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Siracide. 17,1-4. 6-11b. 12-14
Il Signore creò l'uomo dalla
terra e adessa di nuovo lo fece tornare. Egli assegnò
loro giorni contati e un tempo definito, dando loro potere su
quanto essa contiene. Li rivestì di una forza pari alla
sua e a sua immagine li formò. In ogni vivente infuse il
timore dell'uomo,perché dominasse sulle bestie e sugli
uccelli. Discernimento, lingua, occhi,orecchi e cuore diede
loro per pensare. Li riempì di scienza e d'intelligenza e
mostrò loro sia il bene che il male. Pose il timore di sé nei
loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue
opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue
meraviglie. L'oderanno il suo santo nome per narrare la
grandezza delle sue opere. Pose davanti a loro la scienza e
diede loro in eredità la legge della vita, Stabilì con loro
un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I
loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro
orecchi sentirono la sua voce maestosa.Disse loro:
«Guardatevi da ogni ingiustizia!» e a ciascuno ordinò di
prendersi cura del prossimo.
Il mondo si presenta nella sua bellezza, capolavoro del
Dio creatore. Attrezzato perché potessediventare la casa
delluomo, si presenta come dono, complesso e articolato, per
renderepossibile la vita di ciascuno. Lautore biblico si
rende conto di un suo compito fondamentale:deve comunicare
la conoscenza di questo universo allumanità e perciò ricorda
Ascoltami,figlio, e impara la scienza, e nel tuo cuore
tieni conto delle mie parole( v 6,24). I due piani
tradizionali del cielo e della terra si riflettono in due gruppi
di creature: quelle celesti e quellaterrestri. Luomo, al
centro, partecipa delle une con il suo dominio e partecipa alle
altre con lasua natura mortale. Poiché è fatto di terra,
ritorna alla terra nella sua mortalità. Ha il tempocontato,
eppure è fatto a immagine di Dio e partecipa allo stesso dominio
del Signore sulmondo. E, dotato di sensi e di ragione che lo
rendono superiore agli animali, nel suo cuore haricevuto
doni dsl Signore che permettono di sviluppare il suo proprio
rapporto religioso con ilmondo e il suo creatore. Mentre
riconosce le opere di Dio, apprezza i comandamenti della
legge che il Signore ha posto nel mondo.In questo testo si
fa riferimento al timore tanto nel rapporto degli animali con
lumanità: Inogni vivente infuse il timore delluomo,
perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli (17,4)quanto
nel rapporto dellumanità con Dio: Pose il timore di sé nei
loro cuori, per mostrareloro la grandezza delle sue opere, e
permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie.Se
il timore delluomo negli animali permette rispetto del valore
delluomo, immagine di Dio,coordinatore e signore del mondo,
il timore nelluomo verso Dio riporta collaborazione nella
realtà e il rispetto di gerarchie e di valori. Il timore, in
questo caso, non è paura né angoscia,ma consapevolezza di
dover mantenere rispetto a realtà più grandi. Nellumanità il
timoreacquista un significato particolarmente interiore: non
è tanto un sentimento emotivo cheallontana, ma la capacità
di sapersi fermare ad analizzare, a riflettere, ad aprire la
propriaintelligenza sulle grandezze delle opere di Dio e
sulle sue meraviglie. Questo timorearricchisce di
consapevolezza e di dignità perché ci si può gloriare nei secoli
delle meravigliedi Dio che abbiamo saputo conoscere e
rispettare.Per Israele cè una particolare attenzione
poiché, nella sua storia, il popolo che ha fattounAlleanza
con Dio può riconoscere un rapporto eterno attraverso cui Dio
offre la sua legge efa conoscere i suoi decreti (17,12). Ci
si ritrova qui, ovviamente, con la manifestazione di Diosul
Sinai e sono coinvolti lintelligenza, gli occhi e le orecchie:
con la conoscenza si siaappropria della grandezza della
legge, mentre gli occhi vedono la sua gloria e gli orecchi
sentono la sua voce maestosa (17,13). A questo punto viene fatta
una sintesi preziosa dellalegge di Mosé: il rispetto della
giustizia e la cura del prossimo (17,14). Viene in tal modo
sfrondata la legge dai suoi cataloghi (365 leggi negative e 248
positive) per arrivare asintetizzarne due. Anche Gesù
ripropone scelte simili: Ama Dio e ama il prossimo(Mt22,34-
40), riprendendo i testi di Deut 6,5 e Lv 19,18.
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Romani. 1, 22-25. 28-32
Fratelli, mentre si dichiaravano
sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la
gloria del Dio incorruttibile con un immagine e una figura di
uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di. Perciò Dio
li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro
cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché
hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno
adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è
benedetto nei secoli. Amen. E poiché non ritennero di dover
conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro
intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni
indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di
cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di
lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di
Dio, arroganti,superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male,
ribelli ai genitori, insensati, sleali,senza cuore, senza
misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè
gli autori di tali cose meritano la morte,non solo le
commettono, ma anche approvano chi le fa. Paolo vuole mostrare che solo la giustizia di
Dio giustifica i credenti e la giustizia di Dio siritrova
mediante la fede in Gesù. Fuori del Vangelo non cè salvezza; e
di questa salvezza nehanno bisogno sia i pagani che gli
ebrei (1,18-3,20); e a quel punto Paolo, nella sua lettera,
presenterà la rivelazione della giustizia di Dio (3, 21-31).
Paolo è sicuro che i pagani stessi possono avere un riferimento
per la conoscenza di Dio, soloche avessero contemplato con
intelligenza le opere da lui compiute: come la sua eterna
potenza e divinità. Ma, pur potendo conoscere Dio, non gli
hanno dato gloria né hanno resograzie come a DIO, ma hanno
vaneggiato nei loro ragionamenti (1, 21-22). Coloro che si
ritenevano sapienti hanno deformato il volto di Dio,
vanificandolo in una maschera diidolatria. Così Dio li ha
abbandonati. In tal modo hanno stravolto ogni linea morale,
cominciando a deturpare i loro corpi nella impurità e
disonorandoli; ed hanno screditato anchele loro menti,
scambiando la verità con la menzogna, capovolgendo ogni
gerarchia di valori.Mentre Paolo continua la lettura critica
della moralità del suo tempo, sente in sottofondo,come per
un ritornello: Dio li ha abbandonati. Dio non castiga, ma il
castigo si risolvenellessere abbandonati. Viene qui
riportato uno dei tanti cataloghi di vizi presenti nelle lettere
di Paolo poiché lapostolo desidera proporre davanti agli occhi
le deformazioni che spessovengono accettate per
assuefazione, tanto che si perde la sensibilità e non ci si
rende più contodel male. Tali deformazioni modificano il
volto della fede e della coerenza. E un campanellodallarme
di una mentalità che può serpeggiare anche tra noi, nei
comportamenti dei credenti. |