
III Domenica di Pasqua anno A 04/05/2014
Luca 24,13-35 Riferimenti :
Atti 2,14a.22-33 - Salmo 106 -
1Pietro 1,17-21 |
| Celebrate il Signore, perché è buono, perché
eterna è la sua misericordia. Chi può narrare i prodigi del
Signore, far risuonare tutta la sua lode? Beati coloro che
agiscono con giustizia e praticano il diritto in ogni tempo.
Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo, visitaci
con la tua salvezza, perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo, ci gloriamo con la tua
eredità. Abbiamo peccato come i nostri padri, abbiamo fatto il
male, siamo stati empi. |
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Atti 2,14a.22-33
Nel giorno di Pentecoste, Pietro con gli
Undici si alzò inpiedi e a voce alta parlò così:«Uomini
d’Israele, ascoltatequeste parole: Gesù di Nàzaret –uomo
accreditato da Dio presso divoi per mezzo di miracoli,
prodigie segni, che Dio stesso fece tra voiper opera
sua, come voi sapetebene –, consegnato a voisecondo il
prestabilito disegno ela prescienza di Dio, voi, permano
di pagani, l’avete crocifissoe l’avete ucciso.Ora Dio lo
ha risuscitato,liberandolo dai dolori dellamorte, perché
non era possibileche questa lo tenesse in suopotere.
Dice infatti Davide asuo riguardo: “Contemplavosempre il
Signore innanzi a me;egli sta alla mia destra, perché io
non vacilli. Per questo sirallegrò il mio cuore ed esultò la
mia lingua, e anche la mia carneriposerà nella speranza,
perchétu non abbandonerai la mia vitanegli inferi né
permetterai che iltuo Santo subisca la corruzione.Mi hai
fatto conoscere le viedella vita, mi colmerai di gioia
con la tua presenza”. Fratelli, mi sia lecito dirvi
francamente, riguardo alpatriarca Davide, che egli morì e
fu sepolto e il suo sepolcro èancora oggi fra noi. Ma poiché
era profeta e sapeva che Dio gliaveva giurato solennemente
di farsedere sul suo trono un suodiscendente, previde la
risurrezione di Cristo e ne parlò:“questi non fu abbandonato
negliinferi, né la sua carne subì lacorruzione”.
Questo Gesù, Dio lo harisuscitato e noi tutti ne siamo
testimoni. Innalzato dunquealla destra di Dio e dopo aver
ricevuto dal Padre lo SpiritoSanto promesso, lo ha effuso,
come voi stessi potete vedere e udire.
Nell’evento della Pentecoste i discepoli di Gesù annunciano la
salvezza di Dio e laresurrezione di Gesù ai presenti – che
sono venuti a Gerusalemme da tutto il mondo –nelle loro
lingue così che possano comprenderlo. Si adempie così il profeta
Isaia:«Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul
monte del Signore, al tempio delDio di Giacobbe, perché ci
insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri.
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del
Signore» (2,3).La gente si chiede cosa sta succedendo e
Pietro inizia un lungo discorso per spiegarlo.Egli si
rivolge agli ebrei sintetizzando quanto è avvenuto a riguardo di
Gesù: un uomovenuto da Dio che ha compiuto prodigi per opera
di Dio e che è stato ucciso da voiper mano di pagani.
Proprio questo Gesù è stato resuscitato da Dio, non solo
riportato in vita per poi moriredi nuovo, come aveva fatto
Gesù con alcuni, ma riportato in vita per non morire più:
vivo per sempre.Pietro sostiene questo fatto con una lunga
citazione del Salmo 16. Davide è morto, maprevide la
resurrezione di Cristo come compimento della promessa di Dio di
far sedereun suo discendente sul trono d’Israele. Però tutto
in Cristo è trasfigurato dalla vitanuova: il trono non è più
quello materiale da cui regnare su Israele, ma è la croce da
cui Gesù regna su tutto il mondo e non più solo su Israele. Egli
è il re che ha dato lasua vita per tutto il popolo, affinché
questi potesse vivere e convertirsi dal peccato.Pietro
conclude il suo discorso dicendo che lo Spirito di Dio che ha
abitato in Gesùadesso è presente nei suoi discepoli, come
essi hanno visto in questo evento dellaPentecoste.Come
Gesù guidato dallo Spirito del Padre ha amato gli uomini fino
alla morte, così isuoi discepoli, abitati dal medesimo
Spirito, sono chiamati ad amare i fratelli fino allamorte,
se necessario, per annunciare il regno di Dio al mondo.
1Pietro 1,17-21Carissimi, 17 se chiamate Padrecolui che,
senza fare preferenze,giudica ciascuno secondo leproprie
opere, comportatevi contimore di Dio nel tempo in cui
vivete quaggiù come stranieri.18 Voi sapete che non a prezzo
dicose effimere, come argento e oro,foste liberati dalla
vostra vuotacondotta, ereditata dai padri, 19ma con il
sangue prezioso diCristo, agnello senza difetti esenza
macchia.20 Egli fu predestinato già primadella
fondazione del mondo, manegli ultimi tempi si è manifestato
per voi; 21 e voi per opera suacredete in Dio, che lo ha
risuscitato dai morti e gli ha datogloria, in modo che la
vostra fedee la vostra speranza siano rivoltea Dio.
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1Pietro 1,17-21 Carissimi, se chiamate Padrecolui che,
senza fare preferenze,giudica ciascuno secondo leproprie
opere, comportatevi contimore di Dio nel tempo in cui
vivete quaggiù come stranieri.Voi sapete che non a prezzo di
cose effimere, come argento e oro,foste liberati dalla
vostra vuotacondotta, ereditata dai padri,ma con il
sangue prezioso diCristo, agnello senza difetti esenza
macchia.Egli fu predestinato già primadella fondazione
del mondo, manegli ultimi tempi si è manifestatoper voi;
e voi per opera suacredete in Dio, che lo harisuscitato
dai morti e gli ha datogloria, in modo che la vostra fede
e la vostra speranza siano rivoltea Dio. In queste domeniche del tempo pasquale leggiamo la lettera di
Pietro che si presentacome una catechesi battesimale in cui
l’apostolo sintetizza l’evangelo di Dio per lanostra
salvezza.«Se chiamate Padre»: cioè se avete imparato che Dio
è come un padre che giudicasenza fare preferenze, se non
quelle che vengono dall’amore. Infatti Dio ama quelliche si
trovano più in difficoltà nella vita, e chiede a coloro che
credono in lui di farealtrettanto.Questo è il timore di
Dio per coloro che – secondo Pietro – ritengono di vivere come
stranieri su questa terra, perché la loro vera patria è il
cielo. Questa teologia ha una suaverità, che però va
bilanciata con l’altra verità di fede: che Gesù si è incarnato
pervivere pienamente la storia umana, non come straniero, ma
come un uomo che siimpegna fino alla morte per la salvezza
dei fratelli.Infatti Gesù è morto per tutti e così ha
riscattato la nostra vita con il suo sangue. Per gliebrei il
sangue è la vita (Lev 17,11), e perché è la vita ha il potere di
dare la vita eespiare il peccato, che rappresenta la morte.
Per Pietro Gesù non è un evento qualunque della storia della
salvezza, ma ne è ilcompimento in quanto fin dall’inizio
della storia era destinato a questa missione.Tramite lui e
la sua resurrezione possiamo credere in Dio e sperare in lui. |
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La città di Emmaus. Una delle città più antiche e importanti del
mondo religioso: Emmaus, non esiste più! Rasa al suolo nel 1967 dalle
ruspe israeliane, oggi è un luogo di svago e divertimento!
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Luca 24,13-35 Ed ecco, in quello stesso
giorno il primo della settimanadue dei discepoli erano incammino per
un villaggio di nomeÈmmaus, distante circa undicichilometri da
Gerusalemme, econversavano tra loro di tuttoquello che era accaduto.
Mentre conversavano ediscutevano insieme, Gesù inpersona si
avvicinò e camminavacon loro. Ma i loro occhi eranoimpediti a
riconoscerlo.Ed egli disse loro: «Che cosasono questi discorsi che
statefacendo tra voi lungo ilcammino?». Si fermarono, colvolto
triste; uno di loro, dinome Clèopa, gli rispose: «Solo tusei
forestiero a Gerusalemme!Non sai ciò che vi è accaduto inquesti
giorni?». Domandòloro: «Che cosa?». Gli risposero:«Ciò che riguarda
Gesù, ilNazareno, che fu profeta potentein opere e in parole, davanti
a Dioe a tutto il popolo; come i capidei sacerdoti e le nostre
autorità hanno consegnato per farlocondannare a morte e lo hanno
crocifisso. Noi speravamo cheegli fosse colui che avrebbeliberato
Israele; con tutto ciò,sono passati tre giorni da quandoqueste cose
sono accadute. Maalcune donne, delle nostre, cihanno sconvolti; si
sono recate almattino alla tomba e, nonavendo trovato il suo corpo,
sonovenute a dirci di aver avuto ancheuna visione di angeli, i quali
affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati allatomba e
hanno trovato comeavevano detto le donne, ma luinon l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti dicuore a credere in tutto ciò chehanno
detto i profeti! Nonbisognava che il Cristo patissequeste sofferenze
per entrare nellasua gloria?». E, cominciandoda Mosè e da tutti i
profeti, spiegòloro in tutte le Scritture ciò che siriferiva a lui.
Quando furono vicini alvillaggio dove erano diretti, eglifece come se
dovesse andare piùlontano. Ma essi insistettero:«Resta con noi,
perché si fa sera eil giorno è ormai al tramonto».Egli entrò per
rimanere con loro.Quando fu a tavola con loro,prese il pane, recitò
labenedizione, lo spezzò e lo diedeloro. Allora si aprirono loro gli
occhi e lo riconobbero. Ma eglisparì dalla loro vista. Ed essidissero
l’un l’altro: «Non ardevaforse in noi il nostro cuore mentreegli
conversava con noi lungo lavia, quando ci spiegava leScritture?».
Partirono senza indugio efecero ritorno a Gerusalemme,dove trovarono
riuniti gli Undici egli altri che erano con loro, iquali dicevano:
«Davvero ilSignore è risorto ed è apparso aSimone!». Ed essi
narravanociò che era accaduto lungo la viae come l’avevano
riconosciutonello spezzare il pane Sono accaduti
fatti gravi, il maestro è morto crocifisso e la speranza riposta in lui
vacilla. I due discepoli forse tornano a casa, visto che non hanno più niente
da fare aGerusalemme e nessuno più da seguire. I due parlano tra di loro,
ragionano su quanto èaccaduto quella Pasqua a Gerusalemme. Le loro
aspettative erano altre, certo nonquella di vedere morire il loro
maestro.Gesù risorto si avvicina loro e essi non lo riconoscono, perché
non credono a quantoaveva detto loro a riguardo della sua passione, morte
e resurrezione. I loro occhi sonoimpediti a riconoscerlo a causa della
sua morte, una barriera invalicabile per l’uomocon le sue forze. Non si
crede alla resurrezione se Gesù risorto non si fa riconoscere.Il cammino
che Gesù compie con i discepoli, oltre a essere fisico, è soprattutto
interiore. Egli si presenta come uno che non conosce quanto è accaduto a
Gerusalemme, mentre ne è stato il protagonista. Il suo scopo è quello di
aiutare i duediscepoli a rendersi conto di ciò che è veramente successo e
soprattutto a svelare illoro desiderio. Per questo li invita a narrare
ciò che è accaduto secondo il loro puntodi vista.I due raccontano di
Gesù come di un profeta potente in parole e opere, di come siamorto per
mano dei romani cui i capi religiosi lo hanno consegnato. Questi sono i fatti
conosciuti da tutti. Ora i due raccontano la loro speranza delusa: noi
speravamo cheGesù liberasse Israele, sottintendendo dall’occupazione
romana.Inoltre ci sono delle donne che appartengono alla cerchia dei suoi
discepoli che diconodi avere avuto una visione di angeli che affermano
che Gesù è vivo, ma nessuno l’havisto.I due sono come sospesi tra ciò
che sanno e ciò che speravano: se Gesù è vivo ancorac’è speranza che
liberi Israele, ma come fa ad essere vivo se è morto?Gesù interviene a
questo punto per aiutarli a fare un passo in avanti, riconoscendoprima di
tutto come il loro cuore è un cuore ignorante e lento, che non si smuove
dalleproprie convinzioni: un morto non può rivivere. Occorre essere
aperti alla novitàdella rivelazione della verità e riconoscerla
prontamente per diventare sapienti della vita.Gesù svolge qui una
catechesi che Luca non ci tramanda nei dettagli, ma che lacomunità
cristiana fa trasparire nei suoi scritti: i canti del servo di Isaia,
Giuseppe e isuoi fratelli, 2Maccabei 7, il libro della Sapienza, alcuni
salmi (per esempio: 22; 16;40; 2).La novità che Gesù annuncia è che
per entrare nella gloria occorre passare primaper la morte. Questo l’uomo
fa difficoltà a comprenderlo, eppure è il mistero dellasalvezza che viene
da Dio. Gesù mostra ai due una sapienza che viene da Dio, eppureancora
non lo riconoscono.E’ solo allo spezzare del pane che i loro occhi si
aprono a questo gesto quotidiano esemplice eppure oramai significativo
per tutti i cristiani: l’eucarestia. In questo gesto,diventato simbolo e
quindi rito, si rivela il mistero della gloria che passa attraverso la
morte.I due riconoscono che le parole ascoltate da Gesù hanno reso vivi i
loro cuori ignorantie lenti, perché egli ha acceso in loro la speranza
che la morte non è la fine, ma ilpassaggio per entrare nella gloria, che
non è la liberazione dai romani la salvezza, mala comunione con il
Risorto che trasforma la vita di ciascuno e che ci accompagnanella
sofferenza per giungere alla gloria di Dio.Ora i due possono tornare a
Gerusalemme per condividere la speranza che ora liabita. E trovano che
anche Simone-Pietro ha fatto la loro stessa esperienzaincontrando il
Signore. Insieme possono così farsi coraggio a vicenda per abitare la
storia quotidiana con la speranza che la sofferenza e la morte non sono la
fine, ma unpassaggio, necessario, per entrare nella gloria di Dio. Nella
morte si sperimenta laverità di Dio: siamo sue creature e solo lui può
darci la vita. E’ una esperienza ditotale passività che ci aiuta a
credere veramente in Dio, autore della nostra vita.Secondo sant’Ireneo la
gloria di Dio è l’uomo vivente, colui che spera nel Signorerisorto e che
vive la sua vita affidando a Dio la sua vita. L’uomo vivente è colui che
continua ad amare i fratelli non solo quando questi gli vogliono bene, ma
anche esoprattutto quando questo non avviene.Così è accaduto per Gesù
e i suoi discepoli sono chiamati a vivere, per quanto èpossibile e ne
siano capaci, allo stesso modo. La lettura e la meditazione della
Scrittura fanno ardere il cuore facendoci entrare nella sapienza di vita che
viene daDio, perché ci mostrano come Dio si relaziona con noi uomini:
rispettoso della nostralibertà, ci chiede di vivere amando i fratelli.
Questa è la novità cristiana che è la verità dell’uomo. |