VI domenica dopo l'epifania
(La tua verità, Signore,sia luce al mio cammino)
16 febbraio 2014

Matteo 12, 9b-21
Riferimenti : Samuele 21, 2-7b - Salmo  42 - Ebrei 4, 14-16
Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: "Dov'è il tuo Dio?". Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa

Lettura del primo libro di Samuele 21, 2-7b

Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimelech. Achimelech, turbato, andò incontro a Davide e gli disse: "Perché sei solo e non c'è nessuno con te?". Rispose Davide al sacerdote Achimelech: "Il re mi ha ordinato e mi ha detto: Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando e di cui ti ho dato incarico. Ai miei uomini ho dato appuntamento al tal posto. Ora però se hai a disposizione cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare". Il sacerdote rispose a Davide: "Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri: se i tuoi giovani si sono almeno astenuti dalle donne, potete mangiarne". Rispose Davide al sacerdote: "Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti da tre giorni. Come sempre quando mi metto in viaggio, i giovani sono mondi, sebbene si tratti d'un viaggio profano; tanto più oggi essi sono mondi".

 La gelosia e la paura di Saul sono esplose contro le prospettive che, nel futuro, possa essere Davide il successore al trono e non il proprio figlio Gionata. Poiché il regno, che non è ancora ereditario, può essere destinato da un profeta o dal consenso del popolo, Saul vuole eliminare Davide, un contendente pericoloso per la sua popolarità e per la sua bravura, quale appare ormai nella valutazione di troppi. Comincia così il pellegrinare di Davide per scampare alla vendetta di Saul. Il primo libro di Samuele si dilunga a ricordare tutta l'attività partigiana del gruppo dei fuggiaschi che debbono procurarsi vettovaglie e armi. Il primo riferimento per Davide è il sacerdote Achimelech che abita in una città chiamata Nob, insieme ad altri 90 sacerdoti con le loro famiglie (22,18-19). Chiede e si fa consegnare il pane che deve essere destinato solo ai sacerdoti perché sacro. Ogni sabato vengono collocati, infatti, davanti al Signore 12 pani simboleggianti l'alleanza di Dio con Israele (Levitico 24,8) e ogni sabato vengono sostituiti con focacce fresche i vecchi panni destinati solo al consumo dei sacerdoti stessi. Davide, con il pane, cerca anche armi e non si trova nulla salvo la spada che era stata di Golia. Il sacerdote non si fa scrupolo perché si rende conto del bisogno di Davide e quindi supera il divieto sui pani consacrati perché ritiene sia più giusto salvare delle vite umane ingiustamente accusate. Purtroppo tra i presenti, che ascoltano il dialogo e assistono al dono, c'è anche un edomita, Doeg, capo dei pastori di Saul che accuserà il sacerdote di ciò che ha fatto (21,8). E per ordine di Saul diventerà il giustiziere, massacrando i sacerdoti di quella città insieme con uomini, donne, fanciulli lattanti; e distruggendo anche tutto il bestiame. Scampa alla morte solo un figlio di Achimelech, Ebiatar, che fugge presso Davide (22,6-21).

Lettera agli Ebrei 4, 14-16 Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.

L'autore della lettera agli Ebrei presenta Gesù, il Figlio di Dio, nel giorno della croce. Egli è insieme Sommo Sacerdote che presiede il sacrificio, è l'Agnello sacrificale e primogenito del popolo dei redenti, è l'uomo in tutta la sua pienezza, ma anche nella sua fragilità; per questo soffrì e nella sofferenza si affidò all'obbedienza negli eventi nei quali cercò e trovò la volontà di Dio. Egli, per la sua esperienza, rassicura ciascuno di noi che siamo peccatori, e la sua grandezza non ci impedisce di essere a lui vicini. Egli ha condiviso tutto con noi, tranne il peccato, e perciò la sua umanità lo ha ravvicinato profondamente a noi. Egli è veramente come uno di noi e ci può capire. Perciò ci affidiamo a Lui poiché sa riconoscere la nostra fragilità, la nostra debolezza e i nostri limiti. Siamo sicuri di trovare così misericordia e compassione per tutte le nostre infermità. Egli merita la nostra fiducia che deve essere piena. Egli non ci tradisce: la sua morte per amore ci dà testimonianza. E offrendo la sua vita per amore, senza chiedere nulla in cambio, perdona i suoi carnefici. Da lui possiamo sperare la salvezza, oggi e sempre.

Matteo 12, 9b-21

Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: "È permesso curare di sabato?". Dicevano ciò per accusarlo. Ed egli disse loro: "Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori? Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato". E rivolto all'uomo, gli disse: "Stendi la mano". Egli la stese, e quella ritornò sana come l'altra. I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le genti.
veduta di Cafarnao sul lago

Matteo, dopo il lungo discorso delle beatitudini e l'impostazione di un rapporto nuovo che delinea l'Alleanza tra Dio e il suo popolo (capp. 5-7), sviluppa il racconto delle opere di liberazione di Gesù in 10 miracoli, pur in mezzo a polemiche sulla fede e sulla interpretazione dell'Alleanza, con i rappresentanti di Israele (capp. 8-9). Delineate così le parole e i gesti per il nuovo popolo che scopre il volto di Dio attraverso Gesù, inizia la missione dei 12 che dovranno nel mondo annunciare e aggregare il nuovo popolo di Dio (cap10). Matteo offre così, in questo secondo discorso del suo Vangelo, la struttura portante di questo aprirsi al mondo, suggerendo scelte, prospettive e richiami fondamentali. Matteo, quindi, registra alcune reazioni di Gesù: - quella di comprensione e di ammirazione per Giovanni a cui invia il messaggio profetico, - e quello del rimprovero per le città della Galilea che Gesù aveva fin dal principio visitato: Corazin, Betsaida, Cafarnao e che non hanno accolto né hanno voluto capire il dono di Gesù. Si direbbe la dichiarazione di un fallimento eppure si svela, nelle successive parole di Gesù stesso, l'imprevedibile mistero del Regno: "Ti benedico, Padre perché hai nascosto queste cose ai sapienti e intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (11,25). A questo punto il rapporto con Gesù, ormai, si fa netto: fiducia oppure scontro e diffidenza. - I difensori della legge si sentono sicuri e superiori a qualunque nuova interpretazione. A Dio riconoscono l'inflessibilità e non la misericordia. Qualunque altra interpretazione o situazione o ipotesi affrontata dai discepoli di Gesù diventa eresia e quindi occasione per rimproverare sia loro e sia il maestro che li difende. La presenza e la volontà di Dio sono, alla lettera, irremovibili, e non esiste nessuna eccezione, né può esistere nessuna compassione. Solo così, essi pensano, si può tradurre, da parte di Dio, la vera giustizia. - Nel rapporto con il Signore Gesù, spesso, si sono verificate discussioni sul comportamento nel giorno del sabato e sulle guarigioni che Gesù compiva. Gli ebrei si rendono conto che l'astensione dal lavoro, secondo la legge di Dio, li ha profondamente salvati dalla mescolanza con altri popoli nelle dispersioni e nell'esilio, obbligandoli, spesso, a coerenze inimmaginabili. Perciò ritengono con la massima convinzione che non si debba sfilacciare il riposo strettissimo del sabato, anche se, nel comportamento quotidiano, si ammettono delle eccezioni. Gesù le ricorda quando parla delle preoccupazioni dei pastori per la pecora caduta in un fosso (v 11). - Ma Gesù ricorda che guarire è bene agli occhi di Dio. Così guarire di sabato è fondamentalmente bene e liberante. Il sabato, nella spiritualità di un buon ebreo, libera dal lavoro che può far rischiare la dipendenza idolatrica, ma esalta profondamente l'amore verso chi soffre per liberarlo e renderlo capace di operare. Tanto più che qui si tratta di un uomo con una mano paralizzata, quindi un uomo incapace di lavorare. Il testo, per un verso, sottolineare il nuovo modo di rapportarsi con la legge di Dio, ma dall'altro ripropone, per la comunità cristiana, il nuovo volto di Gesù. "Egli è il figlio dell'uomo con un'autorità anche sul sabato" (v 8). Egli è, perciò, il capo del regno messianico, portatore di una nuova economia: "vino nuovo in otri nuovi" (9,17), attento a mettere al centro la persona umana con i suoi bisogni e la sua grandezza. E lo può fare perché Gesù è più grande del tempio. Egli, in sé, sviluppa il progetto di Dio, verifica la parola dei profeti, è la novità. Matteo, in questa citazione imposta un preziosa catechesi per la sua comunità cristiana poiché, mentre richiama con chiarezza la nuova autorità di Gesù, così ampia, da poter raggiungere tutte le nazioni, ricorda che tale forza si sprigiona nella debolezza, nel silenzio, nel rispetto di ogni fragilità, nell'attenzione ad ogni segno di vita e ad ogni gracilità. Così Matteo, mentre ripropone una robusta revisione critica alla mentalità inflessibile e fondamentalista nella legge, portata da persone che si ritengono sufficientemente competenti e autorevoli sulla parola di Dio, ricorda anche ai credenti una rivoluzione nella mentalità sempre risorgente che lega insieme autorità e potere, potenza e dominio, presenza e timore, garanzia di fedeltà, pena il rifiuto della scomunica. Tutti e tre questi testi, per aspetti diversi, invitano all'attenzione alle persone che si incontrano, e, in particolare, a coloro che sono nel bisogno, a chi è fragile, a chi è debole, a chi non sa reggere. In fondo aprono orizzonti impensati che sottolineano la compassione come elemento fondamentale per ognuno e scalza la supponenza e il divieto che si contrappone alla vita e Mall'accoglienza. Chi ha potere serva, chi ha valori li giochi nel comprendere, chi ha forza, la utilizzi per sostenere chi ha bisogno e non per farsi valere, chi conosce Dio lo dimostri nella tenerezza e nella disponibilità sorprendente, chi ha fatto esperienza del sacro, manifesti lo stupore della gratuità