IV Domenica di Pentecoste
6 luglio 2014
Luca 17, 26-30. 33
Riferimenti : Genesi 6, 1-22 - Salmo  13- Galati 5, 16-25.
Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento? Fino a quando su di me trionferà il nemico? Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte,

Genesi 6, 1-22

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro dell figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventianni». C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo –, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male,sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arcain scompartimenti e la spalmerai di bitumedentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore. Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita;quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, perconservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la lorospecie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ogn1 verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te,prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro».Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece.

 Il racconto del diluvio fa riferimento ad una tradizione comune nel mondo Babilonese. Tuttavia l’autorebiblico modifica e ritraduce i miti perché vuol dare un motivo plausibile alla diffusa certezza che sianovissuti nell’antichità famosi giganti. Si favoleggia di persone di corporatura straordinaria, nel mondoMedio orientale, nati dall’unione di donne con esseri sovrumani. Ovviamente il mondo Babilonese,parlando di “figli di Dio”, fa riferimento ai discendenti degli Dei che si sono uniti con le figlie degliuomini. Sempre nel mondo Babilonese queste unioni risultano avvenimenti eccezionali e gloriosi.Invece, nel linguaggio dell’autore biblico, queste tradizioni vengono riviste in una logica dideformazione morale poiché i figli di Dio possono essere discendenti di uomini giusti, provenienti daAdamo attraverso Set, e le figlie degli uomini possono essere considerate le discendenti dalla stirpe diCaino. Il testo dà atto che la nuova umanità si è rovinata poiché i giusti si sono lasciati sedurre dalla lussuria, e si sono dati non solo alla poligamia ma anche ad una specie di promiscuità sessuale e ad unlibertinaggio sfrenato.“Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di 120 anni». (v 3). Dio si addolora che l’uomo non sappia mantenere una sua coerenza moraleperché sa che questa corruzione porta all’infelicità. I 120 anni corrispondono ad una limitazione dellavita dell’uomo, rispetto ai tempi della vita dei patriarchi, ed è il tempo di attesa della distruzione delmondo con il diluvio. L’ autore biblico, che registra le tradizioni antiche purificandole da tutti glielementi di altri Dei, ci mostra, tuttavia, un Dio misericordioso che mantiene il suo progetto di un mondobello e grande e la promessa per una umanità fedele e coerente. Perciò salva un “resto”: così vienedenominato, nella storia di Israele, il piccolo gruppo di giusti, risparmiati da Dio perché continuino ildialogo con il Signore e la discendenza dell’umanità. Questo riscatto non è che l’inizio del salvataggio di un”resto” salvato. Si salverà nella storia poiché Noè “cammina con Dio” ed accetta le scelte di umanità edi rispetto che il Signore ha offerto e non si confonde con la mentalità corrente, con la violenza e con lacorruzione. Se, finora, gli anni della vita sono stati enormemente allargati, ora si riducono fino ai 120anni (drastica riduzione rispetto agli antenati). Nel frattempo Noè riceve il compito di costruire l'arca: è un natante, a forma di cassa, lunga circa 150 m,larga 25 m e alta 15 m (il cubito è 46 cm). L'autore biblico si preoccupa anche di rendere verosimile ilmanufatto perché Noè non può avere a disposizione colonne ma solo tronchi d’albero. Si limita perciò atre piani, secondo la divisione del mondo: sotto terra, la terra e il cielo. L’arca non ha né prua, né poppa, né remi, né timone. E’ destinata a galleggiare e non ad arrivare ad una destinazione particolare. A benvedere, tuttavia, ci si preoccupa di parlare di un tempio più che di una nave e Noé compie tutto quelloche il Signore suggerisce. Gli elementi fondamentali di questo racconto sono l'arca (ripetuta 7 volte) ildiluvio (v 17) e l'alleanza (v 18).Le sorti del mondo dipendono dalla coerenza della umanità. Si riscopre un significato nuovo del suocompito. Se Adamo deve “coltivare e custodire il mondo”, la custodia passa anche attraverso la propriaconsapevolezza ed equilibrio morale.

Galati 5, 16-25.

Fratelli, Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben notele opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie,inimicizie, discordia, gelosia, dissensi,divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orgee cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compienon erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace,magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà,mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Quando prendiamo in mano la lettera ai Galati, sentiamo di poter respirare 1’atmosfera di grande fiduciache Paolo nutre verso i propri lettori che gli hanno manifestato grande stima e affetto nel periodo in cui èrimasto tra loro. La lettera, probabilmente, parte da Corinto, nell’inverno del 56/57, forse a poca distanza dalla stesura della”Lettera ai romani”. L’occasione dello scritto viene dalla necessità che s’impone aPaolo di difendersi da accuse pesanti, e minacciato da alcuni giudeo-cristiani che ribadiscono lanecessità della legge mosaica e della circoncisione anche per i cristiani che vengono dal paganesimo.Siamo alle esortazioni pratiche nella lettera.- L’idea iniziale è quella della libertà: essa non è pretesto per sentirsi liberi anche dalla condotta morale,ma la garanzia perché attraverso la carità ci si metta del servizio gli uni degli altri (v 13).- I1 nuovo sviluppo dell’esortazione morale è il testo che leggiamo oggi . Non si pone più nellariflessione del concetto di libertà cristiana e quindi nell’antitesi tra libertà e legge ma nell’antitesi tra Spirito e carne.Anche qui, come nella 1ª lettura, viene utilizzata la parola “camminare” che significa: “comportarsi benecon chi ci cammina a fianco, avere una condotta coerente”. Il credente, infatti, esiste perché non haalcuna intenzione di seguire “i desideri della carne”. Questo è possibile perché non siamo ancoradivinizzati dallo Spirito ma solo guidati.Vengono distinte nell’elenco 4 categorie di colpe contro: 1) la purezza del corpo, 2) la religione, 3) la carità, 4) la temperanza. Per spiegare, la fornicazione comprende anche il concubinato, l’impuritàcomprende anche i peccati contro natura, la dissolutezza è la lussuria sfrenata, la gelosia si differenziadall’invidia in quanto la 1ª non vuole altri a condividere i propri beni, mentre l’altra vuole vedere ilprossimo, privato dei beni che possiede.I frutti dello Spirito sono la manifestazione della vita rinnovata, impegno quotidiano di ogni credente,ma anche effetto gratuito della presenza dello Spirito. L’amore è la carità fraterna, la pace è fondata suldono portato nella comunità da Gesù, la magnanimità è pazienza e prontezza al perdono.Secondo un uso spesso utilizzato nelle sue lettere, Paolo elenca dei "cataloghi di vizi" (vedi nelle lettere ai Romani, 1Corinti, Efesini, Colossesi). Qui sono ricordate circa 15 azioni perverse che allontanano dalRegno di Dio. In contrapposizione al "desiderio della carne", lo Spirito produce frutti di amore. In questocaso Paolo ne elenca 9: essi rappresentano lo stile nuovo e la libertà del cristiano.I credenti sanno di essere crocifissi con Cristo, perciò non è uno stare pacifici a guardare il mondo, maaccettare come Gesù la lotta contro il male e contro la morte.ai Romani, 1Corinti, Efesini, Colossesi). Qui sono ricordate circa 15 azioni perverse che allontanano dalRegno di Dio. In contrapposizione al "desiderio della carne", lo Spirito produce frutti di amore. In questocaso Paolo ne elenca 9: essi rappresentano lo stile nuovo e la libertà del cristiano.I credenti sanno di essere crocifissi con Cristo, perciò non è uno stare pacifici a guardare il mondo, maaccettare come Gesù la lotta contro il male e contro la morte.

 

..... scoperta l'arca di Noè, in Turchia?
... per curiosità cliccare  qui sotto
http://www.infotdgeova.it/arca.htm
 Luca 17, 26-30. 33
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: “ Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva”.
Qualche versetto precedente (17,20) ci troviamo di fronte ad una domanda che i farisei pongono a Gesù:“Quando verrà il Regno di Dio?” A questa domanda Gesù risponde: “Il Regno di Dio non viene in modoche si possa osservare” (17,20-21). Si comincia così quella che si chiama la "Piccola Apocalisse (opiccola rivelazione) di Luca” (17,20-18,8), distinta dalla grande Apocalisse, sempre di Luca, riportata nelsuo Vangelo più avanti (21,5-36).Probabilmente Luca sta toccando un problema drammatico delle comunità cristiane che lui conoscepoiché, da una parte, subiscono grandi difficoltà proprio a causa della fede e, dall’altra, hannol’impressione che la loro attesa sia vana. Perciò la richiesta è drammatica: “Quando il Signore Gesù, cheè nella gloria, concluderà questa nostra sofferenza?”E se alla domanda dei farisei Gesù risponde: “Prima il Figlio dell’uomo deve partire molto ed essererifiutato dagli uomini di questo tempo” (v 25), le comunità cristiane hanno sperimentato, insieme,drammaticamente la sofferenza di Gesù, ma anche stanno vivendo con certezza la sua risurrezione.Allora la domanda si sposta nel tempo ed è una domanda squisitamente cristiana. Non si tratta più dichiedersi se avverrà il Regno, ma ci si chiede “Quando avverrà?”.Gesù porta 2 esempi, tratti dalla Scrittura, quella di Noè e quella di Lot. Egli non risponde al “quando”,ma sottolinea l’imprevedibilità e l’incapacità delle persone di vivere, con chiarezza, il tempo. Lacomunità cristiana, in particolare, non riesce a sopportare l’insignificanza del messaggio che deveportare agli altri. Mentre crede nella pienezza di grazia e di forza che si è sprigionata da Gesù risorto, non la verifica risolutiva. Perciò, pensano i cristiani e suggeriscono: “Dio deve essere drastico, con unluminoso giudizio sul bene, con una condanna del male. Questo è urgente- continuano a pensare- perpoter concludere la fatica e la sofferenza della persecuzione, ma anche per raggiungere il vero trionfo e ilsignificato della venuta di Gesù”.Gesù, invece, mette l’accento, nei 2 episodi di Noè e di Lot, e sottolinea l’incapacità di saper leggere iltempo e poter provvedere alla sua conclusione. Al tempo di Noè e al tempo di Lot, tutti ritengonofondamentale vivere il senso della loro quotidianità e hanno creduto, così, di costruire la propria vita e la propria salvezza. In particolare, al tempo di Noè, i contemporanei hanno esaurito la loro attenzione nel mangiare, nel bere,nello sposarsi; al tempo di Lot i concittadini hanno sviluppato una quotidianità, rivolgendo, in più,interesse nello sviluppo del commercio e nel costruire. Per sé, dal testo del Vangelo, non risulta cheabbiano fatto qualcosa di male, svolgendo una vita, legata alla dimensione umana. E tuttavia sono stati travolti perché hanno esaurito le loro energie, semplicemente operando, e perdendo di vista il progetto diDio. Anche per le generazioni future, la domanda non sarà tanto “Quando verrà il Regno?” quanto:“Come vivere la quotidianità, ancorandosi al fondamento della nostra vita con la parola di Gesù eaccettando di vivere alla sua presenza?”.C’è però una differenza fondamentale: la Comunità cristiana è stata incaricata della evangelizzazione,come opera indispensabile e avanti tutto: serve per aprire gli occhi alle persone oltre il quotidiano eritrovare valori più profondi e più coerenti. La Comunità cristiana sa che l’imprevedibilità di questatragedia (che potrebbe cadere su tutti all’improvviso) deve essere trasformata attraverso la propriatestimonianza e il proprio coinvolgimento.Si parla di acqua e di fuoco. Ma Gesù porta un’acqua nuova ed un fuoco nuovo: per chi è credente, Gesùoffre l'acqua del battesimo e il fuoco dello Spirito.Così il credente diventa segno di questa attesa per tutti, nella sua quotidianità, mentre esprime la fedeltàa Gesù, insieme con il coraggio di progetti e gli stili nuovi di vita.La prospettiva della Chiesa, in questi tempi, continua a proporci la evangelizzazione. E’ una granderisposta al significato del tempo e della storia per sostenere gli uomini e le donne, nostri contemporanei, disorientati, spesso inconsapevoli e incoscienti, mentre la loro vita è preziosa gli occhi di Dio. Attraversonoi possono prendere coscienza che la loro vita diventa un dono da maturare, da offrire, da far crescere,da condividere.Che cosa significa “scomunica” per la mafia gridata dal Papa Francesco in Calabria se non il laceraredall’ambiguità di una Chiesa che corre il rischio di adattarsi, chiudendo gli occhi sul male che viene fatto verso l’umanità e verso i più poveri? Non è una vittoria, né una sfida, ma il coraggio di parlar chiaro e,quindi, di evitare che anche dentro di noi fruttifichi il senso del potere come dominio, della omertà, nell’approfittarsi, nell’accettare di avere una mentalità mafiosa.