DOMENICA DELLE PALME
13 aprile 2014
Giovanni. 11, 55 - 12, 11

Riferimenti : Isaia 52,13 3 - 53,12- Salono  -  Ebrei. 12, 1b-3
Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia; perché terribile è il Signore, l'Altissimo, re grande su tutta la terra. Egli ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi. La nostra eredità ha scelto per noi, vanto di Giacobbe suo prediletto. Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni; perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sui popoli, Dio siede sul suo trono santo

Isaia 52,13 3 - 53,12

Così dice il Signore Dio: Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di f8 ronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli.

 Questa liturgia domenicale richiama il cammino della comunità cristiana checelebra il grande avvenimento della Pasqua nel suo inizio drammatico della morte.Con la seguente domenica si sviluppa la conclusione della Pasqua nellarisurrezione: annuncio sconcertante della vittoria sulla morte, sul peccato, sullaviolenza e quindi garanzia che Dio mette mano nella storia perché non cada nelladisperazione. Dio è attento all’amore coraggioso del suo servo che ama ognipersona, anche i suoi uccisori e trasforma la maledizione, che si è presa su di sé, ela cancella poiché per il Padre ama fino alla morte. Da questo momento chi lotta esoffre con amore salva il mondo attraverso e come Gesù.Questa prima lettura è come un ingresso magnifico e sconcertante del profeta che ci prende per mano e ci fa assistere alla tragedia ed alla gloria del “servo di Dio”. Cosìsono chiamati Mosè (Es14,31) e Davide (Sal 89,21) e così è chiamato questooscuro figlio d’Israele “servo del Signore”.Se l’inizio del capitolo 52 è uno splendido canto di gioia sulla Gerusalemme liberatadalla schiavitù e prefigurata come la patria dei figli d’Israele che ritornano daBabilonia, liberati: “Svégliati, svégliati, rivèstiti della tua magnificenza, Sion;indossa le vesti più splendide, Gerusalemme, città santa (52,1), si passa improvvisamente,senza preavviso, ad un personaggio nuovo, anonimo: “Ecco, il mio servoavrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente” (Is 52,13). Un personaggio amato, onorato da Dio, glorioso? Ma immediatamente l’immagine cambia:quest’uomo è irriconoscibile. “Sfigurato, disprezzato , reietto, castigato. Nonha apparenza né bellezza, non splendore per poterci piacere, uomo dei dolori, unodavanti al quale ci si copre la faccia; senza alcuna stima, percosso da Dio e umiliato,trafitto, schiacciato, maltrattato. Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noitutti, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello,come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Is 53,2-7).Se pure il servo sopporterà con grande pazienza (53,7), non ci può essere che scandaloper gli spettatori (52,14-15;53,2-3.7-9): certamente quest’uomo non può essereche un maledetto da Dio. Così, infatti, pensa chi, sotto la croce, assiste a Gesù che muore. Eppure egli è un innocente che espia i peccati, le pene e le sofferenze a cuidovrebbero essere sottoposti i peccatori. E il testo ci dice con stupore che, con questasostituzione, noi otteniamo la pace. Per le sue cicatrici guariamo.Però Dio interverrà dopo la morte, mentre nella fatica Dio non abbandona ma offrela sua forza. Isaia non può immaginare la risurrezione e tuttavia ipotizza la riabilitazionee l’intervento misterioso e concreto di Dio.Questo brano sconcertante di Isaia viene spesso da Gesù ripreso e interpretato: eglivi legge il suo futuro e lo prospetta ai suoi; ma nessuno può capirlo, anche perché isegni che lui pone: le guarigioni, il perdono e l’accoglienza verso i peccatori sonosempre segni dove Dio appare il suo alleato e il suo protettore. Perciò la morte saràpiù scandalosa, assurda, inimmaginabile. Solo dopo la risurrezione i discepoli sichiariscono lentamente l’avventura di Gesù e i disegni di Dio. Morte e risurrezionediventeranno l’asse portante della fede cristiana e la chiave interpretativa, la passwordper accedere a Dio e alla sua Parola

Ebrei. 12, 1b-3

Fratelli, vendo deposto tutto ciò che è di peso e il eccato che ci assedia, corriamo con erseveranza nella corsa che ci sta davanti, enendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine lla fede e la porta a compimento. Egli, di ronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si ottopose alla croce, disprezzando il disonore, e iede alla destra del trono di Dio. nsate ttentamente a colui che ha sopportato contro di é una così grande ostilità dei peccatori, perché on vi stanchiate perdendovi d’animo.

Questa lettera è scritta a cristiani che vengono dall’ebraismo ma che hanno accoltoGesù come la pienezza della propria fede nei Padri. Essi hanno creduto ed hanno cercato di mantenere la fedeltà a Gesù, ma via via hanno incontrato resistenze edifficoltà crescenti. Alle spalle ci sono le tragiche esperienze del crollo diGerusalemme dopo 40 anni dalla morte di Gesù, nel 70 d.C. e quindi la dispersione. Alcuni, migrando nel mondo di quel tempo, hanno incontrato alcune comunitàebraiche ed alcune comunità cristiane. A molti di loro è sembrato che la scelta diGesù fosse una risposta coraggiosa e coerente e l’hanno accettata vivendola nellafede. Ma nella fede, se ci si fa forti, bisogna lottare come i Padri che ci hannopreceduto. Nel Capitolo 11 l’autore biblico, ha illustrato il significato della fede chei Padri hanno vissuto. “ Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio"(11,2). L’immagine di una corsa negli stadi fa ricordare gli spettatori chesostengono con il loro entusiasmo gli atleti che corrono. Un cristiano, nella vita, è come un atleta che corre. A somiglianza dell’atleta, bisogna “deporre ogni peso,correre con perseveranza, tenere gli occhi fissi alla meta senza distrarsi”. Sono sfideche vanno affrontate e sappiamo che siamo accompagnati dagli atleti che sonovissuti prima di noi ed hanno mantenuto la fede, ed ora a margini della pista fannoil tifo per noi. Essi ci accompagnano e ci indicano il vero campione che è Gesù: perciò sorgono atteggiamenti propri di chi corre per ottenere una corona ed unriconoscimento di gloria. Sono scelte che i credenti debbono poter compiere,sapendo che questa corsa è orientata verso Cristo, origine di quella fede che in Luiè stata portata a compimento, come via garantita.Mentre si cammina verso il Signore, come ogni atleta, bisogna ridurre all’essenzialeil propri abbigliamento, poiché vestiti e mantelli possono intralciare la corsa, eancor più bisogna mantenere un ritmo costante e sostenuto (“la perseveranza”), mantenendo lo sguardo fisso alla meta che è Gesù, senza farsi distrarre. Gesù stessoè il nostro modello ed ha accettato di “superare “una così grande ostilità dipeccatori”. Non si è preoccupato del disonore e, nella scelta, ha anteposto la croce alla gioia che pur poteva avere a portata di mano. Nella corsa ci si deve spogliare diciò che intralcia, compresi il peccato, la paura, le preoccupazioni che ostacolano il cammino. E bisogna, “senza distrarsi, tenere fissi gli occhi su Gesù”. Nella suafede, intravedendo la gloria di Dio, Gesù è stato capace di accettare la sofferenza. Ecome la sua fede coraggiosa e fedele gli ha fatto superare gli ostacoli per arrivarealla gloria di Dio, così anche noi siamo invitati allo stesso itinerario che Egli cipermette di sviluppare fino al riconoscimento ed alla gloria del Padre.

 
Betfage, il piccolo villaggio tra Betania e Gerusalemme,
sul monte degli ulivi, ove Gesù mandò a prendere l'asino ed il puledro
 Giovanni. 11, 55 - 12, 11
In quel tempoEra vicina la Pasqua dei Giudei e molti dallaregione salirono a Gerusalemme prima dellaPasqua per purificarsi.Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve nepare? Non verrà alla festa?».Intanto i capi deisacerdoti e i farisei avevano dato ordine chechiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse,perché potessero arrestarlo.Sei giorni primadella Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato daimorti.E qui fecero per lui una cena: Martaserviva e Lazzaro era uno dei commensali.Maria allora prese trecento grammi di profumodi puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedidi Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la c4 asa si riempì dell’aroma di quel profumo.Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli,che stava per tradirlo, disse:«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e nonsi sono dati ai poveri?». Disse questo non perchégli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vimettevano dentro. Gesù allora disse: «Lascialafare, perché essa lo conservi per il giorno dellamia sepoltura.I poveri infatti li avete sempre convoi, ma non sempre avete me».Intanto una grande folla di Giudei venne asapere che egli si trovava là e accorse, non soloper Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egliaveva risuscitato dai morti.I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro,perché molti Giudei se ne andavano a causa dilui e credevano in Gesù.

Nel suo Vangelo Giovanni, a questo punto, comincia a raccontare gli ultimi fatti diGesù e il profilo dell’orizzonte che si presenta.All’esterno, nei luoghi di potere, si pensa di bloccarlo con ordini precisi e perentori:si costruisce una trama di tradimento attorno a lui, si mobilitano la classesacerdotale e l'autorità religiosa, mentre si infittisce la domanda sulla prossimavenuta a Gerusalemme, formulata da curiosi, credenti, pellegrini. La casa di Dio (iltempio) é vuota della sua presenza e tutti si pongono la domanda della fedeltà al pellegrinaggio dal centro della fede ebraica: "Stando nel tempio dicevano tra loro:'Non verrà alla festa?'"Anche tra i suoi Gesù sente l'aria di diffidenza e di paura e cerca di riportare alcentro la scelta di amore. Si passa, di fatto, dall'odio delle autorità religiose checercano di ucciderlo all'ipocrisia di un discepolo che mostra attenzione ai poveri, formalmente, ma poi si scopre che è un ladro che cerca di intascare il danaro cheera di Gesù e del gruppo di discepoli. E’ fondamentale il gesto di Maria: ella vuoleonorare Gesù che nella casa aveva riportato il fratello ,Lazzaro, sottraendoloall'Oltretomba. Qui l’avarizia, il riservo, l'inganno vengono smascherati poichéinsidiano il giusto che ha aperto Lazzaro alla vita e all’amore dei suoi. E Lazzarostimola la curiosità poiché colui che é risorto diventa attrazione almeno alla pari diGesù. Eppure c’è un acre sapore di morte e di paura, anche se attorno a Gesù si sta costituendo un popolo nuovo che crede alla vita, avendo veduto Lazzaro.Ma il messaggio che Gesù lancia sulla sua sepoltura, difendendo Maria, è offerto atutti ed è da questa raccolto: essa si sta preparando, con il suo gesto gratuito, sia allatenerezza e all’amore attorno alla morte di Gesù e sia alla resurrezione stessa,poiché non arriverà con le altre donne a completare i riti della sepoltura. Ma tuttoquesto lo capirà più avanti, come ciascuno di noi, il senso della vita.Iniziamo cosi i riti della Settimana Santa con il suggerimento del dono gratuito diMaria che offre tutto quello che ha di prezioso a Gesù anche con il rischio di essere equivocata. Ma essa esprime l'amore, la speranza e il ringraziamento in Lui, fontedella vita.