
DOMENICA DI ABRAMO III di
Quaresima 23 marzo 2014
Giovanni
e 8, 31-59.
Riferimenti :
Esodo 34, 1-10 - Salmo 105-
Galati 3, 6-14 |
| Lodate il Signore e invocate
il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere. Cantate a lui
canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi. Gloriatevi del
suo santo nome:gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate
il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiute, i suoi prodigi e i
giudizi della sua bocca: voi stirpe di Abramo, suo servo, figli
di Giacobbe, suo eletto. È lui il Signore, nostro Dio, su tutta
la terra i suoi giudizi. |
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Esodo 34, 1-10
In quei giorni. Il Signore disse a
Mosè: «Taglia due tavole di pietra come leprime. Io scriverò
su queste tavole le parole che erano sulletavole di prima,
che hai spezzato. Tieniti pronto per domanimattina: domani
mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassùper me in
cima al monte. Nessuno salga con te e non si vedanessuno su
tutto il monte; neppure greggi o armenti vengano apascolare
davanti a questo monte». Mosè tagliò due tavole dipietra
come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte
Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di
pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là
presso di lui eproclamò il nome del Signore. Il Signore
passò davanti a lui,proclamando: «Il Signore, il Signore,
Dio misericordioso epietoso, lento all’ira e ricco di amore
e di fedeltà, che conservail suo amore per mille
generazioni, che perdona la colpa, latrasgressione e il
peccato, ma non lascia senza punizione, checastiga la colpa
dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terzae
alla quarta generazione». Mosè si curvò in fretta fino a terra
e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi,
Signore,che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un
popolo di duracervice, ma tu perdona la nostra colpa e il
nostro peccato: fa’ dinoi la tua eredità». Il Signore disse:
«Ecco, io stabilisco un’alleanza: in presenzadi tutto il tuo
popolo io farò meraviglie, quali non furono maicompiute in
nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popoloin mezzo
al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perchéterribile
è quanto io sto per fare con te.
Mosè sale sul Sinai una seconda volta. La prima
volta ha ricevuto da Dio le tavoledell’alleanza, le “dieci
parole” che debbono definire completamentel’adesione, la
fedeltà e la conferma della preferenza di Dio per questo popolo.
Ma il ritorno è stato disastroso. Mosè ha scoperto il tradimento
del suo popolo,l’idolo: il vitello d’oro, fabbricato con
l’oro di famiglia portato dall’Egitto, il totaleabbandono
del Dio del Sinai e della liberazione.E’ vero che il Signore
stesso dice a Mosè mentre è sul monte: «Ho osservatoquesto
popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la
mia ira siaccenda contro di loro e li divori. Di te invece
farò una grande nazione». Mosèallora supplicò il Signore,
suo Dio, rifiutando di tradire il suo popolo. E il Signoreha
desistito. Così Mosè è ancora invitato da Dio (Es. 34,4-10) a
ritornare sulmonte. Dio ancora accetta di scrivere una
seconda volta la legge, ma le nuovetavole di pietra debbono
essere preparate da Mosè stesso: la legge nasce e sipropone
in collaborazione.Qui avviene la rivelazione sorprendente di
Dio. Dio non è astratto, non è unoggetto ma è una persona in
relazione con Mosé e quindi con il popolo. Qui Diosi esprime
con cinque aggettivi, cinque nomi che si possono sintetizzare
così:“Compassionevole, clemente, paziente, misericordioso e
fedele”. Dio esprime lasua bontà e la sua tenerezza verso
coloro che chiama. È un Dio che si svela comeaccogliente e
misericordioso e desidera essere conosciuto, capito, accolto
così,con fiducia, nella propria vita. Poiché è
Compassionevole, si lascia coinvolgerenell’intimo dalla
vicenda umana, poiché Clemente è disposto a chinarsi
sull’uomo, poiché è Paziente sa attendere e non è facile
all’ira, ama ogni personain modo sovrabbondante e non viene
mai meno.L’ebreo osservante recita ogni giorno i versetti
6-7, definiti “i 13 attributi dimisericordia”. I rabbini
garantiscono che questa preghiera avrebbe portato nelcuore
dei fedeli il perdono per i peccati da parte di Dio. E se pur ci
deve essere unrapporto tra misericordia e giustizia, il
perdono sta come 1000 a 4.Rincuorato, Mosè riprende la sua
preghiera di intercessione: "Il Signorecammini in mezzo a
noi, che perdoni la nostra colpa e ci faccia sua eredità ".
Mosè si sente mediatore fino in fondo e sceglie la solidarietà
del suo popolo, asomiglianza di Gesù che ha preso sulle sue
spalle il peccato del mondo
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Galati 3, 6-14 Fratelli, come Abramo ebbe fede
in Dio e gli fu accreditatocome giustizia, riconoscete
dunque che figli di Abramo sonoquelli che vengono dalla
fede. E la Scrittura, prevedendo che Dioavrebbe giustificato
i pagani per la fede, preannunciò adAbramo: In te saranno
benedette tutte le nazioni. Diconseguenza, quelli che
vengono dalla fede sono benedettiinsieme ad Abramo, che
credette. Quelli invece che sirichiamano alle opere della
Legge stanno sotto la maledizione,poiché sta scritto:
Maledetto chiunque non rimane fedele a tuttele cose scritte
nel libro della Legge per metterle in pratica. Eche nessuno
sia giustificato davanti a Dio per la Legge risultadal fatto
che il giusto per fede vivrà. Ma la Legge non si basasulla
fede; al contrario dice: Chi metterà in pratica queste cose,
vivrà grazie ad esse. Cristo ci ha riscattati dalla maledizione
della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché
stascritto: Maledetto chi è appeso al legno, perché in
Cristo Gesùla benedizione di Abramo passasse ai pagani e
noi, mediante lafede, ricevessimo la promessa dello Spirito
Paolo rivendica la sua qualità di
evangelizzatore perché, al pari degli apostoli, èstato lui
stesso chiamato dal risorto ad annunciare il Vangelo. Purtroppo,
dicePaolo, da parte di battezzati provenienti dal giudaismo
e quindi molto legati allafede mosaica, si insiste che un
vero cristiano, per ottenere la salvezza, deveosservare
ancora la legge mosaica. Paolo si preoccupa, invece, e deve
sforzarsimolto per convincere i cristiani che sono
sufficienti la grazia e la legge chevengono da Gesù: questa
è la sua fede. Paolo predica il Vangelo di Gesù il qualesolo
può dare garanzia di salvezza perché si appoggia alla fede nel
Figlio di Dio.Ci si salva mediante la fede e non attraverso
le opere.Abramo ebbe fede e gli fu accreditato come
giustizia (Gen 15,6). Perciò tutti icredenti, i pagani
compresi, che abbiano accettato Gesù sono liberi dalla legge e
accolgono nella fede la liberazione. Il linguaggio di Paolo è
particolarmente riccodi citazioni e, come ogni buon rabbino,
utilizza la Scrittura per dimostrare ciòche sta affermando.
Infatti da una parte si rende conto dell’impossibilità di
obbedire strettamente alla legge e dall’altra parte si ritrova
come una condanna:“Chi non fa tutto quello che é prescritto
nel libro della legge incorre nellamaledizione” (Deut.
27,26). Chi ci salva è Gesù, mandato del Padre per strapparci
dalla maledizione della morte. Solo Gesù, inviato dal Padre, può
salvare e soloGesù, il redentore dei maledetti. Si é fatto
egli stesso maledetto poiché é statoconfitto in croce (nella
sensibilità ebraica i crocifissi sono maledetti). “Cristo ci
ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui
stesso maledizione pernoi, poiché sta scritto: Maledetto chi
è appeso al legno (Deut. 21,23)”.Gesù, morto e risorto,
recupera ogni benedizione per tutti poiché in lui,maledetto,
si é consumata la morte. La risurrezione é il nuovo mondo in cui
Dioesprime le promesse, lo Spirito, la fede. |
Giovanni
e 8, 31-59. In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli
avevano creduto:«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei
discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero:
«Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavidi nessuno.
Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesùrispose loro: «In verità, in
verità io vi dico: chiunque commetteil peccato è schiavo del peccato.
Ora, lo schiavo non resta persempre nella casa; il figlio vi resta per
sempre. Se dunque ilFiglio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che
sietediscendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perchéla
mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello cheho visto
presso il Padre; anche voi dunque fate quello che aveteascoltato dal
padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro èAbramo». Disse loro Gesù:
«Se foste figli di Abramo, fareste leopere di Abramo. Ora invece voi
cercate di uccidere me, unuomo che vi ha detto la verità udita da Dio.
Questo, Abramo nonl’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli
risposeroallora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo
padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, miamereste,
perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venutoda me stesso, ma lui mi
ha mandato. Per quale motivo noncomprendete il mio linguaggio? Perché non
potete dare ascoltoalla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e
voletecompiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da
principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’èverità.
Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché èmenzognero e padre
della menzogna. A me, invece, voi noncredete, perché dico la verità. Chi
di voi può dimostrare che hopeccato? Se dico la verità, perché non mi
credete? Chi è da Dioascolta le parole di Dio. Per questo voi non
ascoltate: perché nonsiete da Dio». Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo
forse ragione di dire chetu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose
Gesù: «Ionon sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non
onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, egiudica. In
verità, in verità io vi dico: se uno osserva la miaparola, non vedrà la
morte in eterno». Gli dissero allora iGiudei: «Ora sappiamo che sei
indemoniato. Abramo è morto,come anche i profeti, e tu dici: “Se uno
osserva la mia parola,non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più
grande delnostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti.
Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi mestesso, la mia
gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padremio, del quale voi dite:
“È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Ioinvece lo conosco. Se dicessi che
non lo conosco, sarei come voi:un mentitore. Ma io lo conosco e osservo
la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio
giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai
ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Risposeloro Gesù: «In verità,
in verità io vi dico: prima che Abramofosse, Io Sono». Allora raccolsero
delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal
tempio.
Il testo di Giovanni è molto
complesso poiché risente delle grandi polemiche,delle perplessità e dei
drammi che portano allo scoperto la responsabilità dei purie dei colti,
l’ambiguità della loro fede, l’ideologia dominante dei perfetti, il rifiuto
di mettersi in discussione.Si appoggia su un confronto terribilmente
alto: tra Gesù ed Abramo (che qui èricordato 8 volte). Il testo, così
come viene presentato, offre alcune difficoltàinterpretative. Tutta la
polemica, ad esempio, non coinvolge «quei Giudei che gliavevano creduto»
(8, 31). Ma la violenta requisitoria che segue, fino alla fine del
capitolo, si rivolge alle autorità giudaiche, ostili a Gesù.E’ un dialogo
terribile tra la rabbia degli interlocutori che si sentono sbugiardati e
totalmente in balia della menzogna e Gesù che li affronta a viso aperto. Egli
afferma persino che Abramo ha visto il suo tempo e se n’è rallegrato. Deve
essere suonata come pazzia pura ma anche lucida e blasfema.Il primo tema
è la verità e quindi la libertà che passa attraverso la verità.Conoscere
la verità significa conoscere la volontà di Dio sull’uomo, così come ci è
stata trasmessa da Cristo. Conoscere, per gli ebrei, è accoglierla in modo
chedimori stabilmente in ciascuno di noi. E’ il principio di vita morale:
noi«camminiamo» (= viviamo) secondo le sue direttive, noi «facciamo la
verità». Lanostra identità è quella di essere a immagine di Dio e quella
di vedere nel voltodell’altro la stessa nostra dignità: e insieme siamo
chiamati a ricercare, operare,costruire, pur faticosamente e spesso
confusamente, eppure sempre alla ricercadei segni e della pienezza di
Dio. Dalla verità, in controluce, si gioca la libertà e laschiavitù. E’
un tasto drammatico poiché Dio stesso ha amato la libertà per il suo
popolo. Parlare di schiavitù agli ebrei significa non essere più nel popolo
salvato,essere decaduti e traditi dalle proprie mani. Gesù il Figlio, in
comunione con ilPadre e perfettamente libero, è Lui che ora può rendere
liberi uomini, fattischiavi dal male e dal peccato. Ma essi debbono
credere in Lui ed essere fedelialla sua Parola.Non solo coloro che
gli si oppongono non assomigliano ad Abramo e non sonosuoi figli, ma sono
figli di prostituta. I profeti hanno rimproverato il popolo diDio di
infedeltà. (cf.Os 1,2) e i suoi interlocutori hanno capito benissimo. “Non
siamo nati da prostituzione” poiché protestano la loro fedeltà al Dio
dell’alleanza.Tutto il brano risente di ingiurie. L’ultima ingiuria che
scagliano contro Gesù èquella di essere samaritano cioè eretico e di
essere indemoniato. Gesù afferma:“In verità, in verità io vi dico: se uno
osserva la mia parola, non vedrà la morte ineterno». (8, 51). E questa
affermazione fa giungere al parossismo. E tuttaviaGesù rivendica la sua
conoscenza del Padre: “Ma io lo conosco e osservo la suaparola” (8, 55).
Nella esasperazione c’è la domanda ovvia: “Ma tu chi credi diessere?”
(8,53). La risposta che conclude questa polemica arroventata pone una
risposta assolutamente assurda per loro: «In verità, in verità io vi dico:
prima cheAbramo fosse, Io Sono». (8, 58) Gesù afferma di non essere solo
il Messia, ma diessere il vero Figlio di Dio che esiste ancor prima di
Abramo, eterno come ilPadre. “Io sono” nel Primo Testamento è il nome di
Dio e significa che Egli èsempre vicino al suo popolo con una presenza
misteriosa e salvatrice. Egli èentrato nella storia per salvare gli
uomini. E questo si rivelerà soprattutto nelmomento della massima
umiliazione perché è la prova di aver amato fino allamorte. E’ la prova
che Dio ama ogni persona fino all’assurdo, nella morte delFiglio davanti
a cui Dio non reagisce e non si vendica. A questa mancanza diaccoglienza
che disorienta corrisponde la volontà di voler la morte di Gesù.Gesù ha
scacciato dal tempio la gente perché profana la casa del Padre (2,15).
Adesso il Padre non è più nel tempio che è occupato da assassini e bugiardi e
perciòGesù esce dal tempio. |