore del Regno e curata dai mali che la
tengono prigioniera nella sofferenza. A coloro che sono poveri e aspettano
speranza Gesù svela lo splendore della sua presenza. Erode non sa far
altro che insultarlo: “Farsi beffe di lui e mettergli addosso una
splendida veste” (Lc 23,11), il segno della ricchezza stolta che vuol coprire
il male nel fasto. Quando la gente ha cercato Gesù e si è fermata a
capire, senza altre preoccupazioni, neppure di fame, Gesù fa quel miracolo
che avrebbe ingolosito anche Erode: con 5 pani e due pesci sfama5000
persone, ma con un gesto assurdo. Non moltiplica i pani ma continua a
spezzarli. Erode avrebbe preteso un rapporto di moltiplicazione, sacchi e
tonnellate di pane, un miracolo di economia, come, in fondo, pensiamo noi,
parlando di moltiplicazione dei pani. Tuttavia nel testo del Vangelo, non
si parla di moltiplicazione dei pani, ma solo nei titoli che non sono Vangelo
ma solo annotazioni del tipografo. Gesù invece sceglie la solidarietà, il
coinvolgimento nello spezzare il pane e nell’offrire. Cose che Erode non
avrebbe saputo né capire né accettare. (Luca9,12- 17). Eppure "tutti
mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: 12 ceste”. |