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Samuele 3, 1-20
La guerra tra la casa di Saul e la casa di Davide si
protrasse a lungo. Davide con l'andar del tempo si faceva più
forte, mentre la casa di Saul andava indebolendosi. In Ebron
nacquero a Davide dei figli e furono: il maggiore Amnòn, nato da
Achinoàm di Izreèl; il secondo Kileàb, da Abigail già moglie di
Nabal da Carmel; il terzo Assalonne, nato da Maaca, figlia di
Talmài re di Ghesùr; il quarto Adonìa nato da Agghìt; il quinto
Sefatìa, figlio di Abitàl; il sesto Itreàm, nato da Eglà moglie
di Davide. Questi nacquero a Davide in Ebron. Mentre durava la
lotta tra la casa di Saul e quella di Davide, Abner era
diventato potente nella casa di Saul. Saul aveva avuto una
concubina chiamata Rizpà figlia di Aià. Ora Is-Bàal disse ad
Abner: "Perché ti sei unito alla concubina di mio padre?". Abner
si adirò molto per le parole di Is-Bàal e disse: "Sono io una
testa di cane, di quelli di Giuda? Fino ad oggi ho usato
benevolenza alla casa di Saul tuo padre, favorendo i suoi
fratelli e i suoi amici, e non ti ho fatto cadere nelle mani di
Davide; oggi tu mi rimproveri una colpa di donna. Tanto faccia
Dio ad Abner e anche peggio, se io non farò per Davide ciò che
il Signore gli ha giurato: trasferire cioè il regno dalla casa
di Saul e stabilire il trono di Davide su Israele e su Giuda, da
Dan fino a Bersabea". Quegli non fu capace di rispondere una
parola ad Abner, perché aveva paura di lui. Abner inviò subito
messaggeri a Davide per dirgli: "A chi il paese?". Intendeva
dire: "Fà alleanza con me ed ecco, la mia mano sarà con te per
ricondurre a te tutto Israele". Rispose: "Bene! Io farò alleanza
con te. Però ho una cosa da chiederti ed è questa: non verrai
alla mia presenza, se prima non mi condurrai davanti Mikal
figlia di Saul, quando verrai a vedere il mio volto". Davide
spedì messaggeri a Is-Bàal, figlio di Saul, intimandogli:
"Restituisci mia moglie Mikal, che feci mia sposa al prezzo di
cento membri di Filistei". Is-Bàal mandò incaricati a toglierla
al suo marito, Paltiel figlio di Lais. Suo marito la seguì,
camminando e piangendo dietro di lei fino a Bacurim. Poi Abner
gli disse: "Torna indietro!" e quegli tornò. Intanto Abner
rivolse questo discorso agli anziani d'Israele: "Da tempo voi
ricercate Davide come vostro re. Ora mettetevi al lavoro, perché
il Signore ha detto e confermato a Davide: Per mezzo di Davide
mio servo libererò Israele mio popolo dalle mani dei Filistei e
dalle mani di tutti i suoi nemici". Abner ebbe colloqui anche
con gli uomini di Beniamino. Poi Abner tornò solo da Davide in
Ebron a riferirgli quanto era stato approvato da Israele e da
tutta la casa di Beniamino. Abner venne dunque a Davide in Ebron
con venti uomini e Davide fece servire un banchetto ad Abner e
ai suoi uomini.
Questo è un racconto di vocazione profetica. Sono molti gli
sviluppi del tema della vocazione nei profeti: Amos (7,15),
Isaia (6,1-10), Geremia (1,4-10), Ezechiele(cc. 2-3) ma si
risale ad Abramo (Gen. 12,1-3), ed a Mosé che svolge il ruolo di
liberare di schiavi (Es.3). Si esprime così l'idea fondamentale
che la storia degli uomini e del mondo è nelle mani di Dio che
indirizza verso progetti che solo lui conosce con la forza della
sua Parola. Samuele era figlio di Anna, una donna sterile che
- pregando il Signore a Silo, dove era sacerdote Eli - ottiene
di partorire un figlio, mettendo così fine alla sua afflizione.
Essa ha offerto, in ringraziamento, come voto al Signore, il suo
primogenito facendolo servire presso il santuario di Silo, dove
risiedeva l'arca del Signore (1Sam 1-2). Il racconto è
drammatico poiché proprio l'intermediario: Eli, che aiuta
Samuele a scoprire la voce del Signore, sarà rifiutato con tutta
la sua famiglia e tuttavia egli sosterrà con forza il giudizio
di Dio, riferito da Samuele bambino, di una condanna per la
troppa accondiscendenza di sé, padre verso i propri figli
malvagi (22,22-25). Eppure in lui, sacerdote del Signore,
colpito da castigo, continua la grande dedizione di chi non teme
di perdersi, pur di garantire la continuità della Parola di Dio
al suo popolo, visto che "la Parola del Signore era rara in quei
giorni, le visioni non erano frequenti" (3,1). E Samuele ogni
volta che viene chiamato è disponibile all'obbedienza verso il
vecchio sacerdote e si vedrà compensato in un dialogo diretto
con Dio.
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Efesini 3, 1-12 Fratelli, io, Paolo, il
prigioniero di Cristo per voi pagani... penso che abbiate
sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato
a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il
mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che
ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho
del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini
delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi
santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti
sono chia-mate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità,
a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa
promessa per mezzo del Vangelo, del quale io sono divenuto
ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata
concessa secondo l'efficacia della sua potenza. A me, che sono
l'ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia:
annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e
illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli
in Dio, creatore dell'universo, affinché, per mezzo della
Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei
cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno
che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale
abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante
la fede in lui.
Negli scritti di Paolo e nell'Apocalisse di Giovanni ricorre
spesso la parola "mistero", molto poco usato nei Vangeli: "a voi
è dato di conoscere i misteri del Regno dei cieli" (Mc 4,11; Mt
13,11). Si vuole identificare il progetto di Dio sul mondo,
progetto inaccessibile che gli uomini non possono comprendere
perché si colloca molto al di sopra della nostra intelligenza
come il cielo è molto al di sopra della terra (Isaia 55,9). E
se al tempo di Gesù si pensava che il progetto di Dio si dovesse
rivelare come dono, comunicato attraverso sogni e visioni per
alcuni uomini, Paolo richiama che i piani di Dio vengono
annunciati dai predicatori, dagli apostoli e dai profeti delle
comunità cristiane. Essi raccolgono ciò che Dio opera nel suo
popolo ed esse hanno il compito di sviluppare una profonda
attenzione dell'azione di Dio tra noi. Attraverso la storia, gli
avvenimenti e il richiamo della Parola di Gesù si svela passo
passo il piano di Dio. Paolo sente in se stesso di far parte
di queste persone che hanno scoperto il progetto di Dio e quindi
sente la responsabilità di offrire il significato della sua
vocazione apostolica, "lo Paolo sono apostolo dei pagani perché
diventino un popolo solo, salvato, cosciente, credente con il
popolo ebraico, in Gesù". Perciò "le genti" (da cui i "gentili"
-pagani) sono diventate "coeredi", "incorporati",
"compartecipi". Così Paolo esprime il mistero svelato: è
importante restituire un'unica Chiesa, corpo di Gesù e popolo di
Dio. Questo progetto di unità e l'eredità di Abramo per tutti i
popoli, e non semplicemente per Israele, contrasta con un
esasperato razzismo che divide i popoli tra ebrei e pagani,
greci e barbari, liberi e schiavi, uomini e donne, colti e
ignoranti. Sono divisioni che si ripropongono ancora oggi, non
allo stesso modo, per alcuni aspetti, ma in forme esasperate per
altri: bianchi e neri, stanziali e nomadi, nativi e immigrati.
Il progetto di Dio è quello di costituire una realtà sola.
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