III DOMENICA DOPO PENTECOSTE
29 giugno 2014
Giovanni. 3, 16-21
Riferimenti : Genesi. 2, 4b-17 4b - Salmo  95 -   Romani. 5, 12-17
Venite, applaudiamo al Signore, acclamiamo alla roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. Poiché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dei. Nella sua mano sono gli abissi della terra, sono sue le vette dei monti. Suo è il mare, egli l'ha fatto, le sue mani hanno plasmato la terra. Venite, prostràti adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.

Genesi. 2, 4b-17 4b

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l’oro e l’oro di quella regione è fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra d’ònice. Il secondo fiume si chiama Ghicon:esso scorre attorno a tutta la regione d’Etiopia. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufrate. Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi   mangiare, perché nel giorno in cui ne mangerai, certamente dovrai morire»

 Dio è il creatore di tutto, ma il credente si trova in un mondo complesso, con responsabilità e attenzioni,governatore di una tesoro che il Signore ha creato e gli ha messo a disposizione.Le domande sorgono poiché abbiamo bisogno di capire e di vivere con giustizia. Questa coscienza ce la troviamo nel cuore, frutto di esperienza, di saggezza, di confronti, di discussioni e di pretese, di alleanzae di inimicizie. La domanda allora sorge spontanea. Il Creatore che cosa vuole da noi?L’autore biblico, com’è usanza nel mondo orientale, in questo caso non scrive un codice di legge (farà anche questo, più avanti) ma procede con un racconto. E la spiegazione cerca di sciogliere i “perché”. E’una narrazione teologica, l’esposizione di un mito: il pensiero di Dio si esprime attraverso fatti comuni.Così questo testo dice a ciascuno di noi ciò che siamo e ciò che va capito. Non è cronaca di unavvenimento di millenni fa, all’inizio del mondo, ma ciò che avviene ancora nell’umanità ogni giorno.Il racconto è come un tessuto che si tesse via via. All’inizio c’è il deserto : e nel deserto manca la pioggiae il lavoro dell’uomo. Perciò tutto è arido. Il Signore, che vuole sviluppare la bellezza per l’umanità cheegli sogna nei suoi progetti, offre una sorgente dal suolo che irriga e la presenza di un essere umanocome il lavoratore. La vita è regalata all’umanità come primo progetto e quest’uomo sarà capace di essere mediatore tra il mondo e Dio poiché fatto di terra e vivificato all’alito di Dio che lo rende “esserevivente”. Perciò è, insieme, intelligente, interlocutore, capace di cogliere il senso della sua vita, e capacedi introspezione, di consapevolezza, di libertà. La prima casa dell’uomo è un giardino e l’uomo capiscedi essere il proprietario, lavoratore e custode. Egli si deve prendere cura di tutto come di una casa in cuiabiteranno la propria famiglia e la propria discendenza.Si parla di alberi e di 4 fiumi. Gli alberi sono il nutrimento gratuito, e, insieme, la garanzia della vita e lagaranzia di un responsabilità etica: l’albero della conoscenza del bene e del male, in particolare, sarà l’indice di una ubbidienza alla legge sapiente che Dio ha dispensato. Violare questo semplice comandosignifica capovolgere il rapporto reciproco di fiducia e di alleanza.I 4 fiumi sono, nella cultura antica, i grandi fiumi conosciuti in questo tempo,: probabilmente il Nilo,l’Indo, il Tigri e l’Eufrate. Ci sono le premesse perché l’umanità, seguendo l’acqua, possa diventareabitatrice del mondo.Il versetto cardine di questo rapporto dell’uomo con il giardino è il versetto 2,15. “Il Signore Dio presel`uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”.I due verbi usati: “coltivare e custodire”, per parlare del lavoro, richiamano immediatamente il culto el'alleanza: sàmar (coltivare), particolarmente amato dal Deuteronomio, parla del «servire religioso»;càbad (custodire) è il caratteristico atteggiamento di chi accetta dal partner maggiore la proposta diAlleanza. “Coltivare” indica la fatica che dissoda il terreno, e quindi lo sviluppo, il progresso, la ricerca,l’utilizzo delle risorse perché siano sufficienti per tutti. Custodire richiama la preoccupazione di non deformare, né inquinare o distruggere la vita. Custodire dice la cura che deve accompagnare l’attivitàdell’uomo, come quando si ha fra le mani un bene prezioso che non appartiene a se stessi. Il mondo è diDio, non dell’uomo e Dio lo dona a tutti, a noi e4d a coloro che verranno dopo di noi. Perciò non vasprecato, né sperperato, né inquinato, né inaridito. Essere lavoratori responsabili del mondo, essere rispettosi della volontà di Dio, essere sapienti nellosviluppo della vita nel mondo suppongono accettare dei limiti che rendono noi tutti coscienti, comunque,della propria povertà, e, insieme, bisognosi di chiarezza, di rispetto di valori, di capacità, di obbedienza,di competenza. Altrimenti il proprio atteggiamento diventa drammaticamente pericoloso perché si tramuta nella volontà di poter disporre a piacimento di che cosa è bene e che cosa è male. Il bene e ilmale seguono una legge che non si può valicare, pena la distruzione della bellezza.

Romani. 5, 12-17

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato… Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e,anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di  Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

Il brano della lettera ai Romani è famoso poiché, riprendendo il racconto della Scrittura sull’Adamo,primogenitore e peccatore, contrapposto all’uomo nuovo che è Gesù.Il primo Adamo vuole essere il Signore del bene e del male, il conoscitore della realtà e dei valori del mondo che pretende dimanipolare secondo la propria volontà, colui che rifiuta ogni limite morale che il Creatore ha posto permantenere nella creazione armonia e rispetto di norme e leggi. Gesù, invece, riconosce la propria dipendenza da Dio, sa che è Padre amoroso e non padrone dispotico e invidioso dell’umanità che vuoleattentare al suo potere. Gesù resta obbediente al Padre e diventa Signore della vita.Gesù deve affrontare un mistero drammatico e insoluto. Non c’è nulla che purifica il mondo dal male etutta l’umanità è travolta, inquinata sempre di più, mentre un piccolo popolo di fedeli al Signore deveimpegnarsi per la purificazione di sé e degli altri. Gesù è inviato nel mondo dal Padre come un giusto acui viene affidato un compito. “Purifica il mondo dal male”. E Gesù pone il suo cuore per la salvezza, lasua parola per rigenerare intelligenza e aprirla ai significati di Dio. E, insieme, compie miracoli per mostrare quali veramente sono i desideri di Dio. Insieme, percepisce che questo mondo ha bisogno diuna disponibilità totale, di una generosità profonda, di una creazione completa del mondo che puòavvenire solo se qualcuno contrappone al male un amore totale, a tutti i costi, in ogni ubbidienza, in ogniprospettiva, in totale lucidità.San Paolo ha intenzione di stabilire un parallelo tra l’umanità impoverita e ribelle e Gesù. Seguendo leinterpretazioni dei rabbini del suo tempo, che immaginano Adamo un individuo ben preciso, nella contrapposizione fa risaltare ciò che conta agli occhi di Dio. E il racconto della Genesi su Adamo el’inizio della umanità (Gen capp 2-3), che è un racconto teologico che non ha pretese scientifiche, e ciricorda che ognuno di noi è come Adamo, e ognuno, nella vita, pretende di superare i limiti della liceità per interessi e autonomia, poco o tanto. Gesù allora ci vuole togliere dalla esasperazione, dallamaledizione, dalla disperazione, dalla rassegnazione e diventa il capofila che ha accettato che l’amoregratuito, infinito sogno del cuore di ciascuno, è possibile nonostante tutto. Lo ha scelto come progetto diogni giorno per sé e per tutti gli uomini che vogliano accettare di rischiare con Lui. Gesù è la garanzia di essere stati liberati se noi lo vogliamo, se lo desideriamo, se operiamo nel mondo con responsabilità suveri valori, e non solo nella fantasia, nel solo sogno, nella sola immaginazione. E se il mondo non lovediamo automaticamente salvato e se la morte continua, il dono di amore contro il peccato è stato presentato da Gesù in croce (Rom. 5,6.8.11), e a A noi il Padre chiede che questa purificazione continuianche attraverso noi, nella nostra libertà e nella nostra intercessione. E se ‘‘per l’obbedienza di uno solotutti saranno costituiti giusti” (v. 19), tutti sono chiamati a rendere questo mondo più vero, insieme conGesù. Gesù ci ha consegnato una potenza inaudita che dovremmo sempre tenere presente, insieme con l’operosità gratuita, la preghiera di intercessione, soprattutto quando ascoltiamo le notizie del mondo edel nostro quartiere. Non dobbiamo dire di essere impotenti di fronte al male, alla guerra, al rapimentodelle 287 ragazze rapite in Nigeria. Possiamo sempre, ogni giorno, insistere con il Signore e chiedere adaltri, perché insistano nella intercessione a somiglianza di Mosè, a somiglianza di Gesù. «In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mioche è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo aloro».(Mt18,19-20)

   Giovanni. 3, 16-21
In quel tempo.Il Signore Gesù disse a Nicodemo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Gesù suscita molti interrogativi ed il giovane rabbi è perciò sulla bocca di tutti, nel bene e nel male.Molti lo incontrano sulla strada o vanno ad ascoltarlo quando parla nei posti più diversi. Ma anche inNicodemo le notizie, che ha di Gesù e probabilmente qualche discorso riportato, nasce curiosità eperplessità. Nicodemo è un personaggio illustre del gran consiglio (sinedrio) di Gerusalemme, maestro in Israele e generoso fedele di Dio che cerca di conoscere la sua volontà e di obbedire. Ciò che sente diGesù è nuovo e nel suo ambiente suscita perplessità e sconcerto.Proprio per la sua onestà e serietà nel cercare la volontà del Signore, si decide di approfondire ilsignificato di questa nuova predicazione che, onestamente, sente diversa e coinvolgente. Perciò, unanotte Nicodemo decide di andare a parlare con Gesù (Gv3,2-21). Gesù lo accoglie con amicizia, loapprezza per i suoi interrogativi, ma apre una riflessione molto apprezzata che però si sviluppa in unarivelazione difficile poiché apre orizzonti impensabili anche per uno studioso della Scrittura come questoanziano che è venuto a cercarlo.Gesù gli dà atto della sua onestà e lo richiama, come maestro d’Israele, a capire che “bisogna rinasceredall’alto”, e il fatto di dover rinascere sconcerta il dottore d’Israele. Così, proseguendo l discorso, Gesùriprende un ricordo biblico drammatico del deserto popolato di serpenti e di scorpioni che diffondevano la morte nel popolo liberato da Mosè. E Gesù ricorda un provvedimento curioso. Mosè aveva fattoinnalzare un serpente di bronzo che ancora ai tempi di Gesù si conserva nel tempio. Chi lo guardavaguariva. E Gesù conclude in una riflessione strana: “è il guardare in alto che fa guarire”. “Come Mosèinnalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque credein lui abbia la vita eterna” (Gv3,14-15). Non è possibile capire poiché questa riflessione si apre e si svolge solo dopo l’esperienza terribile della morte e della risurrezione di Gesù.Ma il testo di oggi continua, in conseguenza, la rivelazione a Nicodemo e quindi a noi.Dio, il creatore del mondo e dell’umanità, ha amato infinitamente questo mondo, ed ha offerto ilmassimo di sé: il Figlio unigenito. E questa parola “unigenito” fa ritornare immediatamente la memoriadi Abramo che deve offrire il proprio unigenito Isacco. Il ricordo fa correre un brivido in tutti i padrid’Israele.E se il figlio Isacco è salvato da Dio, questo Figlio unigenito, di cui parla Gesù e che è Lui stesso e soloLui, non sarà salvato dalla morte. Questo conclude ed esprime la pienezza dell’amore del Padre, capacedi salvare tutti. E il Padre dona indistintamente a tutti questo amore sovrumano, mettendo a disposizionequesto amore gratuito, accettato e offerto dal Figlio, in un incontro di speranza e quindi di pienezza.Non c’è la condanna di Dio e quindi il Dio giudice è cancellato. Non c’è rifiuto da Dio poiché l’unico rifiuto è non accettare, è il chiudere alla luce per voler vivere nell’oscurità. La condanna ce la costruiamonoi nel tempo, rifiutando verifiche e revisioni, ripetendo il male che sappiamo essere male, e continuando a ripeterlo. Il giudizio non sarà alla fine del tempo ma ogni giorno, alla luce del sole,mentre non dobbiamo dimenticare, almeno noi credenti, che “Dio vuole che tutti gli uomini sianosalvati” (1Tim2,4). Nicodemo non deve aver capito nulla e magari è rimasto deluso. Ma poi lo troviamo attento a difendereGesù quando i sommi sacerdoti e gli studiosi del tempio hanno deciso che è un bestemmiatore e bisognatoglierlo di mezzo. Nicodemo chiede che non si decida su una persona senza averla ascoltato. Glirispondono. “Studia e vedrai che il profeta non sorge dalla Galilea” (Gv7,51-52). E lo ritroviamo,ancora, alla tomba di Gesù (Gv19,39-40).Probabilmente, in Nicodemo, testimone e studioso della Scrittura, le parole udite qualche anno prima,hanno acquistato consistenza nel suo vivere quotidiano. Ed ha concluso: “Veramente quest’uomo haamato ognuno di noi gratuitamente, totalmente, affidandoci e affidandosi a Dio”. E avrà concluso per sé