I
domenica di quaresima
Misericordioso e pietoso è il
Signore
9 marzo2014
Matteo 4,1-11 Riferimenti : Isaia 58,4-12 - salmo 102 -
2Corinti 5,18-6,2 |
| Signore, ascolta la mia preghiera, a te
giunga il mio grido. Non nascondermi il tuo volto; nel giorno
della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti
invoco: presto, rispondimi. Si dissolvono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa. Il mio cuore abbattuto come
erba inaridisce, dimentico di mangiare il mio pane. Per il lungo
mio gemere aderisce la mia pelle alle mie ossa. Sono simile al
pellicano del deserto, sono come un gufo tra le rovine. |
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Isaia 58,4-12
Ecco, voi digiunate fra litigi e
alterchi e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi, così da
fare udire in alto il vostro chiasso. È forse
come questo il digiuno che bramo, il giorno
in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un
giunco il proprio capo, usare sacco e cenere
per letto, forse questo vorresti chiamare
digiuno e giorno gradito al Signore? Non è
piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique, togliere i
legami del giogo, rimandare liberi gli
oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste
forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo, senza
distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la
tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a
te camminerà la tua giustizia, la gloria del
Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il
Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed
egli dirà: "Eccomi!". Se toglierai di mezzo
a te l'oppressione, il puntare il dito e il
parlare empio, se offrirai il pane all'affamato,
se sazierai chi è digiuno, allora
brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua
tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre
il Signore, ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa; sarai come un
giardino irrigato e come una sorgente le
cui acque non inaridiscono. La tua gente
riedificherà le antiche rovine, ricostruirai
le fondamenta di epoche lontane. Ti
chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.
II testo del profeta Isaia richiama il tempo
del ritorno dall'esilio di Babilonia. Il popolo
sta costruendo il tempio ma c'è povertà e c'è
sfiducia, e tuttavia sta cercando la via del
Signore Javhé per avvicinarsi a Lui. Dio
stesso discute e propone il vero digiuno e il
vero sabato, imparentati insieme come gesti di
fedeltà a Dio: il testo completo, il cap. 58,
tocca questi due argomenti, desiderando
qualificare la vera religiosità con il suo
popolo. Il "digiuno-digiunare " viene ripetuto 7
volte in tutto il capitolo (vv.1-14). Infatti,
ha un grande valore ma solo se viene vissuto
seriamente e unito alla giustizia sociale. Il
digiuno è considerato efficace perché,
rendendoci graditi a Dio, lo dovrebbe obbligare
a rispondere. Ma se Dio non dà risultati, ci si
lamenta con Lui senza preoccuparsi di verificare
il proprio digiuno. Dio allora denuncia il
comportamento religioso che nasconde
l'ingiustizia e lo sfruttamento mentre dovrebbe
essere segno di una volontà di misericordia e di
generosità. Solo se sanno convertire il loro
cuore a questo stile nuovo, il Signore ascolterà
la preghiera. - Al cielo non salgono voci
sincere di preghiere ma voci di chiasso, rumori
di guerre e di risse, discussioni e violenze. Il
collegamento con il libro dell'Esodo è evidente:
"Ho udito il grido angosciato del mio popolo a
causa dei suoi sorveglianti" (Es.3,7). - Il
vero digiuno è soprattutto opera di generosità e
carità; ma tra tutti prevale la liberazione
degli schiavi e dei prigionieri. Il dono della
libertà si sente particolarmente dopo l'esilio a
Babilonia. - Invece di affliggere se stessi,
bisogna sentire l'afflizione del prossimo.
Mortificarsi insieme a crudeltà e inclemenza
significa operare una sistematica distruzione
dell'uomo che diventa disumano. - Accogliere
chi è povero significa nobilitare sé e il
proprio popolo. L'azione diventa luminosa e
divina. Si costituisce come un corteo che si
apre con la giustizia e si chiude con la gloria
di Dio. Nella nostra società, se c'è
solidarietà verso gli ultimi, ci sarà
solidarietà per tutti.
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2Corinti 5,18-6,2
Fratelli, tutto
questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante
Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.
Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non
imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola
della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo
ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi
supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con
Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece
peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare
giustizia di Dio. Poiché siamo suoi collaboratori, vi
esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice
infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della
salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco
ora il giorno della salvezza! Nella seconda lettera ai
Corinzi, S. Paolo invita i nuovi cristiani alla riconciliazione
che è costata la morte infamante di Gesù: "Colui che non aveva
conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore
perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di
Dio". I Corinzi avevano un ricordo storico particolare
poiché Cesare, nel 44 a.C., aveva ricostruito la città e aveva
proclamato la "riconciliazione" che accoglieva, dalla Grecia e
da tutte le terre conquistate dai Romani, gente dal passato
compromesso, permettendo loro di beneficiare l'amnistia. Qui
Paolo applica l'immagine a Cristo. Dio, attraverso Gesù,
proclama la pace ed ha affidato ai discepoli il compito di
proclamarla attraverso la parola: così la Chiesa è "ministro e
ambasciatore". Perciò vi supplichiamo, dice Paolo ai Corinzi:
"Lasciatevi riconciliare con Dio". Perciò. 1. Lasciarsi
riconciliare riporta alla coscienza di sé, ai propri limiti ed
alla propria povertà, alla consapevolezza di aver bisogno di un
ritorno, alla scoperta di aver bisogno di perdono. 2. La
vita intera viene messa sotto controllo. E ci accorgiamo di
riallacciare dei rapporti seri con gli altri, a partire dai
giovani. 3. Riconciliare è ritrovare le tracce delle
revisioni. 4. Quanto sono capace di lottare o sono disposto
solo a chiudere la partita con qualche euro di mancia? 5.
Quanto si sono stabilite regole, motivandole, di fronte alle
quali si accetta di essere tutti responsabili e tutti
rispettosi? 6. Quanto siamo costruttori di parole nuove che
portino fiducia nei luoghi educativi, senza rivendicare per sé o
per i propri amici privilegi? 7. Riconciliarsi suppone il
rispetto della legge e l'impegno di un tempo di giustizia.
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| Il monte della quarantena |
Matteo 4,1-11
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato
dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine
ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio,
di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di
solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora
il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e
gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi
angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché
il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra
un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli
disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».
Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio
tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco,
degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Matteo 4, 1-11
S. Matteo racconta le tentazioni di Gesù, presentandole come terzo quadro
dopo la predicazione di Giovanni Battista e il battesimo di Gesù. Gesù è
solidale con l'umanità peccatrice che ha accettato di seguire la nuova parola di
Giovanni. Questo popolo vuole purificarsi dal male e Gesù, scegliendo la strada
del Servo sofferente (vedi Isaia 53), si offre per le moltitudini. Il
Padre aveva approvato questa scelta d'amore di Gesù e nel Battesimo lo aveva
consacrato nella luce dello Spirito e nella chiarezza della Parola. Satana
si oppone alla scelta di salvezza che Dio porta e vuole distogliere Gesù dalla
via che il Padre gli ha assegnato ("un messianismo sofferente"), suggerendo la
via della passionalità, del successo, del potere. Gesù resta turbato
poiché come uomo non può restare indifferente davanti alla prospettiva di
rifiuto, di abbandono, di annientamento e di morte che si profila, ma sa
opporsi, appoggiandosi alla Parola di Dio (ripetuta tre volte) e si rifugia
nella fiducia verso il Padre, pienamente aperto all'amore di Dio. Gesù, infatti,
non risponde con argomentazioni o ragionamenti ma con "Sta scritto". Il ricorso
alla Scrittura in genere è argomento decisivo per ogni discussione tra i
rabbini. * "Non di solo pane" (vedi Deut 8,3): alla tentazione della fame,
comprensibile nel deserto, Gesù offre la ferma fiducia che hanno i figli di Dio
nell'onnipotenza provvidente della Parola di Dio. * "Non tenterai" (Deut
6,16): dalla mancanza di fiducia nella Provvidenza il tentatore passa al lato
opposto, suggerendo una eccessiva fiducia, tale da mettere alla prova Dio,
(severamente condannata nella Bibbia). * "Adorerai" (Deut 6,13): Gesù
risponde al tentatore che vuole indurlo ad un messianismo terreno, richiamando
il grande principio della fede ebraica che riconosce solo a Dio il culto, come
unico sovrano del mondo e unico Signore. In conclusione "gli angeli lo
servirono", Gli angeli sono simbolo della riconquista del Paradiso terrestre da
cui l'uomo era stato cacciato, sono il premio per la fedeltà alla Parola del
Signore.. Gesù è veramente tentato tutta la sua vita ed ha superato la
suggestione, diventando finalmente il nuovo Adamo, fedele progenitore di
un'umanità nuova, contrapposta al primo Adamo che si è lasciato affascinare e
travolgere. Le tre tentazioni sono nella linea delle tentazioni del popolo,
nel deserto del Sinai e, con la risposta di Gesù tratta dal Deuteronomio,
rievocano le tre prove tipiche di Israele nel deserto: "La fame, la sete,
l'idolatria". Il deserto è il luogo di preghiera, della solitudine che fa
diventare essenziale e scarno il rapporto con Dio. Ma è anche la dimora
preferita dei demoni. I 40 giorni di digiuno si rifanno al soggiorno di Mosé
sul Sinai prima di ricevere le tavole dell'Alleanza (Es 24,16 ss). Così Gesù
è il nuovo Mosé e il nuovo Adamo. |