V DOMENICA DI AVVENTO
(il precursore)
15 Dicembre 2013
Giovanni 1,6-8. 15-18
Riferimenti : Michea 5,1/Malac3, 1-5a. 6-7b
- Salmo 145 - Galati 3, 23-28 |
| O Dio, mio re, voglio
esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre. Ti
voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per
sempre. Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua
grandezza non si può misurare. Una generazione narra all'altra
le tue opere, annunzia le tue meraviglie. Proclamano lo
splendore della tua gloria e raccontano i tuoi prodigi. |
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Michea 5,1/Malac3, 1-5a. 6-7b
Così dice il Signore Dio: E tu, Betlemme di
Èfrata, cosìpiccola per essere fra i
villaggi diGiuda, da te uscirà per me colui
chedeve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità, dai
giorni più remoti. Ecco, io manderò un mio
messaggero a preparare la via davantia me e
subito entrerà nel suo tempioil Signore che
voi cercate; e l’angelodell’alleanza, che
voi sospirate,eccolo venire, dice il Signore
deglieserciti. Chi sopporterà il giorno
della sua venuta? Chi resisterà al suo
apparire? Egli è come il fuoco delfonditore
e come la lisciva deilavandai. Siederà per
fondere epurificare l’argento; purificherà i
figlidi Levi, li affinerà come oro e
argento, perché possano offrire alSignore
un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta
di Giuda e diGerusalemme sarà gradita al
Signorecome nei giorni antichi, come negli
anni lontani. Io mi accosterò a voiper il
giudizio e sarò un testimonepronto… Io sono
il Signore, non cambio; voi,figli di
Giacobbe, non siete ancora altermine. Fin
dai tempi dei vostri padri vi siete
allontanati dai miei precetti, non liavete
osservati. Tornate a me e iotornerò a voi,
dice il Signore deglieserciti. La lettura
che porta l’intestazione del profeta Michea, in
realtà, del profeta Michea ricorda solo un
famoso versetto su Betlemme, che resterà come
segnale fondamentale per l’indicazione della
nascita delMessia ai magi (Mt2,6). Dopo il
primo versetto leggiamo un testo del profeta
Malachia.Michea è il secondo profeta
scrittore del Regno di Giuda, contemporaneo ad
Isaia: siamo nella secondametà del sec. VIII
a.C. Vive in un tempo di grande difficoltà
economica, ma soprattutto di ingiustizia
sociale. C’è molta corruzione e idolatria,
discordie e diseguaglianze sociali, frutto di
sfruttamento e disoprusi. Il popolo si
aspetterebbe giustizia, senso religioso e
sobrietà e, invece, si sente perseguitato dalla
prepotenza di una minoranza ricca e dalle classi
dirigenti che sfruttano i poveri. E se il re
Ezechia è unbuon uomo, è troppo debole per
portare giustizia. Il profeta Michea annuncia
speranza: sta per nascerecolui che dominerà
Israele, e proprio in un paese insignificante,
nel villaggio di Betlemme. Ma in quelpaese è
nato il re Davide, attorno al 1000 a.C. Da
pastore che era, diventò re e fece grande il suo
popolo.Malachia continua la prima lettura e
preannuncia la venuta di Gesù.Malachia vive
dopo la ricostruzione del secondo tempio, con un
popolo che è tornato da Babilonia: maquesto,
ormai, è avvenuto alcune decine di anni prima.
Eppure la ricostituzione della società nella
Giudea, ed, in particolare, a Gerusalemme, non
ha portato lo splendore e la giustizia sognati.
Siamoattorno all'anno 450 a.C. e il profeta
tratta sei problemi che toccano la realtà
quotidiana: 1. lapredilezione per Israele;
2. la mancanza di fedeltà del popolo al culto di
Dio; 3. la mancanza di fedeltànel rapporto
matrimoniale visto come Alleanza; 4. La promessa
di Dio che invia un messaggero perrestaurare
il culto e giudicare gli empi; 5. la mancanza di
fedeltà a Dio nelle offerte del tempio; 6. la
discussione tra credenti che dubitano della
giustizia di Dio.All’interno di queste
riflessioni, il contesto è disorientato tra le
promesse di giustizia di Dio el’esperienza
che, ogni giorno, mette sotto gli occhi,
l’oppressione dei poveri da parte dei ricchi che
prosperano. Dio, però, dice il profeta,
garantisce e promette: “Manderò il mio
messaggero”. Allo stessomodo con cui i
sovrani si fanno precedere dagli ambasciatori,
il Signore manderà, si pensa, Elia o il
Messia o il profeta. Al tempo di Gesù viene
identificato il messaggero come il precursore.
Dopo di lui unsecondo e misterioso
personaggio chiamato: "il Signore", "l'angelo
dell'Alleanza", "il Signoredell'universo” (v
1).Egli purificherà come fuoco e come
lisciva, purificherà i figli di Levi (v 3). La
purificazione del tempioresterà come
garanzia e come memoria. Così il gesto di Gesù,
che si lamenterà dei sacerdoti e dellaclasse
dirigente che avevano ridotto il tempio a
"spelonca di ladri", e che scaccerà i venditori
dal tempio,diventa comprensibile anche
l’annuncio di Malachia nella Comunità cristiana
(Mc 11,17). E, insieme,qualifica la venuta
di Gesù come una presenza nuova di Dio che porta
fuoco e purificazione: la Parola elo
Spirito. L’invito a ritornare è un inno alla
libertà dell’uomo ed alla misericordia di Dio.
Resta tuttaviasconcertante pensare che Dio
riconosca la libertà dell’uomo fino al punto da
sembrare impotente. Dio ècosì libero da
rispettare la libertà e la fragilità della
libertà mana. E’ importante che almeno lo si
riconosca, se si ha fede. Ma questo non vieta di
pregare Dio di intervenire.Noi celebriamo
l’Eucarestia e il popolo cristiano si ritrova
con questi messaggi, ampi e responsabili.
Papa Francesco e il card. Scola ci invitano a
ritrovare e a tradurre i segni dell’incontro con
Gesù nelmondo in cui viviamo, sempre alle
prese con la propria fragilità e inconsistenza
delle speranze cheviviamo. Eppure la Parola
e lo Spirito dovrebbero aiutarci, rinforzati
dalla forza nuova di Dio, dallachiarezza
dell'entusiasmo e dalla libertà interiore, a
preparare noi stessi come credenti fiduciosi che
vivono nel mondo e a ritrovare e a costruire
itinerari di speranza con tutti.È chiaro che
questo testo riconduce ad una riflessione sul
nostro rapporto con Dio nella Chiesa: nella
Chiesa che celebra l'Eucaristia e nella Chiesa
che si fa presente nel mondo come popolo
credente.
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Galati 3, 23-28 Fratelli, prima che
venisse la fede,noi eravamo custoditi e rinchiusisotto
la Legge, in attesa della fedeche doveva essere rivelata.
Così laLegge è stata per noi un pedagogo,fino a Cristo,
perché fossimogiustificati per la fede.Sopraggiunta la
fede, non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti
siete figli di Dio mediante la fede inCristo Gesù, poiché
quanti sietestati battezzati in Cristo vi sieterivestiti
di Cristo. Non c’è Giudeoné Greco; non c’è schiavo né
libero;non c’è maschio e femmina, perchétutti voi siete
uno in Cristo Gesù.
In questo breve testo, Paolo offre una linea
di sviluppo della rivelazione che, in pienezza, giunge al
popolo cristiano, ma che comincia da lontano, nel popolo
d’Israele. Le persone a cui scrive non sonomolto esperte
nella riflessione ebraica poiché molti vengono dal paganesimo,
né conosco a sufficienzaancora il messaggio di Gesù. Perciò
accettano tutto quello che viene loro proposto, Così alcuni
inviatiebrei, che praticamente inseguono Paolo nelle sue
missioni, preoccupati del guasto che procura ariguardo della
religiosità ebraica, hanno cercato di convincere le giovani
comunità della Galazia che siainnanzitutto necessario, se
sono stati prima pagani, conoscere e praticare la legge ebraica
data da Mosé.Gesù stesso l’aveva osservata. Così sorge un
frenetica corsa ai riti ed alla legge ebraica, portando
incomprensione e scompiglio tra i credenti. Paolo, in sintesi,
chiarisce il significato della legge: essa haavuto una sua
funzione particolare nel mondo sociale e credente. E’ stata come
il pedagogo nella societàgreca e romana. Il pedagogo è lo
schiavo che si occupa dei figli di minore età del padrone, li
conduce ascuola per affidarli al maestro e ha il compito di
sorvegliare, preservare, mettere in guardia. E’ unafunzione
importante, ma temporanea, nell’attesa della maggiore età. Il
pedagogo prepara allaresponsabilità e all’impegno personale.
Raggiunta la maggiore età, si sviluppano tutte le vocazioni per
ilcomportamento dell’adulto. Per i cristiani, poi, non si
tratta solo di un codice di comportamento, ma diun vestito
particolare: “Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi
siete rivestiti di Cristo” (27); e ivestiti, nell’antichità,
hanno un loro ruolo particolare. Manifestano una dignità che è
visibile poiché ilvestito mi presenta e mi qualifica (è
considerato come una divisa). Qui il vestito è quello di Cristo.
Anche nella lettera ai Colossesi 3,9-10 Paolo scrive: “Vi siete
svestiti dell'uomo vecchio con le sueazioni e avete
rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad
immagine di Colui che loha creato”. Il cristiano si presenta
e si esprime per ciò che dice ma anche per come ascolta, per
comecerca di capire e quindi per come accoglie, per come
scusa e perdona, per come aiuta e vuole benepoiché in lui si
manifesta Gesù. Qualsiasi differenza esista nella realtà:
(sessuale, sociale, civile,religiosa) diventa irrilevante
nell'ottica della identità nuova che viene conferita a chi
diventa "uno inCristo Gesù". Perciò le divisioni sociali e
religiose non ci sono più in Cristo: giudei e pagani sul piano
religioso; schiavo e libero, dal punto di vista dei diritti
civili e sociali; maschio e femmina sul pianodell’identità
di genere. E questo ci dà una profonda libertà interiore, anche
se ci obbliga a serie verifichesul nostro modo di sentire e
sui condizionamenti che l’ambiente esterno vuole imporci.
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Quadro di Giovanni il battista |
Giovanni 1,6-8. 15-18 In quel tempo.Venne
un uomomandato da Dio: il suo nome eraGiovanni.Egli venne come
testimone per dare testimonianza allaluce, perché tutti credessero per
mezzo di lui.Non era lui la luce, madoveva dare testimonianza alla
luce.Giovanni proclama: «Era di lui cheio dissi: Colui che viene dopo di me
èavanti a me, perché era prima di me».Dalla sua pienezza noi tutti
abbiamo ricevuto: grazia su grazia.Perché la Legge fu data per mezzodi Mosè,
la grazia e la verità venneroper mezzo di Gesù Cristo.Dio,nessuno lo ha mai
visto: il Figliounigenito, che è Dio ed è nel seno delPadre, è lui che
lo ha rivelato. Vangelo di Giovanni, all’inizio
(“prologo”) della sua narrazione (sono 18 versetti del cap.1), dà ilprofilo
e la sintesi dell’annuncio poderoso e sconcertante del Verbo che si fa carne in
Gesù. In unbrevissimo testo iniziale trova spazio il richiamo del
precursore, Giovanni Battista che, in questoavvento, abbiamo ritrovato quasi
ogni domenica. Giovanni è il testimone della luce che viene ed ècollegamento
tra il mondo ebraico dell’attesa e il mondo nuovo della pienezza, passaggio
dalla custodiadel segreto di Dio al suo popolo alla pienezza
dell’universale, apertura dal dialogo dei profeti conpiccole etnie alla
Parola piena per ogni uomo vissuto nel passato, o vivente nel presente o atteso
dalfuturo.Almeno tre volte, in due versetti, viene chiarita la funzione
di Giovanni il Battista, che è testimone, solotestimone. Quando, alla fine
del secolo I° d.C., Giovanni scrive il suo Vangelo, esiste ancora qualcuno
che ha conosciuto Giovanni Battista e, comunque, esistono delle comunità che si
rifanno al Battista e loricordano con nostalgia e rispetto. Ma il richiamo
rischia di deformarsi in un credito che pretendono didare a Giovanni che lui
stesso ha rifiutato.Egli è sorto come profeta, inviato da Dio, con il
compito di presentare il Verbo della vita. “Il Verbo èluce che splende nelle
tenebre ma le tenebre non l’hanno accolta” (1,5). Così il Battista viene a
squarciare queste tenebre, affinché ogni persona diventi credente, grazie alla
sua missione. Non è la luce,ma solo una lucerna: “Egli era la lampada che
arde e risplende, e voi solo per un momento avete volutorallegrarvi alla sua
luce” (Gv5,35). Il Battista rivendica il suo ruolo di profeta ed anche il valore
della suatestimonianza, delineando una lettura della eternità in cui si
colloca il Verbo di Dio e di cuiindegnamente si proclama annunciatore. A
questo punto l’evangelista testimonia la fede della suaComunità: e quindi ci
apre gli occhi nello scoprire quello che il Signore Gesù ci ha dato e continua a
donarci: “Grazia su grazia dalla sua pienezza”(16), “grazia e verità mediante la
rivelazione del Padre”.Tutta la liturgia, presentandoci il Battista che ha
mostrato Gesù al mondo, fa riferimento a noi credentiche leggiamo la
testimonianza di Giovanni nel suo tempo. Egli ha colto il valore dell’indicare,
offrendo,a garanzia, la sua gratuità e la sua disponibilità piena.Siamo
abituati a pensare che la testimonianza debba avvenire fuori della comunità, e
invece la comunitàdi fede è il primo luogo dell’aiuto a vicenda per
costituirsi saldamente coerente e presentarsi al mondocome modello da
interpretare. San Paolo, che ha fondato varie comunità, ha sufficiente
esperienza persuggerire l’impegno “nello stimarsi a vicenda” (Rm 12,10), “il
farsi coraggio a vicenda” (2Cor 13,11),“il sopportarsi a vicenda” (Ef 4,2;
Col 3,13), “il perdonarsi a vicenda” (Ef 4,32), “istruirsi e ammonirsi a
vicenda” ( Col 3,16), “il confortarsi a vicenda” (1Ts 4,18; 5,11), “esortarsi a
vicenda” (Eb 3,13),“prestare attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a
vicenda nella carità e nelle opere buone (Eb 10,24),“non disertiamo le
nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortiamoci a
vicenda” (Eb10,25). La testimonianza della luce si allarga al mondo: è la
luce di Cristo e non la nostra, né lapreoccupazione deve essere quella della
Chiesa che si esibisce nelle esperienze di vita. E’ anche facileche si
guadagni qualche medaglia sul campo ma la preoccupazione deve essere quella di
essere unefficiente ospedale da campo dopo la battaglia. E’ una immagine di
Papa Francesco e che rende bene laqualifica e il lavoro.Della
testimonianza parla anche il Card,Scola nel suo cap. 4 de: “Il campo è il
mondo”. E qui ci sipropone di far filtrare la liberazione, la guarigione, le
scelte di libertà, la sapienza nel saper rispettare ilmondo e i piccoli. E
gli ambiti sono il lavoro, il riposo, la famiglia, la giustizia, restando molto
attentialla fragilità, alla cittadinanza e maturando la Parola del Signore. |