 VII DOMENICA DI PASQUA
1 giugno 2014
Luca 24, 13-35 Riferimenti :
Atti 1, 9a. 12-142 - Salmo 132 -
Corinzi. 4, 1-6 |
| Ricordati, Signore, di Davide, di tutte le sue
prove, quando giurò al Signore, al Potente di Giacobbe fece
voto: "Non entrerò sotto il tetto della mia casa, non mi
stenderò sul mio giaciglio, non concederò sonno ai miei occhi né
riposo alle mie palpebre, finché non trovi una sede per il
Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe". Ecco, abbiamo
saputo che era in Efrata, l'abbiamo trovata nei campi di Iàar.
Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi
piedi. |
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Atti 1, 9a. 12-14
In quei giorni. Detto questo, mentre lo
guardavano, fuelevato in alto. Allora ritornarono a
Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, cheè vicino a
Gerusalemme quanto il camminopermesso in giorno di sabato.
Entrati incittà, salirono nella stanza al piano superiore,
dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro eGiovanni,
Giacomo e Andrea, Filippo eTommaso, Bartolomeo e Matteo,
Giacomofiglio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giudafiglio
di Giacomo. Tutti questi eranoperseveranti e concordi nella
preghiera,insieme ad alcune donne e a Maria, la madredi
Gesù, e ai fratelli di lui.
Il testo che
leggiamo segna una parentesi tra l’Ascensione e la Pentecoste.
E’ il tempo d’attesa che lapiccola comunità di Gesù deve
vivere con molta fiducia e chiarezza.Tutti si sentono
carichi di ricordi, dello stupore della risurrezione e, quindi,
sorpresi e rassicuratidell’Ascensione di Gesù. Ora che lo
hanno visto salire, possono affermare davvero che è sceso dal
cielo.Nessuno ne è stato testimone, mentre tutti
pretendevano questa discesa come il vero e unico segno
messianico. Persino il tentatore lo suggerì (Lc 4,9 ss). Il
salire nella gloria di Dio, alla destra del Padre,conclude
l’esperienza di Gesù, visibile, nella piccola comunità, ed
inizia l’esperienza della Chiesa,ugualmente visibile nelle
persone credenti.L’Ascensione è collocata sul Monte degli
ulivi: da qui è iniziata la passione, da qui inizia il trionfo
diGesù, vincitore del peccato e della morte. La
preoccupazione di Luca di indicare il cammino di un sabato
(secondo il calcolo giudaico è di circa 800 m. dalle mura di
Gerusalemme) vuole probabilmentericordare che i fatti
fondamentali della liberazione e della rivelazione di Gesù,
dalla morte allaascensione, avvengono nella città Santa.
Il gruppo si raduna nella sala superiore. Vengono ricordati,
molto sinteticamente, i componenti di coloroche attendono il
dono dello Spirito. E’ la prima comunità cristiana su cui Gesù
fa affidamento perchéportino nel mondo la sua speranza.
Ci sono gli apostoli, in numero di 11 perché manca Giuda
Iscariota e l’elenco è quello dei Vangeli. Alprimo posto c’è
sempre Pietro, seguito da Giovanni, che sarà compagno nelle
prime testimonianze aGerusalemme. C’è poi il gruppo delle
donne con Maria, la madre di Gesù, colei che ha generato nel
mondo Gesù. Una prima volta è disceso su di lei lo Spirito (Lc
1,35: "lo Spirito Santo scenderà su di te esu te stenderà la
sua ombra la potenza dell'Altissimo"). Ora è presente
nell’attesa della rigenerazionedella prima comunità
cristiana nello Spirito. E come in lei ha compiuto fatti nuovi,
così lo Spiritoscenderà su tutte le persone in attesa e
opererà fatti nuovi (At2,1ss). Il terzo gruppo è costituito dai
“fratelli”, cioè dai parenti di Gesù che, in un primo tempo, non
furono molto entusiasti del progettomessianico e che poi,
alla luce degli ultimi fatti, si sono convertiti alla presenza
di Gesù Messia.È difficile stabilire se si tratta della
stessa sala dove Gesù ha mangiato la cena Pasquale e ha
istituitol’Eucaristia (Luca 24,8 ss) oppure è un’altra sala,
messa a disposizione da Maria la madre di Marco -Giovanni
(At 12,11-12). Il messaggio che Luca vuole darci è prezioso: una
comunità, che attende lavolontà del Padre, matura nella
concordia e della preghiera il suo futuro: essa è in attesa del
suocompimento e del suo significato. I presenti hanno in
custodia la gioia per i fatti avvenuti, ladisponibilità alla
preparazione per ciò che questa comunità dovrà compiere, i
progetti che il Signorevorrà aprire loro. La preghiera
rinsalda le fragilità di cui sono consapevoli e permette loro di
ripensareprofondamente al messaggio che il Signore Gesù ha
loro, passo passo, insegnato.
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2 Corinzi. 4, 1-6 Fratelli, avendo questo ministero,
secondo lamisericordia che ci è stata accordata, non ci
perdiamo d’animo. Al contrario, abbiamorifiutato le
dissimulazioni vergognose, senzacomportarci con astuzia né
falsificando laparola di Dio, ma annunciando apertamente la
verità e presentandoci davanti a ognicoscienza umana, al
cospetto di Dio. E se il nostro Vangelo rimane velato, lo è in
coloro che si perdono: in loro, increduli, ildio di questo
mondo ha accecato la mente,perché non vedano lo splendore
del gloriosovangelo di Cristo, che è immagine di Dio. Noi,
infatti, non annunciamo noi stessi, maCristo Gesù Signore:
quanto a noi, siamo ivostri servitori a causa di Gesù. E
Dio, chedisse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse
nei nostri cuori, per far risplendere laconoscenza della
gloria di Dio sul volto diCristo. L’apostolo Paolo sente la fatica dell’annuncio che egli porta
sia ai fratelli nella fede ebraica e sia allarealtà del
mondo pagano. E tuttavia sente che non può scoraggiarsi perché
ripensa alla propria vita comeil frutto di una enorme
misericordia da parte di Dio che gli ha aperto gli occhi della
fede di Gesù. Paoloha scoperto una vocazione più grande,
profonda, che propone al servizio dei fratelli verso cui va
incontro(“siamo vostri servitori a causa di Gesù “ v 5). La
misericordia di Dio, a cui è debitore, obbliga, in ogni
momento, alla verità, a non comportarsi con astuzia ingannando,
a non far cessare la Parola di Dio. (v 2).Perciò Paolo sente
di dover essere disarmato di fronte agli altri e perciò si
affida al giudizio coscienziosodi ogni uomo (id). Il suo
compito, dice l’apostolo, è quello di essere presente ogni
giorno, in lotta controil dio di questo mondo che cerca la
menzogna e che non vuole assolutamente che la Parola di Gesù
possabrillare come luce e quindi come riferimento nella vita
di ogni uomo. Anzi questo dio che si contrapponeal Dio
d’Israele, e quindi a Gesù; vuole cercare ogni uomo perché non
vedano la verità del Signore.Paolo tuttavia non si scoraggia
né di fronte alla potenza di questo signore del mondo né di
fronte alrifiuto delle persone che lo giudicano, ma
testimonia con chiarezza che il suo compito è quello di
predicare Gesù. Egli è la luce che, prima di tutto, ha voluto
risplendere nei nostri cuori, dice Paolo,perché diventi, a
sua volta, luce del mondo. Ora la luce del mondo è il volto di
Gesù crocifisso e risorto,per molti impresentabile, per
molti bestemmia. Eppure Paolo sente di essere chiamato per “far
risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di
Cristo” (v 6).Questa testimonianza, che Paolo offre alla sua
comunità di Corinto, è percorsa da tensioni e diffidenze
verso di lui, pur continuando nella coscienza credente, aperta
al mondo. E’ la fatica di essere.In fondo, ciascuno di noi
vi si rispecchia dentro. Siamo stati salvati nel Signore e lo
riconosciamo anchese noi stessi siamo incoerenti. E ci
troviamo, insieme, in un mondo che non accetta facilmente la
proposta di Gesù, anzi parte lo rifiuta, parte lo ignora.
Perlopiù, per molti, il comportamento è legatoall’emotività
più che alla ricerca, all’interesse più che ai significati, alla
materialità più che allo spirito.Tutti noi sappiamo che la
vocazione che il Signore ci offre è quella di guardare più a
fondo la realtà chestiamo vivendo, di sentirla percorsa dal
brivido dell’attesa e della speranza, dell’incontro e della
crescita.Essa non viene riempita dalle tante cose che
inseguiamo, e il vuoto attende una pienezza, la delusione
cerca una novità del cuore, il respiro dell’anima |
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Luca 24, 13-35 In quello stesso giorno
due di loro erano incammino per un villaggio di nome Èmmaus,distante
circa undici chilometri daGerusalemme, e conversavano tra loro di
tutto quello che era accaduto. Mentreconversavano e discutevano insieme,
Gesù inpersona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano
impediti ariconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosasono questi
discorsi che state facendo tra voilungo il cammino?». Si fermarono, col
volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, glirispose: «Solo tu sei
forestiero aGerusalemme! Non sai ciò che vi è accadutoin questi
giorni?». Domandò loro: «Checosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda
Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente inopere e in parole, davanti a
Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostreautorità lo
hanno consegnato per farlocondannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi
speravamo che egli fosse colui cheavrebbe liberato Israele; con tutto
ciò, sonopassati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma
alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino
allatomba e, non avendo trovato il suo corpo,sono venute a dirci di
aver avuto anche unavisione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati allatomba e hanno trovato come avevano
detto ledonne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di
cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il
Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E,
cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture
ciò che siriferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio doveerano
diretti, egli fece come se dovesseandare più lontano. Ma essi
insistettero:«Resta con noi, perché si fa sera e il giorno èormai al
tramonto». Egli entrò per rimanerecon loro. Quando fu a tavola con loro,
preseil pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lodiede loro. Allora
si aprirono loro gli occhie lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro
vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Nonardeva forse in noi il nostro
cuore mentre egliconversava con noi lungo la via, quando cispiegava
le Scritture?». Partirono senzaindugio e fecero ritorno a Gerusalemme,
dovetrovarono riuniti gli Undici e gli altri cheerano con loro, i
quali dicevano: «Davveroil Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed
essi narravano ciò che era accadutolungo la via e come l’avevano
riconosciutonello spezzare il pane.
Luca ci propone
questo episodio per aiutarci a scoprire il significato della vita anche nei
momentidrammatici della solitudine e del dubbio. È un testo scritto con
intelligenza e suggerisce l’itinerario dellaricerca di Gesù quando ci
sentiamo abbandonati e sconfitti. Probabilmente Luca sta vivendo una
situazione di disagio nella sua comunità degli anni 80 d.C. in cui molti si
sentono scoraggiati eperseguitati. È quello che è avvenuto a questi due
discepoli che, nel pomeriggio della domenica diPasqua, hanno ormai deciso
di ritornare a casa e quindi di riprendere la vita quotidiana di sempre,
lasciando in un angolo di soli ricordi l’esperienza stupefacente che hanno
avuto con Gesù. Ma tutto, ailoro occhi, è ormai un passato senza speranza
e, quindi, disastroso e inutile.Continuano, comunque, a discutere con
animazione, a porsi domande, ad accennare a rancori e astanchezze. Lo
sconosciuto, che si accosta, pone qualche domanda che ritengono normale per
curiosità esoddisfacente per potersi sfogare con tutta la propria
sfiducia. Il racconto, meravigliati che, venuto daGerusalemme, non sappia
nulla, fa risultare la desolazione di una vita che si era giocata
completamentenella fiducia ed ora può portare solo alla compassione. In
fondo, se le cose sono andate così, e questidecisamente lo credono,
giustamente si sentono traditi. Alla base, comunque, è indiscutibile
l’immagineche pretendevano da Gesù: doveva essere il Messia glorioso, il
discendente di Davide, il liberatored’Israele. Probabilmente hanno anche
accennato ad un fugace trionfo di una settimana prima per uningresso
improvvisato a Gerusalemme su un asino. E loro, esperti di Scrittura, si
erano sentiti rinfrancatiperché anche il profeta Zaccaria aveva parlato
di questo umile che entra a Gerusalemme per riprendersila città come ha
fatto Davide. Accennano, ancora, ad avvenimenti strani, a tombe vuote, a
donne chehanno avuto visioni di angeli. Ma tutto questo è poca cosa di
fronte alle loro certezze: Gesù dovevaessere il trionfatore e invece è
stato ucciso.Lo sconosciuto inizia, curiosamente, una propria lettura
della Scrittura e, cominciando da Mosé e iprofeti, spiega loro che “il
Cristo dovesse venire, patire ed entrare nella gloria”. Restano affascinati
perle convergenze che intravedono tra la Scrittura e il Gesù che essi
conoscono e quindi si aggrappano aquesto personaggio. Non sanno ancora
perché, eppure lo sentono come una speranza che non si deveabbandonare.
Inizia, in tal modo, una nuova comunione con uno sconosciuto: è invitato a
mangiareinsieme, ma intanto lo osservano in tutti i suoi gesti. Alla fine
scoprono che è nuovo ed antico: nuovoperché sconosciuto, antico perché
capace di fare segni sperimentati e soprattutto quello dello spezzare il
pane, abituale in tante occasioni con Gesù. Lo scoprono, urlano, e Gesù
sparisce.Il tempo, a questo punto diventa preziosissimo: subito debbono
tornare a raccontare ciò che hanno vistoe a proporre a tutti che davvero
Gesù è risorto.Il racconto acquista la fisionomia teologica di una
liturgia domenicale: ci si incontra tra persone, siriprende il cammino
della Parola del Signore, avendo a tema il significato di Gesù nella sua e
nellanostra vita, ci si invita reciprocamente per una cena e il pane
viene spezzato per tutti. Questo gestodiventa il richiamo della
risurrezione: fa intravedere Gesù che però non si ferma con loro perché ormai
hanno interiorizzato la consapevolezza che è vivo e presente in modo
misterioso. Se è così, davveroscoprono che la prima cosa da compiere in
questa esperienza è correre ad annunciare che realmente lamorte è vinta.
Con questo significato la nostra speranza va portata coraggiosamente e
fiduciosamente intutto il mondo. |