
V DOMENICA di PASQUA (ANNO A)
18 maggio 2014
Gv 14, 21-24
Riferimenti : Atti 10, 1-5. 24. 34-36. 44-48a - Salmo 65 -
Filippesi 2, 12-16 |
| Acclamate Dio, voi tutti della terra, cantate la
gloria del suo nome, dategli gloria con la lode. Dite a Dio:
«Terribili sono le tue opere! A te si prostri tutta la terra, a
te canti inni, canti al tuo nome». Venite e vedete le opere di
Dio, terribile nel suo agire sugli uomini. |
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Atti 10, 1-5. 24. 34-36. 44-48a
In quei giorni. Vi era a Cesarèa un uomo di nome
Cornelio, centurione della coorte detta Italica.
Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua
famiglia; faceva molte elemosine al popolo e
pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del
pomeriggio, vide chiaramente in visione un
angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo:
«Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore
disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue
preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi
a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda
degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo
Simone, detto Pietro». Il giorno dopo arrivò
a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli con i
parenti e gli amici intimi che aveva invitato.
Pietro allora prese la parola e disse: «In
verità sto rendendomi conto che Dio non fa
preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e
pratica la giustizia, a qualunque nazione
appartenga. Questa è la Parola che egli ha
inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace
per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di
tutti. Pietro stava ancora dicendo queste
cose, quando lo Spirito Santo discese sopra
tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i
fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro,
si stupirono che anche sui pagani si fosse
effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano
infatti parlare in altre lingue e glorificare
Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che
siano battezzati nell’acqua questi che hanno
ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò
che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo.
I primi quattro versetti del capitolo sviluppano
alcune linee fondamentali per favorire l'unità:
"Se dunque c'è qualche consolazione in Cristo,
se c'è qualche conforto, frutto della carità, se
c'è qualche comunione di spirito, se ci sono
sentimenti di amore e di compassione, rendete
piena la mia gioia con un medesimo sentire e con
la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma
ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli
altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi
l'interesse proprio, ma anche quello degli
altri." Il testo riportato diventa premessa
molto interessante che invita ad avere "gli
stessi sentimenti di Gesù.- E i successivi
cinque versetti (vv6-11) esemplificano il
significato dei sentimenti di Gesù che si
possono sintetizzare nell'umiltà: Gesù si è
impoverito per amare e salvare il mondo. È un
testo splendido, probabilmente un inno della
Comunità cristiana, in cui viene sintetizzata,
teologicamente, tutta la vicenda di Gesù "prima,
durante la sua vita, dopo la risurrezione".- Il
testo di oggi riprende i suggerimenti iniziali
di Paolo mentre garantisce la sua fiducia per
questa comunità: essa deve continuare nella
propria obbedienza anche ora che Paolo è
lontano, deve vivere con sollecitudine e
attenzione la propria vita, deve maturare la
propria dipendenza da Dio e il senso della
salvezza. La vita va vissuta con "rispetto e
timore": non c'è nulla di servile, ma sentimenti
di consapevolezza di fronte alla grandezza di
Dio, nel cammino verso di Lui. È importante che
ci si renda conto che l'azione di Dio sia un
sostegno all'azione umana e non una
contrapposizione: la libertà di Dio e la libertà
dell'uomo si completano a vicenda. Un
suggerimento che viene da antichi ricordi sul
comportamento del popolo nel deserto ricorda che
vanno evitate "le mormorazioni e le esitazioni".
Bisogna saper ricondurre ad una comunità che sia
generosa, irreprensibile, pura, costituita da
"figli di Dio innocenti in mezzo a una
generazione malvagia e perversa". Ritorna sempre
la prospettiva di una evangelizzazione che passa
attraverso la testimonianza, più che attraverso
una operosità sociale all'interno del contesto
in cui si vive. Infatti la prospettiva che Paolo
pone nel suo ambiente, abituato a culture e
criteri pagani di vita, è fondamentalmente il
costituire una esemplarità di piccole comunità
all'interno di realtà urbane. E tale esempio
procurerà luminosità, stile e scelte di vita.
Paolo, che utilizza solo qui l'espressione:
"Vangelo come parola di vita", è entusiasta
della sua missione anche se sente la fatica del
lavoro che compie da una parte e il timore, dai
risultati che sperimenta, di fare un sforzo
sprecato. E tuttavia egli è fedele, ma supplica
gli amici, in questo caso i Filippesi, di far
tesoro degli insegnamenti che egli ha loro
offerto, perché davanti al Signore, un giorno,
come evangelizzatore, possa sentirsi fiero di
loro. |
Filippesi 2, 12-16 Miei cari, voi
che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente
ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra
salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi
il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto
senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e
puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia
e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel
mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di
Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano
aver faticato. Gli Atti degli Apostoli ci
ricordano la conversione di Cornelio, un centurione che coltiva
profondo rispetto per la religione d'Israele, a somiglianza
dell'altro centurione di Cafarnao ricordato da Luca (Lc 7,1-10).
Pregare, elargire elemosine e amare il popolo d'Israele non
costituiscono, tuttavia, azioni sufficienti per far parte del
popolo di Dio. D'altra parte Cornelio non ha accettato la
circoncisione per cui rimane un uomo impuro, inavvicinabile dai
pii israeliti, preoccupati di far parte dell'unico popolo
privilegiato di Dio. Pietro è scrupoloso di seguire la legge,
accolta e insegnata dai rabbini e, a buon conto, anche Gesù non
ha accolto, tra i suoi, i pagani, ribadendo così le scelte
ebraiche tradizionali. E tuttavia gli avvenimenti che si
susseguono, i segni e i richiami, le attese e le convergenze
portano Pietro, nonostante le sue indecisioni, a seguire
itinerari nuovi. Il centurione pagano Cornelio e la sua famiglia
si sono convertiti alla fede in Cristo: è un segno imprevedibile
delle scelte e delle prospettive che Dio apre sul mondo. Perciò
Pietro, mentre sintetizza la fede in Gesù come contenuto
essenziale del credere, sente che sta imparando, egli stesso,
dai segni di novità e di conversione quanto il Signore compie:
imprevedibilmente il Signore apre a tutti gli uomini
(universalità) l'ingresso al Regno, in modo totalmente gratuito.
"Chiunque lo teme e pratica la giustizia è accetto a Lui"
(v.35). Così l'elemento primo di rapporto con Dio non è più
l'appartenenza ad un popolo, ma sono le disposizioni interiori,
identificate con il "rispetto riverenziale"(chi teme) e la
condotta rispettosa della volontà divina ("praticare la
giustizia"). "Gesù è il Signore di tutti": questa è la fede ed è
necessaria la forza dello Spirito per accoglierla (1Cor. 12,3).
Essa proclama che quell'uomo Gesù, che molti hanno conosciuto in
Palestina e che è passato beneficando e risanando tutti coloro
che stavano sotto il potere del diavolo, è stato elevato, dopo
la morte, al di sopra dei cieli per la risurrezione; perciò ha
la Signoria del mondo ed è Dio.ì Ma poiché è un Dio
imprevedibile, i suoi debbono continuamente scoprire scelte e
atteggiamenti nuovi ogni giorno. "In verità sto rendendomi
conto..." dice Pietro. Pietro scopre che l'annuncio di salvezza
è destinato a tutti, senza discriminazione, affermando che Dio è
imparziale nel giudizio e non razzista. L'apertura religiosa di
chi riconosce Dio e la rettitudine morale sono una preparazione
in cui si realizza una pre-evangelizzazione. Pietro non fa un
invito alla conversione, ma sviluppa un appello alla fede in
Gesù, Signore e Giudice (vv37-43). E prima ancora di ricevere il
battesimo, la discesa dello Spirito Santo su Cornelio e i
familiari indica, in maniera evidente, che il progetto di Dio
per i pagani non passa più solo attraverso l'ebraismo, ma
inserisce anche immediatamente nella Chiesa mediante la fede in
Gesù e il battesimo. Negli Atti il dono dello Spirito però è
strettamente legato alla fede, non necessariamente al battesimo.
Perciò centrale, per la pastorale, è la fede in Gesù,
l'uguaglianza delle persone, la presenza di Dio e della sua
volontà che si manifesta via via nella storia mentre a noi
spetta il compito di cercare, di approfondire con umiltà
proposte e significati, di osare nella linea dell'amore del
Padre.
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Entrata
e sala del Cenacolo |
Gv
14, 21-24 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Chi accoglie i
miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato
dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda,
non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al
mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre
mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi
ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del
Padre che mi ha mandato».
Giovanni 14,21: Io lo amerò e mi manifesterò a lui. Questo versetto
presenta il riassunto della risposta di Gesù a Filippo. Filippo aveva detto:
"Mostraci il Padre e questo ci basta!" (Gv 14,8). Mosè aveva chiesto a Dio:
"Mostrami la tua gloria!" (Es 33,18). Dio rispose: "Ma tu non potrai vedere
il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo" (Es 33,20). Il
Padre non può essere mostrato. Dio abita una luce inaccessibile (1Tim 6,16).
"Nessuno mai ha visto Dio" (1Gv 4,12). Ma la presenza del Padre può essere
sperimentata mediante l'esperienza dell'amore. Dice la prima lettera di San
Giovanni: "Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore". Gesù dice a
Filippo: "Chi osserva i miei comandamenti, costui mi ama. E chi mi ama sarà
amato dal Padre mio. Io anche lo amerò e mi manifesterò a lui". Osservando il
comandamento di Gesù, che è il comandamento dell'amore al prossimo (Gv
15,17), la persona mostra il suo amore per Gesù. E chi ama Gesù, sarà amato
dal Padre e può avere la certezza che il Padre si manifesterà a lui. Nella
risposta a Giuda, Gesù dirà come avviene questa manifestazione del Padre
nella nostra vita. Giovanni 14,22: La domanda di Giuda,
domanda di tutti. La domanda di Giuda: "Come è accaduto che devi manifestarti
a noi e non al mondo?" Questa domanda di Giuda rispecchia un problema che è
reale fino ad oggi. A volte sorge in noi cristiani l'idea di essere meglio
degli altri e di essere amati da Dio più degli altri. Attribuiamo a Dio
distinzioni tra la gente? Giovanni 14,23-24: Risposta di
Gesù. La risposta di Gesù è semplice e profonda. Ripete ciò che ha appena
detto a Filippo. Il problema non è se noi cristiani siamo amati da Dio più
degli altri, o che gli altri sono disprezzati da Dio. Questo non è il
criterio per la preferenza del Padre. Il criterio della preferenza del Padre
è sempre lo stesso: l'amore. " "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il
Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi
non mi ama non osserva le mie parole". Indipendentemente dal fatto che la
persona sia o no cristiana, il Padre si manifesta a tutti coloro che
osservano il comandamento di Gesù che è l'amore per il prossimo (Gv 15,17).
In cosa consiste la manifestazione del Padre? La risposta a questa domanda è
stampata nel cuore dell'umanità, nell'esperienza umana universale. Osserva la
vita delle persone che praticano l'amore e fanno della loro vita un dono agli
altri. Esamina la loro esperienza. Indipendentemente dalla religione, dalla
classe, dalla razza o dal colore, la pratica dell'amore ci dà una pace
profonda ed una grande gioia che riescono a vivere insieme al dolore ed alla
sofferenza. Questa esperienza è il riflesso della manifestazione del Padre
nella vita delle persone. E' la realizzazione della promessa: "Io ed il Padre
mio vivremo in lui e prenderemo dimora in lui.
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